Anonimo

chiede:

Cara dottoressa, sono una ragazza di 40 anni ed ho un bimbo di 20 mesi. Ho avuto una depressione post parto diagnosticata quasi subito dai familiari,
ma da parte mia con il rifiuto di farmi aiutare, anzi mi sono isolata
ancora di più fino a che un giorno portando il bimbo al nido ho chiesto
involontariamente al nido dove lo portavo l’ho lasciato a 10 mesi per
riprendere il lavoro ora sono felicemente seguita da uno psichiatra molto
bravo, ma lui è un uomo e non può capirmi sull’allattamento e quanto si
soffre a sentire piangere il bimbo nel distacco.
La domanda che le voglio fare per essere aiutata è la seguente: come posso
fare per staccarlo definitivamente senza farlo soffrire? Che parole o
atteggiamenti devo usare per non stare male anche io? La ringrazio, spero
che mi risponda presto…

Cara signora, per esperienza professionale e personale le dico che per smettere l’allattamento ci vogliono idee molto chiare e la forte convinzione di stare facendo la cosa giusta. Tutto questo per un semplice motivo: i bambini piccoli hanno un’enorme capacità di “sentire” i nostri stati d’animo, come avrà certamente già avuto modo di constatare in questi 20 mesi, per cui sono perfettamente in grado di sentire che il nostro “no” al seno, il nostro “ora basta” è convinto o ambiguo, insindacabile o conflittuale. Se sentono che non siamo completamente convinte di interrompere l’allattamento, e magari quando piangono più del solito cediamo e li riallattiamo di nuovo (magari dopo uno o due giorni che eravamo riuscite a resistere senza attaccarlo al seno), diamo loro un segnale di completa confusione che li rende ancora più agitati, piangono in maniera più disperata e il “ricatto affettivo” che questo pianto ci crea diventa un girone infernale. Credo di poter intuire cosa può esserci dietro alla sua difficoltà di smettere di allattare suo figlio, magari la paura di fargli “un danno” (come se lo smettere di essere allattato al seno possa costituire per lui un trauma irreparabile), magari il senso di colpa per le difficoltà dei primi mesi dovute alla sua depressione e la fantasia che l’allattamento possa in qualche risarcire suo figlio del periodo difficile che avete attraversato. O magari, più banalmente ma non per questo meno comprensibilmente, la difficoltà a interrompere quel filo di intimità, di comunicazione fatta di contatto, di coccole, di calore che è l’allattamento. Ma smettere di allattare non è né una cattiveria verso il proprio bambino, né un trauma a cui lo si sottopone, e neppure vuol dire interrompere quel momento speciale di coccole. Vuol dire permettergli di diventare grande, permettergli di staccarsi da noi e andare verso il mondo, vuol dire mettere quel confine tra il nostro corpo ed il corpo del bambino che ad un certo punto, dopo nove mesi di gravidanza e i mesi dell’allattamento, è naturale e sano mettere, perché la madre deve riappropriarsi del proprio corpo, che dopo un lungo periodo smette di essere a disposizione del bambino, o meglio si offre a lui in maniera nuova. Perché smettere di allattare non è smettere di avere un contatto intimo con il proprio bambino, è trovare un nuovo modo di farsi le coccole, un nuovo modo di comunicare quel calore e quell’intimità che dava l’allattare. Può essere massaggiare il bambino, ad esempio.
La invito a riflettere sul significato che ha per lei interrompere l’allattamento di suo figlio, per darsi il permesso di farlo serenamente, senza sensi di colpa o dolorosi strappi. Da un punto di vista meramente pratico poi, quando deciderà di interrompere l’allattamento dovrà farlo una volta per tutte, senza tornare sui suoi passi e offrendo a suo figlio un altro rito da sostituire al momento del seno; può essere il biberon, può essere una canzoncina cantata nella penombra della camera, trovi lei quello che vi si addice di più. L’importante è perseverare, e farlo con convinzione senza cedere. È normale che suo figlio protesti: per 20 mesi ha avuto l’abitudine di coccolarsi con lei attraverso il seno, e come tutte le abitudini ci vuole tempo per estinguersi e per instaurarne una nuova. Ma se sarà convinta e non conflittuale né contraddittoria nella sua mente e nei suoi gesti, vedrà che suo figlio la stupirà, adattandosi molto più velocemente di quel che pensa.
In bocca al lupo, forza!

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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