Ecografia morfologica: molto più che conoscere il sesso del bambino

La cosiddetta seconda ecografia svolta durante il secondo trimestre è estremamente importante anche per ragioni medico-legali. Scopriamo quando farla, come va fatta e cosa si può vedere durante questo esame.

I futuri genitori attendono sempre con grande impazienza, emozione e curiosità la cosiddetta seconda ecografia, ovvero l’ecografia morfologica. Questo perché viene generalmente associata a quella visita durante la quale si scopre il sesso del nascituro e si riesce, grazie alle moderne ecografie 3D e 4D, a vedere i lineamenti del bambino che durante la prima ecografia erano solamente accennati.

In realtà l’ecografia morfologica è un esame molto più approfondito e delicato che implica notevoli questioni, anche di natura medico-legale (tali da determinare conseguenze giudiziarie particolarmente rilevanti per l’operatore sanitario che la esegue).

Il medico che esegue l’ecografia morfologica, infatti, ha una responsabilità ben precisa nei confronti della donna (e del suo partner) qualora non rilevasse condizioni o anomalie che con l’indagine ecografica era possibile individuare. L’ecografia morfologica, infatti, va a studiare, come dice la parola stessa, la struttura del feto, andando proprio a verificare che non ci siano elementi o condizioni di cui genitori devono essere informati o che possono essere curate e una mancata diagnosi porterebbe a un ritardo del trattamento.

Va ricordato, infatti, come precisato dalla Società Italiana di Ecografia Ostetrico Ginecologica (SIEOG) che lo scopo di questa ecografiaè quello di individuare, in una popolazione di soggetti apparentemente sani, quelli che sono a rischio di condizioni patologiche allo scopo di offrire ad essi diagnosi il più possibile precise ed eventuali modalità di trattamento idonee” in modo da “fornire alla donna una informazione completa ed eventualmente un invio ad un esame diagnostico (ecografia di riferimento) al fine di fornire elementi idonei per una decisione informata sulle possibilità di cura”.

Anche alla luce di queste prime puntualizzazioni è fondamentale fare chiarezza su un esame di estrema importanza che va affrontato con la giusta consapevolezza e rivolgendosi esclusivamente a professionisti qualificati. Per questo motivo abbiamo intervistato il Dottor Luca Zurzolospecialista in ginecologia e ostetricia, che ci ha permesso di comprendere meglio cos’è, a cosa serve e quando si esegue la cosiddetta ecografia morfologica e perché, come anticipato, è molto di più dell’esame per scoprire il sesso del bambino.

Quando si effettua l’ecografia morfologica?

Dottor Zurzolo, in quale periodo della gravidanza viene eseguita l’ecografica morfologica, detta anche “ecografia del II trimestre”?

L’esame si può eseguire a partire dalla diciannovesima settimana di gravidanza in poi, ma la migliore epoca per questo tipo di ecografia è quella tra la ventesima e la ventitreesima settimana, quando si riescono a studiare molto bene e in dettaglio anche il cuore fetale e il sistema nervoso centrale e periferico.

A cosa serve l’ecografia morfologica

Qual è lo scopo di questa ecografia?

L’esame morfologico, come dice il nome stesso, va a esplorare tutte le strutture del feto che a quest’epoca sono quasi del tutto complete e molto simili a quelle che saranno presenti alla nascita.

Perché è un’indagine particolarmente importante da svolgere con estrema attenzione e competenza?

È importante e delicata perché va a studiare quasi tutte le strutture del feto e per questo solitamente viene riservata a un ecografista di secondo livello, ovvero un ginecologo che si occupa specificatamente di questa tecnica.

Parliamo quindi di un esame fondamentale per conoscere diverse informazioni atte a migliorare gli esiti della gravidanza, e a ricercare l’eventuale presenza di malformazioni fetali.

Cosa si vede nell’ecografia morfologica?

Dottor Zurzolo, cosa si indaga attraverso un’ecografia morfologica? Cosa va a monitorare l’operatore che la esegue?

