Quando si scopre di essere incinta le donne con i loro partner iniziano a fantasticare sul futuro del loro bambino. Una delle prime questioni è indubbiamente legata al sesso biologico del nascituro. Sarà un maschio o una femmina? In attesa dell’ecografia morfologica o degli esami genetici (o del parto per chi non vuole scoprire il sesso biologico del bambino prima della nascita), i futuri genitori immaginano come sarà la loro vita con un figlio pensando a come si relazioneranno e le cose che faranno con loro, ma anche il nome che gli daranno.
C’è la tendenza a iniziare a fantasticare e “crearsi una lista di desideri” nella mente.

Si crea quindi un’aspettativa e molto probabilmente una preferenza tra l’avere un figlio o una figlia. Non a caso su questo aspetto oggi sono frequenti i Gender Reveal Party, le feste in cui si scopre e si rivela il sesso biologico del proprio bebè.

Ma può capitare che un papà o una mamma si aspettassero o preferissero una femmina rispetto a un maschio (o viceversa)? Si può andare incontro a quella che viene chiamata delusione di genere? È una colpa e un segno di imperfetta genitorialità o un fenomeno del tutto normale?

Cerchiamo di rispondere, ovviamente senza pregiudizi, a queste domande offrendo qualche spunto per affrontare una condizione comune ma spesso taciuta per vergogna e timore di essere giudicati.

Delusione di genere: cosa significa?

Si chiama gender disappointment o, tradotto, delusione di genere e fa riferimento a quella sensazione di dispiacere, tristezza e, appunto, delusione, perché il sesso biologico del bambino non coincide con quello che ci si aspettava o per il quale si aveva una preferenza. Per cui si ha un figlio maschio e si sarebbe preferita una femmina o si ha una femmina quando si sarebbe preferito un maschio.

Il fenomeno, nonostante sia il più delle volte taciuto, è diffuso tanto che molti ginecologi riferiscono il silenzio o l’imbarazzo che si dipinge sul volto dei genitori quando scoprono che il proprio bambino ha un sesso diverso da quello sperato.

Le cause del gender disappointment

I motivi per cui un genitore può sperimentare la delusione di genere sono tanti e legati non solamente alla propria personalità e carattere, ma anche al contesto sociale e culturale nel quale ci si trova. Non è raro, infatti, pensare che avere un figlio maschio sia meglio rispetto a una figlia femmina sia come prestigio che come possibilità di tramandare la generazione (sebbene oggi sia possibile, ma non ovunque, dare ai figli anche o solo il cognome della madre).

Ci sono poi motivazioni emotive. Molti genitori sognavano un figlio maschio o femmina perché quello era il loro modello di genitorialità. Ma c’è anche chi pensa che il sesso biologico andrà a incidere sul tipo di relazione e legame che si svilupperà nel tempo: per cui ci sono padri che preferirebbero un figlio maschio e donne una figlia femmina per una maggiore affinità e capacità di relazionarsi con loro e soddisfarne i bisogni, al contrario, padri che vorrebbero una femmina e madri che vorrebbero un maschio per evitare le tensioni che si andranno a sviluppare nelle varie fasi della crescita.

Emerge qui l’influenza del vissuto di ogni genitore in riferimento alla sua storia personale, “È stato figlio unico? Ha avuto fratelli? Come è stato per lui essere figlio? Che educazione ha ricevuto? Che cosa gli dicevano i genitori in riferimento al suo essere maschio o femmina? Quali ruoli ha ricoperto il suo sesso?”.

Ci sono poi motivazioni legate a precedenti figli. Chi ha già avuto uno o più figli dello stesso sesso biologico (tutti maschi o tutte femmine) può sentire il desiderio di averne uno di un sesso biologico diverso. Così come, ancora, gioca un ruolo importante il condizionamento sociale e familiare. Condizionamento che può essere comprensibile (come nel caso di chi vorrebbe dare il nome di un parente defunto o di tramandare una tradizione) o che può sfociare in stereotipi e pregiudizi di genere per cui “un maschio è meglio perché andrà incontro a meno difficoltà” o “una femmina è meglio perché si prenderà più cura di te”.

