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Il tuo bambino ha un disturbo del sonno? Ecco lo studio che indica quanto, come e per quanto dare la melatonina al bambino.
I disturbi del sonno sono una realtà ampiamente diffusa nei bambini fino ai tre anni. Per (almeno) 36 mesi i genitori devono convivere con addormentamenti estenuanti, routine della buonanotte difficili da seguire e continui risvegli notturni che interferiscono con la qualità della vita. Un problema che, al di là di tante ironie, è molto serio e contro il quale spesso i genitori sono abbandonati a loro stessi. Una delle soluzioni più note è quella legata alla somministrazione di melatonina, una scelta che permetterebbe di ridurre i tempi di addormentamento del bambino. Una scelta, però, fino a oggi poco suffragata da dati ed evidenze scientifiche, tanto che in un contributo dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) del 2015 veniva chiarito come non esistessero studi controllati, randomizzati, sull’uso della melatonina nei bambini sotto i 6 anni con sviluppo neurologico normale.
Ora a colmare questa lacuna è uno studio dell’Università di Pisa e dell’IRCCS Fondazione Stella Maris (pubblicato su Sleep Medicine Review) che per la prima volta propone raccomandazioni operative specifiche riguardanti la dose, l’orario di somministrazione e la durata del trattamento a base di melatonina nei bambini con disturbi del sonno, allo scopo di massimizzarne l’efficacia.
Secondo quanto emerso, la finestra di somministrazione ideale non coincide con quella riportata nei foglietti illustrativi. Lo studio indica infatti che la melatonina andrebbe assunta circa tre ore prima dell’orario di addormentamento desiderato, quindi in anticipo rispetto alla pratica comune. La dose più appropriata si colloca tra i 2 e i 4 mg al giorno, mentre la durata del trattamento dovrebbe estendersi per più settimane per garantire una reale efficacia. L’orario resta comunque un elemento da personalizzare, perché ogni bambino presenta caratteristiche e necessità differenti.
L’analisi ha preso in considerazione ventuno studi clinici pubblicati fino al 30 aprile 2024, tutti condotti su bambini in età prepuberale. Il confronto tra chi ha assunto melatonina e chi ha ricevuto un placebo ha mostrato risultati netti. Nei gruppi trattati si è osservata una facilitazione dell’addormentamento e l’effetto si è rivelato particolarmente marcato nei bambini con disturbi del neurosviluppo.
Gli autori dello studio hanno sottolineato come sia importante prestare attenzione all’uso di questa sostanza, che l’organismo produce naturalmente e che ha un ruolo centrale nella regolazione del ciclo sonno-veglia. Nei più piccoli, dove le alternative terapeutiche sono meno numerose rispetto agli adulti, è fondamentale poter contare su indicazioni chiare e verificabili. Le nuove raccomandazioni hanno proprio questo obiettivo, offrendo un quadro pratico che può orientare sia la prescrizione dei medici sia le scelte delle famiglie.
Nel presentare i risultati dell’ultimo studio sull’uso della melatonina nei bambini si fa riferimento ai piccoli con sviluppo neurologico normale. Ma qual è la differenza rispetto a chi presenta una neurodisabilità o disturbi neurocomportamentali come autismo e ADHD? La distinzione è fondamentale perché l’efficacia del trattamento e le modalità di somministrazione cambiano sensibilmente.
Nei bambini con disturbi del neurosviluppo i problemi legati al sonno sono molto più frequenti e interessano fino a tre quarti della popolazione pediatrica. Uno studio riportato dalla rivista Medico & Bambino ha evidenziato come nei bambini con disturbi dello sviluppo neurologico i disturbi del sonno hanno un’incidenza del 50-75%.
In questi casi, come spiegato in questo studio, la melatonina ha mostrato un impatto particolarmente positivo riuscendo ad accorciare il tempo necessario per addormentarsi, aumentare la durata complessiva del riposo e contribuire a stabilizzare i ritmi sonno-veglia.
Il discorso cambia se si guarda ai bambini con uno sviluppo tipico. Qui le evidenze scientifiche sono limitate e indicano come trattamento prioritario gli interventi comportamentali, capaci di risolvere il 50-80% dei casi di insonnia infantile. Alcuni studi hanno comunque rilevato un miglioramento nei tempi di addormentamento e nell’umore diurno anche nei bambini con uno sviluppo tipico, ma le società scientifiche invitano alla cautela. Secondo l’American Academy of Sleep Medicine (AASM), la melatonina in questi casi dovrebbe essere considerata solo dopo aver valutato con un pediatra la possibilità di modificare abitudini e routine legate al sonno.
Partendo dalla comprensibile difficoltà dei genitori di convivere con un sonno di qualità scadente è importante però valutare con attenzione le soluzioni da adottare. Questo per evitare false speranze ma soprattutto per evitare che il beneficio abbia conseguenze importanti sullo sviluppo del bambino. La melatonina è considerata sicura e non sembra interferire con la produzione endogena né creare dipendenza, ma gli studi a lungo termine sono ancora limitati.
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