Anonimo

chiede:

Cara Dott.ssa,
sono alla 19+4 settimana e le ultime analisi hanno rilevato un valore
troppo alto di alfafetoproteina. Lo screen test risultò a suo tempo
positivo non per la translucenza, che era nella norma, ma per i valori del
sangue. Io e il mio compagno parlammo della possibilità di fare
l’amniocentesi ma di comune accordo decidemmo che lo avremmo tenuto
comunque, così non l’ho fatta. Non nascondo la mia ansia iniziale ma ora
io ho ritrovato la mia serenità e la gioia dell’attesa. So che potrebbe
essere down, ma non mi importa: sarà come sarà… come già è. Non vedo
l’ora che nasca e non ho più – quasi – paura delle difficoltà legate a un
figlio down, se ci dovessero essere. Il mio compagno tutto il contrario.
Se pensa a questa cosa fa una faccia da disperato e quando andiamo a fare
le eco sembra un uomo che sta andando al patibolo. Tocca a me rassicurarlo
e fargli presente che i rischi non sono così alti e che comunque sia, sarà
fonte di gioia. Lui mi risponde arrabbiandosi e trattandomi male,
dicendomi che il suo passato è stato difficile (con la precedente compagna
non sono riusciti ad avere figli nonostante la fecondazione assistita)
(come se per me non lo fosse stato: ho abortito perchè abbandonata dal
precedente compagno e l’ho fatto nel silenzio di tutti) e che avrebbe
preferito fare l’amniocentesi, non per eventualmente farmi abortire ma per
non vivere nell’incertezza. Quando sono sola piango e piango perchè non so
come gestire il nostro rapporto che si sta rovinando per questi motivi. E
perchè io devo rassicurare lui ma nessuno rassicura me. Mi aiuti la prego.

Cara Adele, credo che ci siano vari elementi ed emozioni in gioco nella sua
situazione. La gravidanza per una donna è l’inizio di un lungo percorso di
creazione e consolidamento, giorno dopo giorno, del legame tra una madre ed
un figlio, che già dai primi movimenti fetali e con l’avanzare della
gestazione si rafforza sempre di più. Quando, come è successo a lei, la
gravidanza è già avanti di molte settimane, nel mondo psichico ed emozionale
della donna, e di lei stessa Adele, c’è già stato probabilmente il tempo per
creare questo legame di conoscenza, accoglienza, affetto profondo e profondo
senso di protezione. Queste stesse emozioni e sensazioni possono far sì
che, anche in presenza di eventuali problemi per il bambino, come nel suo
caso, la donna possa sentirsi capace di affrontare possibili difficoltà
perché è come se quel bambino fosse già nato, già c’è, in ogni momento
manifesta la sua presenza ed il suo legame con lei. Per un padre è molto
diverso, il non poter vivere sul proprio corpo la straordinaria esperienza
della gravidanza rende per l’uomo molto diverso il percorso (ed i tempi)
attraverso cui crea mentalmente e fisicamente un legame con il suo bambino.
Questo può rendere molto più difficoltoso per lui vivere con la serenità che
sta vivendo lei, Adele, la minaccia di un bambino affetto da sindrome di
Down. Oltre a questo, credo anche che ognuno senta dentro di sé la forza per
affrontare certe cose e non altre; non vuol dire che se un giorno suo marito
si troverà davvero davanti ad un figlio con sindrome di Down non sarà in
grado di affrontare la situazione, sto dicendo che oggi il suo vissuto di
fronte a questa possibilità è di dolore e fatica, probabilmente sente di non
poter fronteggiare questo rischio, di non essere capace, e questo immagino
crei in lui davvero tanta sofferenza, che inevitabilmente si ripercuote
anche su di lei e sul vostro rapporto. Credo però anche che finché ognuno
dei due resta trincerato dietro alla propria posizione (lei sulla sua gioia
ed accettazione serena del rischio, suo marito sulla paura, la rabbia e la
difficoltà) senza cercare di capire l’altro, il vostro rapporto non può che
soffrirne, oltre che far sentire entrambi tremendamente soli in un momento
in cui c’è bisogno proprio del contrario. Cerchi di far capire a suo marito
che, anche se lei si sente serena, accoglie e comprende le sue paure e i
suoi dubbi sulla sua capacità di affrontare un eventuale disabilità di suo
figlio, invece di alimentare la guerra tra di voi. Sulla scelta dell’amniocentesi
non si può tornare indietro, potete solo sostenervi a vicenda e far sentire
l’uno all’altra la presenza e la comprensione delle proprie paure senza
giudizi e recriminazioni. Capisco il suo bisogno di essere sostenuta e
rassicurata, credo però che in questo momento la parte debole sia
soprattutto suo marito, e che sia lui ad avere più bisogno di sentire che
viene compreso e accettato anche con i suoi dubbi sulla propria adeguatezza.
Credo che questa possa essere una strada per far sì che suo marito si senta
meno giudicato e incompreso, e che possa quindi aiutarvi ad abbassare il
livello di recriminazioni e tensioni che si è creato fra di voi, aiutando
anche lei in questo modo a vivere con maggiore serenità le prossime
settimane della sua gravidanza.
Un caro saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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