“Tu non sei i tuoi genitori": come rompere i cicli tossici e crescere figli sereni e liberi

Crescere figli sereni e liberi è possibile, ma spesso per i genitori è necessario affrontare e risolvere diverse tossicità con le proprie famiglie di provenienza.

Ogni genitore è innanzitutto un figlio e questa banale evidenza ha in realtà importanti (e in alcuni casi drammatiche) ripercussioni sul modo in cui si esercita la propria genitorialità. Anche contro la propria volontà. Il carattere, infatti, è un tratto individuale che si forma nel tempo anche e soprattutto negli anni della crescita. Non a caso da tempo ci si interroga maggiormente su come crescere i propri figli in maniera sana e serena. Eppure questo non è sempre possibile anche per dinamiche familiari tossiche da cui si proviene.

È importante e necessario interrompere questi cicli generazionali disfunzionali, il cosiddetto Cycle-Breaking Parenting, con l’obiettivo di preservare i propri figli da queste dinamiche e donare loro un’educazione libera e sana.

Cycle-Breaking Parenting: rompere il ciclo per non trasmetterlo

L’espressione Cycle-Breaking Parenting, spiega Psichology Today, si riferisce a una persona che intenzionalmente modifica i modelli familiari interrompendo un circolo vizioso di comportamenti nella propria famiglia d’origine. È un pensiero condiviso da molti psicologi secondo cui i nostri tratti comportamentali siano influenzati da generazioni di persone appartenenti alla propria famiglia, che hanno rafforzato un determinato modo di essere.

Se in molti casi l’eredità genitoriale ricevuta è positiva e tale da essere tramandata, non si può ignorare che per molte persone ci sono aspetti che è preferibile non trasmettere. L’obiettivo è quello di creare una famiglia nei quali i figli non vivano le stesse dinamiche vissute dai loro genitori che, con fatica, impegno e coraggio, decidono di lavorare per spezzare questi cicli tossici.

Genitorialità consapevole: quando l’amore si impara

Prima di analizzare più nel dettaglio quali possono essere le forme di tossicità familiare da cui proteggere i propri figli, è importante partire dal presupposto che la genitorialità non è una sola questione biologica e genetica, ma un processo di acquisizione di competenze e consapevolezze. Può apparire retorico, ma si impara a essere genitori e lo si fa anche non negando o fuggendo dalle dinamiche tossiche nelle quali si è cresciuti. Si diventa genitori anche nei confronti dell’individualità dei propri figli, rispondendo a quelle che sono le loro esigenze e non imponendo loro un modello educativo prestabilito.

Per essere genitori consapevoli, quindi liberi di decidere cosa fare o non fare, cosa trasmettere e cosa non trasmettere ai propri figli, è necessario non rifiutare il proprio passato. Per quanto potenzialmente doloroso e imbarazzate l’interrogarsi sulla propria storia di figli è il primo passo per comprendere quale tipo di relazione si vuole instaurare con i propri figli.

Oltre a essere sano e utile per i figli, è un percorso che aiuta a conoscersi e a cambiare. La decisione di lavorare sul proprio vissuto senza darlo ormai per acquisito e intoccabile, è essa stessa una forma di educazione verso i figli, in quanto apprendono molto dai comportamenti dei propri genitori.

Tossicità familiare: come non ereditarla (né trasmetterla)

Ma quali sono queste dinamiche tossiche da non trasmettere ai propri figli? È importante interrogarsi su questi aspetti che spesso derivano da esperienze disfunzionali vissuti all’interno della propria famiglia di origine. Sono tutte quelle dinamiche che hanno influenzato negativamente lo sviluppo psicologico, emotivo e sociale di una persona.

Quando si parla di trasmissione transgenerazionale si fa riferimento al passaggio di quei contenuti, spesso non detti o tenuti nascosti, che possono influenzare il proprio modo di essere e le proprie scelte di vita. Che siano stati intenzionali o meno (per quanto è un elemento non trascurabile), questi comportamenti tossici possono condizionare non solo il proprio modo di essere come individuo, ma anche le proprie capacità di essere un padre e una madre. Alcuni dei comportamenti di tossicità familiare più comuni sono:

  • controllo eccessivo mascherato da preoccupazione (lo faccio per il tuo bene)
  • manipolazione emotiva inducendo i sensi di colpa
  • svalutare o sminuire i successi dei figli
  • imporre ai figli le proprie aspettative
  • critiche costanti
  • uso del silenzio come forma di punizione
  • favorire un figlio rispetto a un altro

I bambini cresciuti all’interno di famiglie nelle quali si sono manifestati questi comportamenti tossici, tendono a nascondere i propri sentimenti e a sviluppare bassa autostima, senso di inadeguatezza, difficoltà decisionali, dipendenza emotiva, sentimenti di abbandono, impulsività, ansia, depressione, tendenza a ripetere drammi infantili in età adulta e difficoltà a instaurare relazioni sane.

