Anonimo

chiede:

Salve dottoressa, le scrivo perché le mie amiche e la mia stessa madre mi hanno fatto venire i dubbi sul modo di comunicare che ho col mio bimbo, che ora ha due anni. Con lui ho sempre parlato normalmente, usando termini che le amiche definiscono “forbiti”, ma che io penso che siano assolutamente normali.

Sinceramente non ho mai fatto le “vocine” (che spesso sento dalle altre mamme) ma magari ho utilizzato toni diversi in base a quello che volevo comunicare. Loro dicono che comunico in modo troppo rigido e “formale” e per questo mio figlio potrebbe crescere in modo troppo impostato. E’ così? Qual è il modo giusto per comunicare a un bambino di 2/3 anni? La ringrazio

Cara mamma, anche se non la conosco personalmente sento la necessità di dissociarmi da quanto, sua madre e le sue amiche, le dicono. Non è sicuramente un linguaggio più ricercato o la mancanza delle “vocine” a causare la crescita “impostata” di un bambino. Anzi, usare un linguaggio vario e ricercato per definire le cose e raccontare gli eventi permetterà al bambino di ampliare il suo vocabolario.

La cosa importante è accertarsi che il bambino comprenda quanto gli viene detto spiegandogli il significato delle parole in questione, assicurandosi che il contesto di riferimento della narrazione sia sufficientemente chiaro o servendosi di immagini. È altresì auspicabile garantire una massiccia dose di affetto che possa sostituire il classico “baby talk”, cioè quel modo universale di parlare ai piccoli, ed è quindi ok utilizzare toni diversi e modulare la voce, come dice di aver fatto finora.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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  • Pedagogista

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