Le tube di Falloppio (dette anche salpingi), insieme alla vagina, alla cervice, all’utero e alle ovaie, costituisce l’apparato genitale femminile. In modo particolare le tube di Falloppio, come riportato dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, hanno uno scopo prevalentemente riproduttivo in quanto raccolgono la cellula uovo rilasciata dall’ovaio e lo spermatozoo, consentendo la fecondazione e favorendo quindi il passaggio verso l’utero per l’eventuale impianto.

Può rendersi necessario, non solo per questioni legate alla fertilità, la rimozione di una o entrambe le tube di Falloppio. Tale procedura prende il nome di salpingectomia e ha conseguenze serie e definitive che è doveroso conoscere.

Cos’è la salpingectomia?

Propriamente, la salpingectomia è la rimozione chirurgica tramite escissione di una o entrambe le tube di Falloppio. Può essere unilaterale se interessa una sola tuba o bilaterale se riguarda entrambe. Inoltre esistono diverse tipologie di salpingectomia; il Johns Hopkins Medicine elenca la salpingectomia parziale, quella completa e la salpingo-ooforectomia.

Nel primo casi si ha la rimozione di una sola parte della tuba di Falloppio, mentre nella salpingectomia completa la rimozione è totale. Nella salpingo-ooforectomia vi è la rimozione sia della tuba di Falloppio che dell’ovaio. A volte, soprattutto per questioni mediche, la salpingectomia può essere associata anche alla rimozione delle ovaie e dell’utero (isterectomia).

Quando si effettua la salpingectomia

Il ricorso a questo tipo di intervento può essere giustificato dalla volontà di avere un controllo sulla propria fertilità impedendo qualsiasi tipo di gravidanza naturale, ma anche per gravi condizioni ginecologiche. È il caso della sactosalpinge (una patologica raccolta di liquidi nelle tube), ma anche salpingiti croniche (infezioni delle tube), torsione ovarica o gravidanza extrauterina (gravidanza ectopica).

Si ricorre alla salpingectomia, precisa il Cleveland Clinic, anche in presenza di endometriosi delle tube di Falloppio, tube bloccate o danneggiate e come conseguenze di un cancro all’utero, alle ovaie o alle tube stesse.

Come riferito dalla Fondazione Umberto Veronesi l’asportazione tanto delle tube di Falloppio quanto delle ovaie è utile per ridurre il rischio di tumore ovarico nelle donne predisposte, ovvero quelle che hanno una mutazione dei geni BRCA 1 e 2. Le tube di Falloppio, infatti, sono la sede nella quale si sviluppano le prime lesioni pre-neoplastiche e la rimozione delle tube riduce tra il 75% e il 96% il rischio di carcinoma ovarico.

Il ricorso all’annessiectomia (asportazione di ovaie e tube) va valutato tenendo conto delle conseguenze causate da un intervento di questo tipo.

Convalescenza e tempi di recupero

Convalescenza-salpingectomia
Fonte: iStock

L’intervento di salpingectomia ha una durata di circa 2 ore con una successiva osservazione della paziente per almeno 24 ore. La variabilità sulla durata dell’intervento e sui tempi di recupero varia anche dalla tecnica utilizzata dal chirurgo. Come evidenziato dal portale WebMD con la laparoscopia (altrimenti si esegue una salpingectomia addominale aperta) si può tornare a casa già il giorno stesso dell’intervento e nel giro di due settimane tornare a un normale svolgimento delle attività quotidiane.

Nel periodo di convalescenza si possono avere limitazioni sul fare sforzi, salire e scendere scale, guidare, assumere farmaci, tornare a lavoro e farsi la doccia; sarà il medico a indicare quali accorgimenti adottare.

In caso di bruciore o dolore durante la minzione, brividi, febbre, rossore o gonfiore nel punto dove è stata eseguita l’incisione, perdita di liquidi dall’incisione, sanguinamento e dolore alle gambe è fondamentale rivolgersi al medico per un’attenta valutazione.

L’intervento in laparoscopia (la scelta sul tipo di salpingectomia dipende dall’età, dalle condizioni di salute della paziente e dalle cause per cui ricorre alla rimozione delle tube di Falloppio) è quello meno invasivo e si esegue mediante l’esecuzione di piccole incisioni nell’ombelico e in alcune aree dell’addome attraverso le quali riempire l’addome di anidride carbonica per migliorare la visualizzazione degli organi pelvici. Quindi, tramite appositi strumenti, il chirurgo rimuove le tube tramite quelle stesse incisioni.

Salpingectomia: le conseguenze

La rimozione chirurgica delle tube di Falloppio determina di fatto l’impossibilità di avere una gravidanza naturale. Questo per le donne che non hanno scelto la salpingectomia come un metodo definitivo per il controllo delle nascite può essere un problema serio da affrontare nelle dovute sedi.

Va invece chiarito che la salpingectomia non provoca la menopausa, in quanto le tube di Falloppio non producono ormoni. Questo significa anche che dopo l’intervento riprenderà la normale attività del ciclo mestruale.

Non sono poi da escludere i rischi legati a questo intervento. La salpingectomia, infatti, può essere associata a sanguinamento, coaguli di sangue, ernia infezione e danni agli organi dell’addome e ai tessuti circostanti.

Salpingectomia e gravidanza

La possibilità di ricercare una gravidanza per vie naturali dopo una salpingectomia è legata al tipo di intervento. Nelle forme che prevedono la rimozione di una sola tuba si può cercare una gravidanza a patto che l’altra tuba sia correttamente funzionante.

In caso contrario o in una salpingectomia bilaterale, l’unica possibilità è data dal ricorso alla fecondazione in vitro (FIVET), che permette di replicare in laboratorio le fasi naturali del concepimento che si svolgerebbero nelle tube procedendo poi direttamente all’impianto dell’embrione nell’utero.

A questo proposito è utile ricordare come i tassi di successo della FIVET non sono condizionati dal ricorso alla salpingectomia.

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