I recenti studi condotti sull’epigenetica (il modo in cui l’ambiente e lo stile di vita influenzino l’espressione dei geni senza modificare il DNA stesso) mostrano chiaramente come alcuni comportamenti possano essere trasmessi alle generazioni successive, anche senza che queste abbiamo percezione diretta di aver vissuto un trauma. La conseguenza è che i nuovi genitori tengono a replicare (meccanismi di coping) i comportamenti disfunzionali e le risposte emotive che hanno ricevuto e che, anche banalmente, hanno imparato e considerato come normali e giuste.

Strumenti emotivi per crescere figli più liberi

Liberarsi da quelle che, a tutti gli effetti, sono delle catene, non è un processo che si completa in poco tempo o nel quale basta la buona volontà. Il primo elemento, forse il più difficile, è quello di accettare di dover pazientare e di valorizzare i progressi fatti più che gli errori che, inevitabilmente, si continueranno a commettere.

È poi utile definire una scala di valori con i quali si intende crescere i propri figli. Più che stabilire come dovrebbero diventare i propri figli (e quindi impegnarsi in quella direzione) è utile stabilire quali sono le proprie priorità per far respirare ai propri figli dinamiche familiari sane, di libertà, rispetto e consapevolezza. Da questo punto di vista è necessario adottare atteggiamenti e abitudini grazie alle quali il bambino si senta amato e rispettato nella sua unicità. Significa capire il bambino gestendo le sue reazioni emotive, fondando il rapporto con loro sulla sincerità, la presenza, la disponibilità e il dialogo. La relazione genitore-figlio va costruita trovando il proprio equilibrio tra fermezza e flessibilità, restrizioni e libertà. I bambini non vanno cresciuti dicendo loro cosa devono fare, ma metterli nelle condizioni di capire e fare quello che è bene per loro.

Per poter affrontare e rompere i cicli tossici è doveroso anche valutare l’approccio con un professionista che possa guidare a intraprendere quel processo di guarigione che conduce alla capacità di crescere figli liberi (oltre che di chiarire tante questioni irrisolte).

Molto utile si rivela anche la disponibilità a imparare a essere diversi e migliori. È un lavoro che richiede impegno attivo i cui risultati non arrivano automaticamente e in maniera spontanea. Esistono corsi, realtà e contenuti che permettono di apprendere meglio “come funziona un bambino” e come rispondere in maniera sana alle sue necessità. Ma è anche un lavoro su sé stessi nel ritrovare la dimensione di uomini e donne, prima che di padri e madri, che non deve mai essere annacquata nel diventare genitori.

Da figli feriti a genitori guariti: il viaggio intergenerazionale

Il lavoro da svolgere è duplice e anche per questo più complesso. C’è da intervenire sul proprio passato, guarendo come figli da determinate ferite e c’è da agire come genitori sani che crescono i propri figli in maniera autentica, sana e libera dalle tossicità che si sono sperimentate.

È un lavoro, come anticipato, che parte innanzitutto dall’identificazione delle dinamiche e dei comportamenti tossici che sono stati ereditati. Non è una ricerca del colpevole, ma di capire in quali meccanismi e schemi comportamentali si è vissuto per anni (per giunta nella fase delicata della crescita).

Dopo averli individuati è necessario capire come quei comportamenti si sono manifestati all’interno della propria famiglia, come sono stati vissuti e quale impatto hanno avuto sul proprio sviluppo. Lo step più difficile è forse il più complicato perché richiede la capacità di accettare la storia familiare e svincolarsi da quella realtà, arrivando ad ammettere di non essere come i propri genitori. Solo dopo si possono scegliere e applicare i nuovi modi di essere una persona e un genitore.

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