Alluce valgo nei bambini: come riconoscerlo (e quando serve davvero intervenire)

Dolore, difficoltà nel camminare e disturbi nella postura con conseguenze sul modo di camminare: ecco perchè intervenire precocemente in presenza dell'alluce valgo.

Tra i passaggi più importanti della crescita di un bambino c’è quello legato alla deambulazione. Il bambino impara a camminare tra i 12 e i 16 mesi, ma solamente intorno al terzo anno di vita – come spiega la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) – la sua deambulazione può definirsi matura e fisiologica. L’attenzione verso lo sviluppo della deambulazione non è legato “solamente” alla dimensione fisica in quanto questa abilità è strettamente collegata allo sviluppo neurologico.

Il processo di sviluppo della deambulazione è condizionato da diversi fattori, anche di natura fisica. Durante la crescita, le gambe e i piedi dei bambini attraversano cambiamenti naturali che possono influenzare il modo in cui camminano. Nei primi due anni di vita, è normale che anche e ginocchia abbiano una certa flessione, che tende a ridursi con il tempo. Tutti i bambini nascono con le gambe leggermente arcuate verso l’esterno (la classica forma a “O”), una condizione chiamata varismo fisiologico. Intorno ai 18-24 mesi questa posizione tende a diventare dritta, per poi evolvere in un assetto opposto (valgismo) in cui le ginocchia si avvicinano formando una leggera “X”. Questo atteggiamento raggiunge il suo picco tra i 3 e i 4 anni e si corregge spontaneamente nella maggior parte dei casi entro i 6-8 anni.

Anche i piedi seguono un proprio percorso di sviluppo. Nei primi anni, è comune osservare un appiattimento dell’arco plantare e un lieve “cedimento” verso l’interno del tallone, noto come piede piatto. Tra le condizioni che possono compromettere la deambulazione c’è il cosiddetto alluce valgo, una deformità del piede che soprattutto nelle forme severe e quando si sviluppa precocemente può influenzare il modo di camminare del bambino determinando dolore, difficoltà nell’appoggio del piede e alterazioni della postura.

Che cos’è l’alluce valgo e quando compare nei bambini

Propriamente l’alluce valgo è una deformità del primo dito del piede che risulta deviato verso le altre dita del piede. Oltre alla deviazione il primo osso metatarsale sporge verso il mezzo. È una condizione che, come riportato in questo studio degli Acta Ortopédica Brasileira, si manifesta come deformità secondaria in bambini con piede piatto valgo flessibile non trattato o, come riportato dalla Société Francophone d’imagerie pédiatrique et prénatale (SFIPP), è congenito (hallux valgus malformatif congénital, alluce valgo malformativo congenito).

Cause possibili: genetica, scarpe sbagliate, postura

Il motivo esatto per cui si sviluppa l’alluce valgo (che interessa prevalentemente le bambine in età evolutiva) non è ancora del tutto chiaro. A incidere ci sono diversi fattori, come la familiarità, il piede piatto, i difetti torsionali degli arti inferiori e l’iperlassità legamentosa. È invece da escludere, riporta l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, una relazione con il tipo di calzature utilizzate. La Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) riferisce che l’alluce valgo è una condizione che può essere aggravata dall’uso di calzature a tacco alto e punta ristretta.

Sintomi: quando è solo estetico e quando fa male

Tra le particolarità dell’alluce valgo c’è anche quella che generalmente non è accompagnato da sintomi. Alcuni bambini possono lamentare dolori diffusi, ma poco localizzati, e soprattutto solamente durante lunghe camminate o nel corso dell’attività fisica, facendo pensare ad altre cause. La presenza di edema o rigidità articolare in associazione al dolore indica invece che la deformità delle dita sono problematiche.

Trattamenti: plantari, fisioterapia, chirurgia

La conferma diagnostica dell’alluce valgo è sostanzialmente clinica e il ricorso all’esame radiografico è finalizzato esclusivamente a misurare e valutare le varie caratteristiche. È importante intervenire (e farlo correttamente) anche perché se l’alluce valgo non viene trattato, in età adulta può evolvere in diverse condizioni critiche come la metatarsalgia, la sindrome del tunnel tarsale e l’osteoartrite.

Il trattamento dell’alluce valgo è prevalentemente chirurgico in quanto l’intervento mira a correggere l’asse del primo dito, a ripristinare i rapporti tra le articolazioni e a risolvere o ridurre il dolore. L’utilizzo di ortesi (come i plantari, i tensori o gli spaziatori tra le dita) può ridurre i sintomi da sovraccarico, ma non corregge la deformità e non consente di ristabilire l’assetto corretto del metatarso.

Per l’intervento chirurgico esistono più di 130 procedure, tanto che questo studio riporta che il trattamento dell’alluce valgo è ancora controverso. Non è un caso, infatti, che nel 10-20% dei casi tutte queste tecniche sono a rischio di recidiva della deformità.

Al termine dell’intervento è possibile riprendere da subito a camminare ma utilizzando calzature che consentono di non appoggiare l’avampiede e con l’ausilio, per almeno un mese, delle stampelle. Per recuperare completamente la deambulazione bisogna attendere anche due mesi, mentre per riprendere l’attività sportiva i tempi di recupero arrivano anche fino a sei mesi.

Cosa dicono i pediatri: prevenzione e consigli

Trattandosi di una condizione della quale non si conoscono le cause esatte e anche il coinvolgimento dei fattori di rischio non è del tutto chiara, è importante che i genitori monitorino ogni segnale d’allarme e si affidino alla valutazione del pediatra. Da questo punto di vista il ricorso ai bilanci di salute (i controlli periodici previsti in Italia nei primi anni di vita del bambino) è fondamentale anche e soprattutto per distinguere tra le patologie vere e proprie e i cosiddetti paramorfismi, ovvero le condizioni che si risolvono spontaneamente con la crescita. Tramite le visite regolari e la segnalazione al pediatra di qualsiasi dubbio o sospetto di anomalia è possibile intervenire tempestivamente diagnosticando precocemente ogni condizione prevenendo così l’insorgenza di complicanze più gravi.

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