Risk play e pedagogia del rischio: i bambini hanno bisogno di giocare con il pericolo

Lasciare che i bambini corrano dei rischi durante il gioco non è un errore, ma un'importante opportunità di crescita. Ecco perchè.

Non correre. Stai attento. Non arrampicarti. Queste sono solo alcune delle raccomandazioni che solitamente ogni genitore ripete ai bambini di ogni età. Sono indicazioni che spesso vengono date anche quando si è al parco o durante il gioco e che hanno come evidente obiettivo quello di tutelare il bambino, evitando che si faccia male. Eppure esiste un approccio educativo, noto come risk play, che invita proprio all’esatto opposto. È la pedagogia del rischio che non elimina il pericolo senza esporre i bambini a pericoli gravi. Parliamone.

Cos’è il risk play e perché è importante per lo sviluppo del bambino

Il portale Psychology Today definisce il risk play come quel tipo di gioco libero e autodiretto che prevede una componente di pericolo percepito. Ci sono rischi reali, ma non tali da essere letali e realmente pericolosi. Questi rischi sono per il bambino una realtà che stimola emozioni come paura e brivido, ma in misura per lui gestibile. Non si tratta, quindi, di far giocare il bambino da solo in mezzo a una strada trafficata, né di abbandonarlo al pericolo ignorando il suo temperamento e le sue esigenze emotive.

Si tratta di non limitare la scoperta del bambino lasciandogli la possibilità di scegliere ed esplorare il mondo che lo circonda anche affrontando il disagio o la paura. È quella dinamica interna al bambino che, di fronte a qualcosa che lo attrae e lo diverte, l’affronta pur provando emozioni contrastanti come sono, appunto, la paura e il disagio. È lui a decidere fino a che punto spingersi riconoscendo così i propri limiti. Il genitore non lo forza né lo limita, ma si assicura che il pericolo non sia potenzialmente fatale o tale da costituire un trauma, fisico o psicologico, per il bambino.

Per capire cos’è (e cosa non è) un gioco rischioso è possibile fare riferimento a sei fattori chiave, ovvero:

  • altezza
  • velocità
  • uso di strumenti rischiosi
  • interazione con gli elementi naturali
  • attività che comportano il rischio di “perdersi”
  • attività turbolente

Per i bambini sono divertenti i giochi che prevedono di arrampicarsi, correre veloce, usare strumenti da grandi (come quelli per intagliare un bastone), interagire con gli elementi naturali (acqua, fuoco, sassi), nascondersi o allontanarsi, e fare giochi turbolenti come la lotta.

I benefici del gioco rischioso

Nonostante per i genitori sia motivo di apprensione, il gioco rischioso è utile e sano per i bambini. Lo è perché fa parte del loro sviluppo ed è un modo fondamentale per capire non solo come funziona il mondo, ma anche il loro corpo. È una strategia preziosa, anche perché sfrutta le dinamiche del gioco, perché aiuta i bambini a regolare la paura, ad avere il controllo delle emozioni, a favorire il coraggio e l’adattamento di fronte ai rischi reali, maturando fiducia nelle proprie capacità e nei propri limiti.

C’è anche da considerare come tramite il gioco rischioso i bambini acquisiscono esperienza e la capacità di riconoscere una situazione nuova e pericolosa, trovando una soluzione per renderla più sicura. In questo modo non si bloccano di fronte alle novità o alle difficoltà, ma hanno una base solida dalla quale si sviluppa la capacità di diventare autonomi e indipendenti. La pedagogia del rischio è utile anche perché impegna il bambino in attività fisiche non sedentarie, favorendo il potenziamento del sistema immunitario con un impatto estremamente positivo sulla salute fisica e mentale, sia nel breve che nel medio-lungo periodo.

In molti giochi di questo tipo c’è anche la dimensione sociale con un’educazione che favorisce la cooperazione e la comunicazione senza dimenticare come il risk play può aiutare il bambino nella perseveranza portandolo a non arrendersi alle prime difficoltà.

Come sostenere il risk play

Per i genitori e i caregiver è quindi importante favorire questa pedagogia del rischio, anche tenendo conto delle legittime e comprensibili paure. Essere adulti e in modo particolare genitori significa anche valutare con oggettività le varie situazioni e comprendere che pesa di più l’influenza negativa sulla crescita dei figli di un’educazione votata al timore e al non fare le cose per paura delle conseguenze che il far correre loro dei rischi. Quindi è importante non lasciarsi condizionare dalle proprie paure e impedire che queste ostacolino lo sviluppo e la crescita del bambino. Questo vale in modo particolare per i genitori, ma anche per nonni, zii e ogni figura di riferimento del bambino.

È necessario distinguere tra rischio e pericolo, con il primo che è una possibilità gestibile di farsi male, mentre il secondo è una minaccia concreta e non controllata, che può causare danni seri. Il rischio, quindi, va accolto e va permesso al bambino di gestirlo, mentre il secondo va contrastato. Compito dei genitori è anche quello di eliminare o ridurre il più possibile i pericoli senza impedire al bambino di correre dei rischi. Questo vale nel gioco, ma anche nelle altre dimensioni della vita.

Di fronte a una situazione potenzialmente rischiosa è utile per i genitori sforzarsi e aspettare prima di intervenire, vedendo anche come reagisce il bambino. Il gioco all’aperto, in modo particolare al parco, è una delle esperienze più preziose per i bambini, perché qui può esprimere la propria libertà, sperimentare nuove situazioni e crescere in maniera sana senza troppe sovrastrutture educative.

Da questo punto di vista è importantissimo che i genitori siano presenti (non che abbandonino i figli a loro stessi) e che comunichino con i bambini con un linguaggio adeguato. Questo è quello che favorisce la consapevolezza (spiegando, per esempio, che una roccia è scivolosa o che c’è una buca vicino allo scivolo) permettendo al bambino di decidere autonomamente senza poi irriderlo o condannarlo ai “te l’avevo detto”.

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  • Bambino (1-6 anni)