Se si pensa che il fenomeno dei maltrattamenti sui bambini sia qualcosa di raro, episodico o lontano non se ne ha una reale e aggiornata percezione. Parliamo di una realtà drammaticamente vicina e frequente anche nel nostro Paese e che merita la giusta attenzione e consapevolezza per affrontare una realtà estremamente delicata e gravissima andando a individuare soprattutto le forme di prevenzione possibili e le azioni da mettere in atto quando si sospetta un maltrattamento su un minore.

Maltrattamenti sui bambini: dati e numeri

I dati più recenti, infatti, stimano come solo nel nostro Paese ci sono più di 77mila bambini vittime di maltrattamento. Mediamente 1 bambino su 2 è, nel mondo, vittima di abuso e di questi ogni 1000 residenti in Italia ce ne sono 9 che subiscono un maltrattamento. Per continuare a fotografare meglio il drammatico problema, dalla ricerca condotta da Terre des Hommess e Cismai per l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (fonte IlSole24Ore) si scopre come di tutte le vittime di violenza la maggior parte sono stranieri e il 90% di questi atti avvenga all’interno delle mura domestiche.

Numeri impressionanti tanto che, come riportato nell’Informativa OMS: Maltrattamenti infantili del Ministero della Salute, un quarto di tutti gli adulti dichiara di aver subito abusi, e precisamente abusi fisici, durante l’infanzia. Di più: una donna su 5 e un uomo su 13 riferiscono di aver subito, durante l’infanzia, violenze sessuali.

La particolarità di questi numeri, senza trarre conclusioni sull’analisi di un fenomeno estremamente complesso e molto probabilmente sommerso, è che emerge come le violenze fisiche, e soprattutto quelle sessuali, siano quelle che arrivano all’attenzione statistica, ma che tutte le altre spesso vengano ignorate. Il problema, è evidente, sorge dalla spesso mancata denuncia di determinate situazioni e spesso anche le stesse violenze fisiche non vengono denunciate per paura, vergogna o per l’impossibilità di trovare aiuto e strumenti che possano consentire di segnalare a chi di dovere quanto subito.

Quelli fisici sono gli episodi di violenza che più colpiscono l’attenzione e la sensibilità (e la cronaca), ma in realtà come vedremo non sono l’unica forma di abuso. Inoltre, come riferito dall’organizzazione umanitaria CESVI, la principale forma di maltrattamento nel nostro Paese è quella legata alla trascuratezza fisica, emotiva ed educativa dei bambini, ponendo quindi l’attenzione su una realtà molto articolata e complessa.

Le tipologie di abusi sui bambini

L’informativa del Ministero della Salute a cui abbiamo già fatto riferimento precisa come “Per maltrattamenti infantili si intendono gli abusi e l’incuria che colpiscono i bambini al di sotto dei 18 anni di età”. Sono quindi da considerare ogni genere di maltrattamento, sia fisico che emotivo, tra cui:

  • abuso sessuale;
  • abbandono;
  • negligenza;
  • sfruttamento a fini commerciali o di altra natura che crei un danno reale o potenziale per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del bambino;
  • esposizione alla violenza tra i partner.

Come possiamo vedere parliamo di un quadro estremamente articolato. Inoltre a volte in queste tipologie di maltrattamento si innestano anche comportamenti e abitudini culturali che vengono considerate normali o di fatto una prerogativa educativa dei genitori. Occupandosi del problema, Save The Children individua cinque categorie di maltrattamento sui bambini:

  • maltrattamento fisico;
  • maltrattamento psicologico;
  • trascuratezza/negligenza nelle cure;
  • abuso sessuale;
  • violenza assistita.

Il maltrattamento fisico è il ricorso alla violenza fisica come aggressioni o gravi attentati all’integrità fisica, ma anche e soprattutto le punizioni corporali. Come precisato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle sue indicazioni operative e strumenti di analisi sul Prevenire il maltrattamento sui minori, il maltrattamento fisico è anche quello che comprende il colpire, il percuotere, il prendere a calci e lo scuotere il bambino. Questi sono comportamenti comuni all’interno delle mura domestiche tanto che l’OMS ricorda come gran parte della violenza a danno dei minori viene inflitta con lo scopo di punire.

