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L'iniezione anticoncezionale è un metodo per evitare una gravidanza indesiderata; tra i vantaggi, la possibilità di allattare; ma ci sono anche dei rischi.
Si tratta di uno dei metodi più affidabili ed efficaci. Ma se da un lato questo contraccettivo sembrerebbe comodo e sicuro, dall’altro potrebbe provocare effetti indesiderati. Vediamo come funziona, quali sono i vantaggi e i possibili rischi.
L’iniezione anticoncezionale è un composto a base di medrossiprogesterone acetato, un ormone sintetico che assicura una copertura di lunga durata e ne permette l’utilizzo anche durante l’allattamento.
Per essere efficace, l’iniezione va fatta una volta ogni tre mesi, frequenza che basta a garantire la copertura per tutte le 12 settimane. Si tratta di un metodo molto affidabile: se praticato correttamente, il tasso di gravidanza durante il primo anno è dello 0.2%; anche nel caso di un ritardo nella somministrazione delle iniezioni, il tasso di gravidanza nel primo anno rimane piuttosto basso (6%).
L’iniezione anticoncezionale si effettua una volta ogni 90 giorni. La sede in cui l’anticoncezionale viene iniettato non deve essere massaggiata o toccata perché questo potrebbe compromettere l’assorbimento dell’ormone.
L’azione è quasi immediata, perché già nelle prime 24 ore dall’iniezione i livelli ormonali raggiunti inibiscono l’ovulazione. Questi livelli rimangono stabili per le 14 settimane successive. La prima iniezione dovrebbe essere fatta entro 7 giorni dall’inizio delle mestruazioni, altrimenti bisogna affiancare un altro metodo contraccettivo per tutta la settimana successiva.
Nel caso di un ritardo nella somministrazione, se ad esempio trascorrono 4 mesi dall’ultima iniezione, è necessario effettuare un test di gravidanza prima di operare l’iniezione successiva (proprio per scongiurare l’eventualità di una gravidanza indesiderata).
L’iniezione anticoncezionale può essere somministrata anche dopo un aborto (spontaneo o indotto) e dopo il parto, indipendentemente dal fatto che la mamma stia allattando o meno. Per questo motivo è una scelta particolarmente adatta per quelle donne che, nel periodo successivo al parto, stanno allattando e vorrebbero una contraccezione sicura e a lungo termine.
All’iniezione anticoncezionale a base di medrossiprogesterone non corrisponde un aumentato rischio di tumori della cervice, dell’ovaio o della mammella; né quello di sviluppare trombosi o ipertensione arteriosa.
Similmente agli altri contraccettivi ormonali, l’iniezione anticoncezionale fa regolarizzare il ciclo o ne mantiene la regolarità, sanando situazioni di amenorrea, cicli irregolari ed episodi di perdite tra una mestruazione e l’altra.
Allo stesso tempo, i dolori mestruali si alleviano, così come pure i fastidi relativi alla sindrome premestruale. A questo, naturalmente, si aggiunge il vantaggio di non dover assumere quotidianamente un farmaco anticoncezionale.
Infine, usando questo metodo si rileva un rischio minore di sviluppare il tumore dell’utero, della malattia infiammatoria pelvica e di anemia dovuta alla carenza di ferro.
Tra i maggiori effetti collaterali dell’iniezione anticoncezionale c’è la scomparsa completa delle mestruazioni, principale conseguenza dell’iniezione. Dopo due anni, il 70% delle donne che utilizzano questo metodo non presentano il flusso mestruale. Il ciclo ricompare nella metà delle donne sei mesi dopo e in tre quarti di loro un anno dopo.
Non si tratta solo del ciclo, purtroppo anche la fertilità è compromessa nei mesi successivi all’interruzione della terapia, e per un anno e mezzo può non essere recuperata. Se si cerca una gravidanza, si dovrebbe tenere conto di questo fattore e interrompere la terapia ormonale con un certo anticipo per recuperare la fertilità.
Un’altra conseguenza è l’aumento di peso: nel primo anno si prendono mediamente tra 1,5 kg e 4 kg. Per contrastare questo fisiologico aumento di peso è consigliabile incrementare l’esercizio fisico e alimentarsi con una dieta sana.
Un ulteriore effetto collaterale è la cefalea, più seria nel primo periodo e meno col passare del tempo.
Infine, l’abbassamento del valore di calcio nelle ossa e il conseguente aumento del rischio di osteoporosi. Per questo motivo è fortemente consigliata l’integrazione di vitamina D.
Articolo originale pubblicato il 3 marzo 2020
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