Il feto si studia solitamente partendo dalla testa e procedendo poi verso il basso guardando tutte le strutture intacraniche che compongono l’encefalo per poi passare in esame la presenza delle orbite, dell’integrità del labbro superiore e del palato (la palatoschisi o la labioschisi sono delle evenienze abbastanza frequenti).

Successivamente si analizza l’integrità di tutta la colonna vertebrale, guardando anche che sia chiusa a livello dell’osso sacro (escludendo quindi la spina bifida) per poi analizzare le strutture addominali passando in esame prima il torace con la conformazione del cuore, la presenza delle quattro camere, i corretti efflussi vascolari (l’aorta, la polmonare e le valvole cardiache) per poi passare all’interno dell’addome con lo stomaco, l’intestino, la presenza dei reni, la vescica e poi il cordone ombelicale, controllando che abbia due arterie e una vena.

Si controlla poi il sesso fetale, per poi analizzare gli arti, superiori e inferiori, la presenza delle mani (ma non il conteggio esatto delle dita perché non è sempre agevole farlo e, conformemente alle linee guida, non è richiesto anche perché non costituisce un problema importante). Successivamente si controlla la corretta inserzione placentare, la quantità di liquido amniotico e si eseguono le flussimetrie per valutare gli scambi di sangue tra feto e placenta per poi completare l’indagine con il controllo della cescita e del peso fetale.

Questo tipo di tecnica ha dei limiti? Ci sono condizioni che non è possibile rilevare o elementi che possano condizionare l’esito dell’ecografia?

L’ecografia ha un indice di attendibilità che va dal 30% al 70%, motivo per cui viene richiesta la firma del consenso informato della paziente. È opinione comune pensare che con l’ecografia morfologica si veda tutto, in realtà si vede solo una parte. Tantissime patologie sono impossibili da diagnosticare ecograficamente, molte patologie rare sono difficili da diagnosticare e solo se il feto si trova in determinate posizioni o se il pannicolo adiposo della donna non è particolarmente abbondante. Non bisogna pensare che una volta eseguita l’ecografia strutturale se non vengono riscontrate patologie il bambino sarà sano al 100% e non avrà problemi.

La metodica ha dei limiti che sono invalicabili e come tali vanno contemplati. Esistono delle statistiche che vengono prese in considerazione per capire quanto è possibile riscontrare una determinata patologia. Alcune di queste si riscontrano quasi nel 100% dei casi ed è responsabilità, anche medico-legale, del medico individuarle. Altre, invece, raggiungono il 20-30% di diagnosi in utero e in questi casi non è detto, per una serie di motivi, che l’ecografista riesca a evidenziarle e in questi casi non si può parlare di errore medico.

Ecografia morfologica 3D e 4D

Qual è la differenza tra un’ecografia morfologica in 3D e una in 4D?

La differenza è che nel 3D il feto è rappresentato dall’immagine statica, ed è quella comunemente richiesta come ricordo di questo momento, mentre nel 4D vi è l’aggiunta del movimento. È quindi un esame ecografico tridimensionale in movimento ed è costituito da un vero e proprio filmato con i movimenti del feto durante l’esame. Il 3D è quello che viene utilizzato nella la pratica clinica per l’analisi di alcune strutture che, in 2D, potrebbero non essere chiaramente evidenziate.

I risultati dell’ecografia morfologica

Una volta terminata l’ecografia deve essere prodotta specifica e accurata refertazione contenente i dati della donna e gli esiti dell’indagine appena condotta. Questo è un documento di estrema importanza che permette alla donna di conoscere lo stato di salute del proprio bambino e di avere gli elementi per procedere con eventuali approfondimenti o valutazioni su come intervenire o gestire le specifiche condizioni che sono, ovviamente, da trattare caso per caso.

Dottor Zurzolo, qualora fosse necessario, è possibile ripetere l’ecografia morfologica?

Sì, è un tipo di indagine che può essere sempre ripetuta perché l’esame ultrasonografico non ha alcun tipo di effetto nocivo per chi vi si sottopone. Chiaramente se qualcosa non viene visto non lo si va a cercare, mentre in presenza di sospetti si continua ad indagare.

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