Anche il vissuto personale e la propria infanzia può svolgere un ruolo importante nello sviluppo del gender disappointment. Chi è cresciuto solamente con fratelli o sorelle potrebbe pensare che con un figlio del medesimo sesso biologico si troverebbe più a suo agio o, al contrario, sarebbe curioso di confrontarsi con un soggetto di sesso diverso. Similmente anche chi è cresciuto con più fratelli e sorelle potrebbe aver maturato un rapporto migliore con un maschio o una femmina e quindi preferire, pensando di replicare, un figlio o una figlia.

La delusione di genere, quindi, può avere tantissime cause e le stesse possono, da persona a persona, produrre un effetto diverso. Una condizione comune che merita di essere affrontata e superata, soprattutto per evitare di colpevolizzarsi e sentirsi dei pessimi genitori.

Come gestire e superare la delusione di genere?

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Fonte: iStock

È necessario partire da un punto, rispondendo anche alla domanda del titolo di questo articolo: sì, è normale restarci male del sesso biologico del bambino. Ed è normale sia perché si tratta di un’emozione sulla quale non si può avere un controllo totale, sia perché è normale avere delle aspettative (soprattutto quelle non legate a pregiudizi e motivi di discriminazione).

Inoltre, percepire una sensazione di questo tipo, nonostante possa avere risvolti importanti se non correttamente gestita, non significa esprimere una condanna senza appello sul proprio figlio o figlia. Si sarebbe preferito un maschio o una femmina, ma quando nascerà sarà sempre un figlio e lo si tratterà come tale, rimanendo magari anche sorpresi di come le proprie aspettative si erano rivelate sbagliate.

In tutti i casi, superata la frustrazione del momento, è utile mettere in atto alcune strategie atte a superare la delusione di genere.

La prima cosa da fare è sicuramente quella di prendere atto dell’amarezza e della tristezza che si vivono. Ignorare o sottovalutare il fenomeno rischia soltanto di cronicizzarlo ed esasperarlo. Parallelamente, può essere utile approfondire il motivo per cui si è rimasti delusi, magari condividendo questo percorso con il proprio partner, in modo da disinnescare questo meccanismo. È infatti importante ricordare come le emozioni e i sentimenti negativi spesso necessitino di strategie per essere superati e risolti; attendere che passino da soli può non rivelarsi la scelta migliore.

Non è da escludere, inoltre, che si possa rimanere anche sorpresi della propria delusione di genere. Confrontarsi e scontrarsi con questa dimensione può essere utile per conoscersi meglio e prepararsi a essere un genitore potenzialmente più sensibile ad ascoltare il proprio figlio o figlia e accompagnarlo nella crescita.

Per compiere questo percorso di superamento della delusione di genere può volerci tempo e potrebbe richiedere sofferenza, ma non può essere rimandato, per il bene proprio che quello del bambino. È importante avere fiducia sulle proprie capacità genitoriali che non sono né del tutto innate né completamente acquisibili; essere genitore è una sfida continua che si concretizza nel confronto tra due persone: il genitore e il figlio, ognuno con la sua individualità ed entrambi inseriti in un determinato contesto sociale, culturale, temporale e familiare.

Ecco quindi che viviamo tutti di attese, aspettative e speranze, anche sul futuro dei figli (non solo sul loro sesso biologico, ma anche su come cresceranno, cosa faranno da grandi, eccetera). Queste non vanno represse, ma capite per accoglierle, ascoltarle ed elaborarle in modo da conoscersi e riuscire, con la giusta disponibilità (anche di valutare nelle forme più difficili il ricorso a un aiuto professionale), a vivere al meglio la propria genitorialità.

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  • Bambino (1-6 anni)