Scopri se sei un Genitore Ibrido, o come probabilmente lo stai diventando senza saperlo
Non riesci a definire il tuo stile genitoriale? Forse non ne hai uno perfettamente definito. Ecco cosa devi sapere.

Non riesci a definire il tuo stile genitoriale? Forse non ne hai uno perfettamente definito. Ecco cosa devi sapere.
Quando si parla di genitorialità ci si imbatte in definizioni quali genitore elicottero, genitore di tipo A, B e C, genitorialità FAFO, mamme beige e mamme tigre, genitori guscio d’uovo e genitorialità gentile solo per citarne alcuni dei quali si parla maggiormente. Tra le tipologie di essere madri e padri c’è anche quella che prende il nome di genitorialità ibrida. Chi è il genitore ibrido? Quali sono i tratti caratteristici?
Per comprendere meglio il fenomeno è utile ricordare che l’attenzione intorno agli stili genitoriali nasce in ambito psicologico a partire dagli anni Sessanta. Prima di quel periodo, infatti, il tema della genitorialità veniva affrontato ponendo attenzione più sul ruolo dei genitori e sulle pratiche educative, che sulla classificazione degli stili.
Oggi si ha una maggiore attenzione (e necessità di definire le cose) alla genitorialità con gli stili genitoriali che esprimono il modo in cui le mamme e i papà interagiscono, educano e si relazionano con i propri figli. Alcuni di questi stili riflettono specificatamente il modo in cui i genitori si interfacciano con i figli, altri il modo in cui i genitori vivono il loro ruolo.
Dopo che questa premessa possiamo meglio comprendere chi è il genitore ibrido e perché è un trend che, in maniera più o meno consapevole, interessa molti genitori millennial e non solo.
Il concetto di “genitore ibrido” si riferisce a un modello di essere padri e madri che integra e mescola elementi diversi. Elementi provenienti da culture, esperienze e modelli educativi differenti che si convertono in un approccio flessibile. Questo tipo di genitore non si limita a seguire un unico stile o tradizione educativa, ma combina aspetti di più stili o culture.
È un tipo di genitorialità che emerge proprio dalla maggiore conoscenza e consapevolezza che non esiste un unico modo per essere madri e padri, sia per l’approfondimento teorico dei vari stili genitoriali, sia per il confronto sempre maggiore con uomini e donne provenienti da altre culture e società. Questa condizione di mescolanza cronologica e geografica si rivela il terreno fertile per il genitore ibrido, colui che non ha una scelta definita dell’essere genitore, ma che la esprime prendendo elementi dalle varie realtà che conosce. A differenza degli stili educativi rigidi o ancorati a una sola tradizione, il genitore ibrido sperimenta, seleziona e rielabora strategie diverse per rispondere in modo più efficace ai bisogni evolutivi dei figli.
Le principali caratteristiche di questa nuova genitorialità sono l’integrazione culturale, la flessibilità educativa, la valorizzazione della diversità e la maggiore capacità di adattamento e accoglimento delle innovazioni. Quest’ultimo elemento si riflette anche nell’attenzione alle novità tecnologiche e al loro ruolo sia come supporto per i genitori che nell’educazione verso i figli.
L’aspetto interessante di questa nuova genitorialità è legato anche alla frammentazione identitaria per cui diventa difficile (se non impossibile) trovare due genitori (o due coppie di genitori) che seguono il medesimo approccio. Ciascuno, con la sua storia, i suoi obiettivi e la sua realtà quotidiana, esprime in un modo diverso l’essere genitori attingendo a un tesoro educativo molto ampio.
La difficoltà maggiore è quella di trovare un equilibrio, sia personale che educativo. Questa maggiore disponibilità di “fonti di informazioni” cui fare riferimento è sicuramente un valore positivo, ma comporta anche un rischio di confusione e di difficoltà di seguire una strada definita. È un’ulteriore responsabilità (e fatica) del genitore ibrido di discernere ciò che ritiene sano, buono e utile per i propri figli e – aspetto non secondario – per lui sostenibile.
I genitori di oggi non rifiutano completamente l’approccio educativo dei propri genitori, ma non sempre ne seguono in maniera rigorosa le decisioni. Per alcune cose recuperano determinate scelte, per altre preferiscono (perché le considerano migliori e più in linea con le proprie capacità) orientarsi verso altre tradizioni, culture e indicazioni.
In questo senso diventa quindi difficile definire lo stile educativo delle mamme e dei papà, motivo per cui si parla di genitori ibridi.
Come abbiamo avuto modo di anticipare sono diversi gli aspetti positivi, ma anche le difficoltà e le criticità che inevitabilmente ci sono. Non esiste stile educativo esente da imperfezioni e sfide, ma questo non vuole dire che tutti sono equivalenti e che uno vale l’altro. Sia perché alcuni stili contengono elementi non condivisibili (come quelli che prevedono vere e proprie maltrattamenti sui minori), sia perché ogni stile non è un valore astratto, ma deve riflettere anche quella che è l’identità individuale di ciascun genitore. Per cui due stili possono anche essere entrambi validi, ma non necessariamente sono percorribili allo stesso modo per le stesse persone.
Il principale vantaggio dell’essere un genitore ibrido è quello di poter perseguire un’educazione più personalizzata e capace di adattarsi alle situazioni e anche all’individualità del figlio. C’è poi la possibilità di favorire un’integrazione culturale efficace, lo sviluppo di competenze cognitive, sociali ed emotive trasversali e una promozione consapevole dell’utilizzo della tecnologia. Da quest’ultimo punto di vista i genitori possono avvalersi di strumenti, app, servizi e piattaforme con le quali accogliere risorse educative (per sé stessi e per i figli) altrimenti inaccessibili.
Per molti aspetti le sfide sono anche maggiori. Il genitore ibrido, infatti, rischia di andare incontro a un sovraccarico cognitivo ed emotivo che rischia di esasperarlo e aumentare il senso di inadeguatezza. Riuscire a tenere tutto insieme, senza neanche poter contare su modelli di riferimento (non essendoci un altro genitore che segue un modello uguale), è estremamente difficile ed estenuante.
C’è un problema di identità da definire che in molte persone può essere complesso e delicato, aumentando anche qui le responsabilità e il peso di un compito da portare avanti. Non va sottovalutato poi il problema delle aspettative (reali o autoimposte). Il semplice fatto di rifiutare il modello educativo canonico espone i genitori di oggi a maggiori critiche da parte delle precedenti generazioni. Allo stesso tempo chi, soprattutto tramite i social, propone altri modelli educativi ai quali il genitore ibrido può attingere, rischia di idealizzare il ruolo del genitore e di aumentare la frustrazione del genitore ibrido che non sa più distinguere da cosa è buono e cosa non lo è. Infine, ma non meno importante, il senso di isolamento e frustrazione conseguenza della frammentazione educativa e dell’assenza di figure di riferimento con le quali confrontarsi.
Come essere, quindi, un genitore ibrido valorizzando gli elementi positivi di questo approccio educativo? Il primo consiglio è quello di acquisire la consapevolezza che questo modello genitoriale è quello che meglio riflette la propria identità ed è quello che si vuole perseguire. È una forma di accettazione di sé che consente di eliminare (o quantomeno ridurre) i sensi di colpa e inadeguatezza per gli errori che, inevitabilmente, si commettono.