Il maltrattamento psicologico (e l’abuso affettivo) comprende sia episodi isolati che situazioni in cui il caregiver non fornisce al bambino un ambiente appropriato al suo sviluppo. Tra queste forme di maltrattamento rientrano le limitazioni dei movimenti, l’incolpare, il denigrare, il minacciare, il discriminare, l’intimidire e tutte le forme non fisiche di trattamento ostile. Anche qui si possono individuare comportamenti considerati facoltà (se non addirittura doveri) educative dei genitori e di qualunque adulto si prenda cura di un bambino.

Passando all’incuria (la trascuratezza e la negligenza nelle cure) si fa riferimento a tutti quei comportamenti nei quali chi ha la responsabilità nei confronti del bambino non provvedono, nonostante siano in grado di farlo, all’attenzione alla sua salute, educazione, sviluppo affettivo, nutrizione, alloggio e condizioni di vita sociale.

È considerato abuso sessuale qualsiasi attività sessuale svolta tra un adulto e un bambino, mentre la violenza assistita è qualsiasi esperienza che il bambino fa di un maltrattamento (fisico, verbale, psicologico, economico o sessuale) su figure di riferimento e affettivamente significative, siano essi adulti o minori.

Va anche considerato come raramente il bambino subisce una sola forma di maltrattamento, ma queste sono il più delle volte combinate tra loro.

Fuori dalle mura domestiche o dagli ambienti di assistenza dei bambini è doveroso porre l’attenzione anche su quello che il Manuale MSD definisce abuso infantile in ambito medico. Il DSM 5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce questa realtà come la condizione per cui i tutori “producono intenzionalmente o falsificano sintomi o segni fisici o psicologici in un bambino”.

Medici e operatori sanitari che assistono un bambino o un adolescente possono fargli del male somministrando farmaci o sostanze, ma anche aggiungendo sangue e contaminati batterici ai campioni d’analisi con l’obiettivo di simulare una malattia. Quanto detto per le forme di maltrattamento domestico sui bambini e così come individuato quando ci siamo occupati della violenza ostetrica, possiamo estendere il concetto anche a tutte quelle situazioni ospedaliere o mediche in cui il bambino subisce un trattamento ostile.

Le conseguenze dei maltrattamenti sui bambini

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Fonte: iStock

Esercitare violenza non è mai un fenomeno isolato che smaltisce i suoi effetti nell’immediato e, soprattutto quando si tratta di episodi ricorrenti o abitudinari, si tratta di una realtà che segna profondamente il bambino di oggi e l’adulto di domani. Oltre alla sofferenza (per il bambino stesso ma anche per il suo ambiente familiare) e allo stress, nell’infanzia atteggiamenti di questo tipo sono associati a ritardi nello sviluppo cerebrale e rischio di compromissione dello sviluppo del sistema nervoso e immunitario.

Non a caso gli adulti che hanno subito un maltrattamento nell’infanzia sono più a rischio di problemi comportamenti, fisici e mentali tra cui la depressione, il fumo, l’obesità, l’abuso di alcol e sostanze, comportamenti sessuali ad alto rischio e gravidanze indesiderate. Senza sottovalutare come queste persone siano più a rischio anche di commettere a loro volta violenze o subirne di nuove.

Tali conseguenze hanno ripercussioni che interessano non solo il singolo bambino e la relativa famiglia, ma tutta la società avendo effetti, come ribadito dal Ministero della Salute, anche sui costi sanitari e sul rallentamento dello sviluppo economico e sociale di un Paese. Il bambino e l’adolescente prima e l’adulto poi, sottolinea la Mayo Clinic, vanno incontro sia a problemi fisici (disabilità, malattie, eccetera) che a problemi comportamentali (autolesionismo, tentativi di suicidio, problemi a scuola, difficoltà nel mantenimento del posto di lavoro) che emotivi (bassa autostima, difficoltà a stabilire e mantenere relazioni, considerare la violenza parte delle relazioni, eccetera) e psicologici (depressione, ansia, problemi alimentari, disturbi della personalità, insonnia, eccetera).

