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Parliamo di isterectomia senza pregiudizi andando a sfatare i principali miti e luoghi comuni in materia.
L’isterectomia – l’intervento chirurgico di rimozione dell’utero – è una realtà oggetto di diversi miti, leggende e credenze errate. Le cause di tali pregiudizi e disinformazioni sono diversi ma è importante smentire questi miti sull’isterectomia rispondendo puntualmente a ciascuno di essi.
I miti sull’isterectomia, infatti, possono condizionare la percezione sull’intervento e sul suo significato, influenzando la decisione delle pazienti di sottoporvisi. La disinformazione può provocare paure ingiustificate impedendo alle donne che lo vorrebbero e potrebbero, di beneficiare di un intervento in grado di migliorare la loro qualità della vita. Vediamo quindi di chiarire meglio cos’è l’isterectomia e quali sono le conseguenze reali e quali le menzogne intorno a questa procedura.
Questi i 12 principali miti sull’isterectomia che andremo ad analizzare:
Uno dei più diffusi miti sull’isterectomia è legato alla responsabilità dell’intervento di causare la menopausa precoce. A questo proposito il sistema sanitario accademico dell’Università di Washington spiega che durante l’intervento viene rimosso solamente l’utero, mentre le ovaie, le tube e la cervice vengono mantenute e lasciate al loro posto. Questo significa che il regolare funzionamento delle ovaie non determina immediatamente l’insorgere dei sintomi tipici della menopausa. Si entra in menopausa nei casi in cui contestualmente all’utero si rimuovono anche le ovaie, mentre non vi è certezza che l’isterectomia anticipi l’arrivo della menopausa.
Anche questa è una convinzione errata sull’isterectomia. Le pazienti che rimuovono l’utero non avranno mai più il ciclo mestruale. Questo, infatti, è il processo fisiologico nel quale non solo viene rilasciato un ovulo (ovulazione), ma nel quale si verifica lo sfaldamento con relativa eliminazione dell’endometrio uterino. Non essendoci più l’utero, non è possibile che il rivestimento interno si sfaldi causando le mestruazioni.
L’utero è un organo mediamente piccolo (meno di 10 centimetri di diametro) e la sua rimozione viene generalmente riempita, come spiegato dalla Cleveland Clinic, in modo anche piuttosto istantaneo, dall’intestino tenue. Non rimane, quindi, nessun buco nel bacino.
Una preoccupazione legata all’isterectomia, come per tutti gli interventi chirurgici, è quella sui tempi di recupero. In passato, spiega l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) la rimozione dell’utero richiedeva una permanenza in ospedale e un recupero a casa di almeno un mese. Oggi le procedure sono più rapide e sicure, tanto che spesso l’intervento viene eseguite in regime di day hospital o al più si viene dimesse il giorno successivo. È sempre necessario seguire alcuni accorgimenti, ma in generale le testimonianze sono positive anche da questo punto di vista con molte donne che già dopo la prima settimana si sentono bene.
L’Human Papillomavirus (HPV) non viene eliminato con l’isterectomia. Questo per il semplice motivo che il virus può vivere sia nella cervice che nella vagina che, non essendo rimosse durante l’intervento, possono continuare a ospitare il virus. Per questo motivo dopo l’intervento è necessario continuare a sottoporsi a Pap test vaginali per escludere (o confermare) la presenza del virus.
Chi soffre di mestruazioni abbondanti non deve necessariamente ricorrere alla rimozione dell’utero. Tra le principali opzioni terapeutiche, come riportato dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), ci sono le terapie farmacologiche tradizionali (antiemorragici, antinfiammatori, analoghi delle gonadotropine), il ricordo al sistema intrauterino a rilascio locale di progestinico, l’ablazione endometriale e l’assunzione della pillola anticoncezionale. Insomma, diverse possibilità prima di arrivare all’isterectomia che nella maggioranza dei casi non viene eseguita per queste motivazioni.
Le ricerche scientifiche condotte in materia non confermano l’esistenza di un rapporto di causa ed effetto tra isterectomia e prolasso. Molto più probabilmente alla base del prolasso c’è una condizione preesistente influenzata dall’età , dal numero di gravidanze e della tecnica chirurgica impiegata per la rimozione dell’utero.
Una questione importante e molto delicata è legata alla sfera sessuale. È convinzione comune che l’isterectomia condizioni irreversibilmente la possibilità di provare piacere durante i rapporti sessuali. Spesso, in realtà , è l’esatto contrario. Molte donne, infatti, riferiscono dolore, crampi e sanguinamenti durante i rapporti prima dell’intervento; sintomi che tendono a scomparire dopo la rimozione dell’utero. Diverse donne riferiscono che la loro libido è aumentata dopo l’isterectomia con un miglioramento della qualità della vita sessuale. Questa, infatti, non è di per sé compromessa in quanto la vagina non viene coinvolta dall’intervento e non vi sono preclusioni nell’avere rapporti sessuali completi.
In generale l’isterectomia ha dei rischi, al pari di ogni intervento chirurgico. Il National Health Service (NHS) riferisce che le possibili complicanze sono limitate e riguardano sanguinamenti, infezioni, danni alla vescica o all’intestino e una grave reazione all’anestetico utilizzato durante l’intervento. A rendere rari le complicanze associate all’intervento sono soprattutto i progressi nelle tecniche chirurgiche impiegate per la rimozione dell’utero.
Anche per quel che riguarda l’incontinenza urinaria non ci sono prove ed evidenze che giustifichino l’idea che l’isterectomia ne sia la causa responsabile. Può esserci un indebolimento dei muscoli del pavimento pelvico, ma non a causa dell’intervento, ma di una debolezza muscolare preesistente che la pressione dell’utero sulla vescica mascherava.
Un altro dei miti sull’isterectomia è legato ai presunti cambiamenti fisici, in modo particolare l’aumento di peso, che l’intervento causerebbe. Non ci sono, anche in questo caso, prove di tali convincimenti. Il possibile aumento di peso si può verificare nel caso in cui durante l’isterectomia vengano rimosse anche le ovaie. In questi casi vi è l’interruzione della produzione ormonale con l’ingresso nella menopausa e sono eventualmente queste le cause dell’aumento di peso, non l’isterectomia in sé.
Infine c’è chi sostiene che l’isterectomia influisce sull’invecchiamento. Non c’è alcun legame a sostegno di questa tesi. È vero che per molte donne la rimozione dell’utero può avere un impatto emotivo e psicologico importante tale da modificare la percezione di sé e avere ripercussioni in termini di stress e depressione, ma non vi è di per sé un invecchiamento precoce.
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