Sin dalla primissima infanzia i bambini provano emozioni; per questo è importante conoscere il rapporto tra bambini ed emozioni, educarli a riconoscerle e insegnare loro a gestirle.

Ecco 4 consigli della psicologa e psicoterapeuta familiare, la Dottoressa Federica Fierro.

Il rapporto tra bambini ed emozioni

Dottoressa Fierro, quali sono le emozioni dei bambini?

Una prima distinzione da fare nella complessità del mondo emozionale è quella tra emozioni primarie e secondarie. Le emozioni primarie sono quelle innate, già biologicamente presenti nei bambini: paura, tristezza, rabbia, gioia e disgusto.

Le emozioni secondarie invece iniziano a comparire più avanti nell’infanzia con lo sviluppo cerebrale e la socializzazione. Queste emozioni si sviluppano a partire nei contesti sociali in cui il bambino si trova, come l’asilo. Per esempio, l’ansia, l’angoscia, il senso di vergogna e di timore, tutte emozioni che conosciamo bene e sperimentiamo anche noi adulti.

Come educare i bambini alle emozioni?

Cosa possiamo educare i bambini alle emozioni?

Rispetto all’educazione emotiva delle emozioni, cioè alla loro individuazione e gestione, un bambino può imparare a riconoscere e comprendere le sue emozioni quando il genitore gli insegna quella competenza. Lo sviluppo del bambino, infatti, avviene anche in base a quanto il genitore è stato in grado di essere per lui una sicurezza.

Questo è vero sia da un punto di vista fisico (il genitore deve nutrire il bambino, cambiare il pannolino) sia psichico: è altrettanto decisivo che l’adulto sia in grado di rispondere ai bisogni emotivi del figlio. Un genitore competente sa che il suo compito di cura abbraccia tutta la persona, nella sua sfera psico-fisica.

Come riconoscere le emozioni dei bambini

Come riconosciamo le emozioni dei bambini?

Per riconoscere le emozioni del bambino il genitore deve innanzitutto osservarle. Se il bambino è molto piccolo, non è in grado di riconoscere le sue emozioni. Il neonato, infatti, comunica tutti i suoi bisogni attraverso il pianto, sia che voglia mangiare, toccare un oggetto, cambiare l’ambiente in cui si trova.

Il genitore deve fare un lavoro di interpretazione, che diventerà una comunicazione più sofisticata nei primi anni di vita, quando il bambino comincerà a usare il linguaggio. In questo senso, il genitore deve saper svolgere la funzione di rispecchiamento emotivo per il bambino. Solo così il bambino sarà in grado di riconoscere e poi gestire le sue emozioni.

Come insegnare ai bambini a gestire le proprie emozioni

Qual è il modo migliore per insegnare ai bambini a gestire le proprie emozioni?

Bisogna abituare il bambino a esprimersi e a parlare delle emozioni, condividendo sia quelle positive, sia quelle negative. Se il bambino capisce che le sue emozioni negative sono intollerabili a casa, non può esprimerle e dunque le deve reprimere, schiacciare; così non ci può essere l’elaborazione di quell’emozione. L’adulto si pone nei confronti dell’emozione del bambino come colui che può accettarla e accoglierla, favorirne l’espressione, per poi aiutare il piccolo a imparare progressivamente a fronteggiarla e gestirla.

È inoltre fondamentale dare risalto anche alla gioia, alla felicità, condividendo col bambino queste emozioni. Per esempio, se il bambino torna dall’asilo con un piccolo lavoretto, gli si può chiedere: “Sei stato felice di fare questo gioco? Io sono molto contento”. È importante abituarlo con un linguaggio emotivo che permette la comunicazione tra genitori e figli.

Abituare il bambino a esprimere le proprie emozioni è importante anche nella gestione della rabbia. Si può chiedergli perché è arrabbiato e dargli così la possibilità di sfogare quella rabbia in modo costruttivo, per insegnargli a gestire la rabbia e non a sopprimerla. Piano piano, il bambino imparerà a verbalizzare e gestire le sue emozioni, positive e negative.

Lo stesso vale per le paure, come la paura del buio, molto comune durante l’infanzia. I genitori devono accogliere e aiutare il bambino a comprendere quella paura, non dire che è sciocca. Ricordiamoci che ci stiamo rapportando a un bambino, che ha un mondo emotivo interiore diverso dal nostro.

Bambini ed emozioni: 3 consigli

Ecco infine 3 consigli della dottoressa Fierro per abituare i bambini a riconoscere, capire e gestire le loro emozioni:

1. Sintonizzarsi sui bisogni emotivi del figlio

Il genitore deve sempre tenere a mente che il suo mondo interiore è diverso da quello del bambino. Deve quindi porsi nella dimensione del bambino e abbandonare per un po’ quella dell’adulto col suo sistema di valori e credenze.

Un episodio che a noi adulti può sembrare piccolo e insignificante, per la psiche del bambino è importante; può averlo fatto stare male. Per comprenderlo, l’adulto deve calarsi nel mondo emotivo del bambino, ascoltarlo; solo così potrà avere un dialogo con lui e parlare di quell’evento.

2. Accettare tutte le emozioni

Per essere in grado di fornire ai figli un solido modello di rispecchiamento emotivo, il genitore deve innanzitutto accettare le emozioni del bambino. Spesso i genitori hanno difficoltà a gestire i capricci o la rabbia dei bambini. Ma è fondamentale che sappiano riconoscere che dietro a ogni comportamento del bambino c’è un’emozione. Per esempio, dietro all’isolamento può esserci la tristezza.

Il genitore deve verbalizzare le emozioni che riconosce nel bambino; può farlo chiedendogli: “Come stai? Ti senti triste?”. Per abituare il bambino a riconoscere e capire le sue emozioni bisogna parlarne, usando il linguaggio. L’accettazione delle emozioni del bambino comporta l’accettazione delle proprie emozioni di adulto.

3. Incoraggiare la verbalizzazione e la narrazione

I genitori dovrebbero stimolare il bambino, fargli capire che se è arrabbiato, triste o impaurito potranno parlare insieme di queste emozioni e aiutarlo. I genitori hanno il compito di interrogare in modo morbido il bambino e aiutarlo a narrare, raccontare quello che prova.

Per esempio, se all’asilo è successo un qualche episodio spiacevole coi compagni, il genitore deve incoraggiare il bambino a esprimersi per poi poterlo aiutare a fronteggiare quelle sue emozioni e sviluppare così l’intelligenza emotiva.

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  • Bambino (1-6 anni)