È una delle prime domande che tutte le donne si fanno quando scoprono di aspettare un figlio: quando nascerà? Come si calcola la data del parto? Per prima cosa bisogna specificare che la data è indicativa, sia perché è davvero molto difficile sapere con esattezza quando è avvenuto il concepimento sia perché i bambini non nascono con precisione matematica.

C’è chi arriva prima del termine delle 40 settimane e chi invece si fa attendere più a lungo, ma in ogni caso non oltre le 42 settimane quando, se il travaglio non insorge spontaneamente, il parto viene indotto.

In ogni caso esiste un modo piuttosto affidabile per calcolare la data presunta del parto: a partire dal giorno in cui sono iniziate le ultime mestruazioni e tenendo conto della durata media del proprio ciclo mestruale (cioè l’intervallo di tempo che intercorre tra una mestruazione e l’altra) è possibile stabilire approssimativamente la data del parto.

Questo perché, più o meno a metà di un ciclo mestruale regolare di 28 giorni, cioè intorno al 14° giorno, si verifica l’ovulazione, cioè il rilascio dell’ovocita che sarà poi eventualmente fecondato dallo spermatozoo.

Aggiungendo al calcolo anche il dato relativo alla lunghezza della fase luteinica (quella che segue l’ovulazione) è possibile stabilire – pur con qualche margine di incertezza – quando è effettivamente avvenuto il concepimento.

Comunemente le settimane di gravidanza si calcolano secondo il metodo detto dell’epoca gestazionale: il conto non parte dal momento del concepimento, che è molto difficile da individuare con certezza in primo luogo perché dopo il rapporto sessuale lo spermatozoo impiega alcuni giorni a fecondare l’ovulo, ma anche perché persino i cicli molto regolari con ovulazione al 14° giorno sono soggetti a cambiamenti imponderabili. L’ovulazione può essersi verificata prima o dopo la data presunta. Per questi motivi il calcolo parte dal primo giorno dell’ultima mestruazione: una data certa e facile da ricordare.

La data presunta del parto, in sintesi, si calcola aggiungendo 280 giorni a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione, cioè 10 mesi lunari. Lo spiega il ginecologo, il dottor Sandro Zucca, nel video qui sotto.

Con un calcolo che parte dal primo giorno dell’ultima mestruazione è quindi possibile avere un punto di partenza a cui fare riferimento per calcolare la data presunta del parto: il giorno che ne risulta è un dato ovviamente indicativo, poiché ogni gravidanza è a sé, e, soprattutto nel caso in cui la donna abbia cicli mestruali irregolari, è soggetta ad un certo margine di imprecisione.

Tale data viene calcolata anche dal medico ginecologo, che può confermare l’epoca della gravidanza oppure ridatarla: questo può succedere nelle prime settimane di gestazione, durante le prime visite ecografiche con cui si osserva la camera gestazionale e la misura del feto.

L’epoca gestazionale presunta può a quel punto risultare difforme rispetto alla reale crescita dell’embrione, che dall’ecografia risulta più grande o più piccolo rispetto alla data indicata precedentemente come “limite” del parto. Spiega il dottor Zucca:

Si può trovare una discrepanza tra ciò che è indicato dalle regole del calcolo della data presunta e la reale misura dell’embrione. L’epoca presunta viene quindi ricalcolata dal medico su base ecografica. Ricordiamo però che l’epoca presunta del parto – sottolinea il medico – non è il termine della gravidanza ma un periodo di circa 5 settimane in cui è normale che un bambino nasca.

Per tenere il conto delle settimane di gravidanza il ginecologo utilizza poi uno strumento chiamato regolo ostetrico, un calendario circolare noto anche come “ruota della gravidanza” che consente di seguire settimana per settimana il procedere della gestazione.

Per calcolare l’epoca gestazionale e la data presunta del parto, così come vengono comunemente indicate anche dal ginecologo, bisogna indicare la data dell’ultima mestruazione.

Se il ciclo mestruale è regolare la data presunta del parto (che corrisponde alla 40esima settimana di gravidanza) ha un margine di errore, in una gravidanza fisiologica – priva cioè di complicazioni – di circa 15 giorni.