
La rimozione di una o entrambe le tube di Falloppio può essere un intervento necessario per diverse ragioni; ecco cosa c'è da sapere.
La legatura delle tube è una tecnica di sterilizzazione permanente che è importante conoscere per capire nel dettaglio vantaggi, implicazioni, rischi e conseguenze.
La principale tecnica di sterilizzazione femminile è quella che prevede la chiusura delle tube. Con il termine di legatura delle tube, infatti, si fa riferimento a quell’intervento di contraccezione permanente tramite il quale la donna che vi si sottopone diventa incapace di riprodursi. È una possibilità che molte donne percorrono per la precisa di volontà di non avere figli ma che, come spesso accade per tutto ciò che riguarda le scelte riproduttive individuali (specialmente femminili) è oggetto di pregiudizi, luoghi comuni e tabù. Per offrire una comprensione maggiore della procedura di legatura delle tube rispondiamo alle principali domande che spesso uomini e donne si pongono sull’efficacia, le modalità e le conseguenze di questo intervento.
Planned Parenthood definisce la legatura delle tube come la procedura chirurgica che chiude in modo permanente, taglia o rimuove parti delle tube di Falloppio. Questi sono i canali attraverso i quali l’ovulo rilasciato da un ovaio raggiunge l’utero. Tagliando o bloccando (legando) questi canali si rende impossibile all’ovulo di incontrare gli spermatozoi presenti nel liquido seminale maschile prevenendo una gravidanza.
Il Manuale MSD spiega che questa forma di sterilizzazione deve essere considerata permanente nonostante sia possibile effettuare un intervento che riapra o ricolleghi le tube così da ripristinare la fertilità femminile. Sebbene possibile è un’opzione che non ripristina completamente la fertilità. I tassi di gravidanza sono di circa il 26% e le possibilità di successo dipendono prevalentemente dalla procedura utilizzata, dall’età della donna e dallo stato della cicatrizzazione.
Il portale MedlinePlus spiega che un’alternativa alla decisione della donna di ripristinare la fertilità è quella della fecondazione in vitro. Questo anche perché l’intervento di inversione della legatura delle tube è una procedura che ha un rischio chirurgico maggiore rispetto a quello di chiusura. Discorso diverso, invece, in caso di salpingectomia completa. Quando le tube di Falloppio vengono rimosse non è più possibile ripristinare la condizione originaria.
L’intervento di legatura delle tube di Falloppio può essere effettuato in qualsiasi momento, anche dopo il parto. La Mayo Clinic precisa che può essere eseguito anche entro le 24 ore successive al parto, sia esso vaginale che cesareo. Generalmente la procedura si esegue tramite mini-laparotomia prevedendo una piccola incisione vicino all’ombelico. Il portale WebMD aggiunge anche che l’intervento può essere effettuato anche a seguito di un’interruzione volontaria di gravidanza, contestualmente a un altro intervento chirurgico nella stessa zona del corpo o quando si matura la decisione di ricorrere a questa forma di sterilizzazione.
La legatura delle tube è una procedura sicuro, ma come tutti gli interventi chirurgici presenta dei rischi. Il John Hopkins Medicine evidenzia che le conseguenze gravi si verificano in meno di 1 donna su 1.000. Le possibili conseguenze vanno dal sanguinamento (dall’incisione o all’interno dell’addome) all’infezione passando per gli effetti collaterali o le reazioni all’anestesia e un dolore costante al bacino o all’addome, un’anomala cicatrizzazione.
In questo studio viene inoltre chiarito che ad aumentare il rischio di complicanze ci sono anche patologie e condizioni preesistenti come il diabete, l’endometriosi, la malattia infiammatoria pelvica e l’essersi sottoposte ad altri interventi chirurgici addominali.
Una delle possibili complicazioni della legatura delle tube è il fallimento della procedura. Di per sé è un’eventualità rara (l’efficacia è del 99,5%), ma non è impossibile (per errori chirurgici o per uno spontaneo riaccostamento di una delle tube) rimanere incinta dopo la procedura.
Inoltre, come segnalato nel protocollo informativo sulla legatura delle tube della Société suisse de gynécologie & obstétrique (SSGO), è più probabile (30-60% dei casi) che una gravidanza dopo la sterilizzazione sia extrauterina (gravidanza ectopica). Le possibilità di rimanere incinta dopo una legatura delle tube, chiarisce la Cleveland Clinic, sono comunque molto basse tanto che i tassi di gravidanza entro i 10 anni dall’intervento vanno dallo 0,4% all’1%.
Non ci sono ripercussioni sul ciclo mestruale. Questo perché l’intervento coinvolge solamente le tube di Falloppio, i canali tramite i quali si muovono l’ovulo, gli spermatozoi e l’eventuale embrione. Il ciclo mestruale, invece, è quel processo fisiologico tramite il quale viene prodotto e rilasciato un ovulo. Le ovaie, quindi, continueranno la loro attività così come l’endometrio a sfaldarsi e a determinare le mestruazioni.
La decisione di non avere figli può essere percorsa con diversi metodi, non solo quello “definitivo” della legatura delle tube. Le principali alternative all’intervento chirurgico sono quelle che prevedono l’utilizzo di contraccettivi (pillola, cerotto, preservativo, anello, diaframma, eccetera) o dispositivi intrauterini (IUD).
È poi opportuno valutare, in un contesto di rapporto di coppia stabile, la possibilità di ricorrere alla vasectomia. È l’intervento di sterilizzazione maschile che prevede di tagliare e sigillare i vasi deferenti, ovvero i canali che trasportano gli spermatozoi. La decisione ha diversi vantaggi in quanto si tratta di un intervento rapido, meno invasivo e con rischi nettamente inferiori rispetto a quelli della legatura delle tube.
La principale differenza sui tempi di recupero dipende dal tipo di procedura utilizzata (laparoscopia o laparotomia) e il momento nel quale viene eseguita (dopo il parto, eccetera). Con la laparoscopia il recupero è più rapido, tanto che in molti casi è possibile tornare a casa anche dopo poche ore la fine dell’intervento. Sono poi necessari solamente alcuni giorni per riprendere le normali attività quotidiane.
Più lungo, invece, il recupero in caso di laparotomia (o mini-laparotomia). In questi casi può essere previsto il ricovero in ospedale per un paio di notti e il ritorno alle normali attività quotidiane può richiedere anche fino a otto settimane, soprattutto se l’intervento è stato eseguito dopo il parto cesareo.
Dolori addominali, crampi e disagi sono normali nei primi giorni dopo il parto, ma nell’arco di 24-72 ore i principali fastidi tendono a scomparire. Dopo circa una settimana è possibile riprendere anche l’attività sessuale, mentre è preferibile attenderne almeno sei se l’intervento è avvenuto dopo il parto.
Potenzialmente sì. L’unico limite all’intervento è la decisione della donna. È un intervento che viene considerato permanente e ha come obiettivo la piena consapevolezza di non voler avere una gravidanza. Se la scelta è libera e consapevole non ci sono controindicazioni mediche che possano impedire lo svolgimento dell’intervento, mentre in caso di dubbi o di una decisione presa non in piena libertà e consapevolezza è preferibile ricorrere ad altri metodi contraccettivi.
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