Parto, allattamento, bambini e coronavirus: le risposte della pediatra
Coronavirus, gravidanza, neonati e bambini: le risposte della pediatra, dottoressa Pilar Nannini, alle domande della community.

Coronavirus, gravidanza, neonati e bambini: le risposte della pediatra, dottoressa Pilar Nannini, alle domande della community.
Nei giorni scorsi, sul canale Instagram di GravidanzaOnLine, ho tenuto una diretta per rispondere alle domande di molte utenti sul triplice tema
Ho raccolto di seguito le domande ricevute e le mie risposte, perché possano essere di aiuto ad altre lettrici.
Sono al quarto mese di gravidanza e mi impongo di essere serena e tranquilla. Ho riorganizzato le giornate lavorative, privilegiando aggiornamenti professionali e corsi che tengo online e cerco di proporre attività organizzate per i miei bambini.
È un momento emblematico a livello storico, l’impegno dell’Italia e di noi tutti Italiani viene elogiato e preso come esempio da tutto il mondo. Dobbiamo farci forza e, mi rivolgo soprattutto alle donne in gravidanza, pensare che fortunatamente siamo nella nostra casa e queste restrizioni saranno temporanee.
Nell’arco di questo periodo possiamo concentrarci e impiegare il nostro tempo in attività che ci facciano star bene, per la nostra salute e quella dei nostri piccoli.
I bambini possono contrarre l’infezione da Coronavirus, con sintomi generalmente inferiori rispetto agli adulti: su oltre 69mila contagi, quelli che hanno riguardato i più piccoli nel nostro Paese sono meno di 400 e nessun decesso si è registrato nella fascia d’età compresa tra 0 e 19 anni.
Attualmente non è stata rilevata una trasmissione per via placentare e quindi un contagio diretto al feto sia durante il periodo gestazionale sia durante l’attraversamento del canale del parto (quindi al momento della nascita).
È vero che il personale sanitario, se infetto, ma anche visitatori quali amici, parenti e conoscenti, possono anche se asintomatici essere fonte di contagio per il neonato. Ma è proprio per questo motivo, e per ridurre al minimo le possibilità di contagio, che attualmente i reparti di Ostetricia hanno limitato l’accesso ai visitatori, consentito per il momento solo ai futuri e neo papà, adeguatamente forniti e protetti da mascherine.
Se dovesse avvenire il contagio al neonato, nella maggior parte dei casi e finché è possibile, si preferisce non separare la mamma dal suo bambino, per favorire l’allattamento.
Per quanto riguarda gli esami di routine in gravidanza, sono comunque garantiti i controlli di routine (come ad esempio le ecografie morfologiche) e qualora dovessero esserci complicazioni, tutti gli esami necessari alla loro diagnosi e terapia.
Possono essere ovviamente rimandati alcuni esami, se il ginecologo lo ritiene opportuno.
Una particolare attenzione deve essere posta nei bambini con meno di un anno, perché in circa 10% dei casi si è assistito ad un’evoluzione della malattia verso le forme più gravi.
I sintomi di allarme sono tosse ingravescente, difficoltà respiratoria ed aumento della temperatura corporea
Sulla base di segnalazioni limitate, sono stati segnalati esiti avversi come la nascita prematura tra bambini nati da mamme con COVID-19, ma non è chiaro se ciò sia legato all’infezione materna.
Il virus in ogni caso non viene trasmesso attraverso il latte materno ma attraverso le secrezioni respiratorie (starnutazioni, tosse) e per contatto diretto di goccioline di saliva o muco.
Mamme e papà se manifestano sintomi sospetti, devono adottare tutte le precauzioni per evitare il contagio (mascherine, lavarsi e disinfettarsi spesso le mani, quando possibile mantenere due metri di distanza) ed evitare il contatto con altre persone.
Non c’è nessuna controindicazione al momento all’esecuzione dei vaccini, se non evitare il sovraffollamento nelle sale di attesa. Per questo motivo alcune mamme potranno essersi viste rimandare qualche vaccinazione dei loro bambini, quando rimandabili al termine dell’emergenza in atto. Vengono invece garantite le vaccinazioni non procrastinabili.
Nei bambini l’infezione da Coronavirus si manifesta con gli stessi sintomi, seppur meno intensi, rilevabili in adulti e anziani: febbre, tosse, respiro affannoso, dolori ossei e muscolari, ageusia e anosmia (perdita del gusto e dell’olfatto). In un recente studio, pubblicato su Pediatrics, la metà dei bambini con infezione da Sars-Cov-2 presenta sintomi lievi (febbre, affaticamento, tosse, congestione e diarrea), ma più di un terzo ha sviluppato una polmonite caratterizzata però da ridotte (o nulle) difficoltà respiratorie. Nel 6% dei casi i bambini hanno invece richiesto il ricorso a cure intensive.
I bambini (sintomatici e non) possono «veicolare» l’infezione ai genitori e, soprattutto, ai nonni, pertanto meglio evitare in questo momento il contatto tra anziani e bambini.
La protezione per i bambini è la stessa di quella degli adulti, mascherine se devono uscire, distanza di sicurezza di 2 metri e lavarsi spesso le mani.
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Se il bambino ha necessità di essere condotto in ospedale, nella maggior parte degli ospedali ci sono dei percorsi riservati e separati ai sospetti pazienti con infezione da Sars-Cov-2, ma essendo comunque strutture con alta presenza di pazienti e sanitari (potenzialmente infetti), è opportuno recarsi in ospedale solo se strettamente necessario e in tal caso munirsi di mascherina, igienizzante per le mani e osservare la distanza di sicurezza.
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