Dai sospetti alla diagnosi di maltrattamento

Individuare un maltrattamento nei bambini non è facile, ma ci sono elementi che possono far sospettare episodi o condizioni di questo tipo. Conoscere le cause che possono portare a un comportamento violento e i fattori di rischio può rivelarsi fondamentale per avere quella consapevolezza e quell’attenzione necessaria per individuare tempestivamente sintomi e segnali.

Per quel che riguarda le cause bisogna considerare i comportamenti istintivi, le condizioni culturali e sociali, la scarsa capacità genitoriale, l’assenza o la carenza di sistemi familiari di supporto, l’incapacità di adattamento allo stress, le circostanze di vita stressanti, le caratteristiche personali e la dipendenza da sostanze. È doveroso precisare come qui non si sta giudicando la bravura di un genitore o di un caregiver né, al contrario, di giustificarne i comportamenti violenti, bensì di contestualizzare il fenomeno per riconoscerlo il prima possibile.

I fattori di rischio, invece, possono essere divisi tra quelli che riguardano i bambini, quelli che interessano genitori e caregiver e quelli della comunità e società di appartenenza. I bambini più a rischio sono quelli con meno di 4 anni, gli adolescenti, i figli indesiderati, quelli che non riflettono le aspettative dei genitori, i bambini con caratteristiche fisiche non nella norma e quelli che hanno esigenze particolari o piangono a lungo.

Tra i fattori che riguardano coloro che si occupano dei bambini ci sono le difficoltà nello stabilire un contatto con il neonato, la mancanza di amorevolezza, la scarsa conoscenza dello sviluppo infantile, l’essere coinvolti in attività criminali, le difficoltà finanziare, vivere crisi familiari, situazioni di isolamento e l’affrontare problemi (fisici o mentali) di un componente della famiglia. Sono maggiormente a rischio di maltrattamenti infantili le comunità e le società nelle quali ci sono disuguaglianze di genere, elevati livelli di povertà e disoccupazione, accesso facilitato ad alcol e droghe, assenza di politiche di sostegno per le famiglie, inadeguatezza delle politiche di prevenzione della violenza e regole sociali e culturali che promuovono o esaltano la violenza.

Occupandosi dei segnali per capire se un minore subisce abusi, Save the Children individua segni fisici, comportamentali e psicologici che possono far sospettare un maltrattamento. Singolarmente ciascuno di questi sintomi non può portare alla conclusione che quel bambino è vittima di abuso, ma contestualizzati possono rappresentare un importante indicatore.

Tra i segni fisici e comportamentali dei bambini e degli adolescenti rientrano la presenza di lividi e segni sulla pelle, ricoveri e ospedalizzazioni frequenti, denutrizione, scatti d’ira improvvisi, paura negli ambienti esterni, rifiuto del contatto fisico, ricerca di attenzioni e percezione di sé falsamente forte.

Tra i segni comportamentali, invece, rientrano l’atteggiamento timoroso o quello aggressivo, l’iperattività, la scarsa socievolezza, la continua svalutazione di sé, l’ansia da separazione, ansia continua, scarsa autostima, poca fiducia negli altri, tristezza e percezione minacciosa del mondo.

La diagnosi vera e propria si basa esclusivamente sull’anamnesi e sul confronto con il minore e, nelle forme di maltrattamento e violenza fisica, sull’esame fisico.

Cosa fare se si sospetta un abuso?

Oltre a tutte le procedure, gli strumenti e le politiche che le istituzioni e gli enti preposti dovrebbero mettere in atto per prevenire ogni forma di maltrattamento sui bambini è doveroso comprendere cosa fare quando si hanno fondati sospetti di un abuso nei confronti di un minore.

In questi casi si può ricorrere al numero 114 Emergenza Infanzia gestito da Telefono Azzurro tramite il per inviare segnalazioni a tutela di bambini e adolescenti in situazioni di pericolo immediato. Il servizio è disponibile anche tramite chat e WhatsApp per chi si collega dall’Italia. In generale per poter accertare un abuso sono necessari diverse valutazioni condotte da enti specialistici (medici, psicologici e servizi sociali) ma la prima segnalazione può rivelarsi fondamentale.

Anche il ricorso alle Autorità può essere molto importante avendo cura di non diffondere l’informazione di sospetto del maltrattamento, sia per una questione di tutela della privacy che per non compromettere l’esito delle indagini che andranno quindi condotte.

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  • Bambino (1-6 anni)