
Durante la gravidanza è vietato donare il sangue. Scopriamo perché e quali sono i rischi legati alla donazione di sangue durante la gestazione.
Sacco vitellino primario, secondario, definitivo. E, ancora, idropico, vuoto, grande. Le definizioni applicabili a questo elemento sono svariate e dipendono da determinati fattori, alle volte segnali di problematiche e rischi.
Il sacco vitellino rappresenta un elemento essenziale per la gravidanza, ed è già visibile nella prima ecografia realizzata attorno alla quinta settimana di gestazione. Dalla sua forma è possibile ottenere diverse informazioni utili.
Il sacco vitellino costituisce il primissimo elemento visibile quando si effettua l’ecografia durante la gravidanza. Solitamente, questa componente, presente all’interno della camera gestazionale, si vede attorno alle quinta settimana di gestazione. Da cosa è composto? Il sacco vitellino contiene il fluido vitellino, utilissimo per fornire nutrimento all’embrione nelle prime settimane. La sua formazione è fondamentale per la gravidanza e la sua crescita avviene in maniera progressiva: cresce di 1 millimetro a settimana.
È posizionato sulla faccia ventrale dell’embrione ed è ricoperto da endoderma extra-embrionale, fuori del quale è presente uno strato di mesenchima extra-embrionale, derivato dal mesoderma.
Come avviene la circolazione vitellina? L’aorta primitiva va a far confluire il sangue alla parete del sacco vitellino, e dopo che lo stesso ha attraversato un plesso capillare a maglia larga, viene ridato dalle vene vitelline al cuore tubolare dell’embrione.
Può accadere che il sacco vitellino non sia visibile sin da subito perché subisce varie modifiche. Inizia a prendere forma durante la seconda settimana di vita dell’embrione per poi modificarsi attraverso tre differenti fasi: primaria, secondaria, definitiva. Al termine della quarta settimana il sacco vitellino ha la forma di una vescichetta a pera aperta nel tubo digestivo attraverso il dotto vitellino.
È intorno alla quinta settimana di gestazione, quando la camera gestazionale è pari a circa 7 mm e l’embrione non è visibile con certezza, che si rileva il sacco vitellino. Risulta visibile un sottile anello del diametro di 2 mm che raggiungerà i 5,5 mm alla decima settimana di gravidanza.
Ed è proprio a questo punto, ovvero dalla decima settimana, che il sacco vitellino inizia il suo processo di deterioramento, in modo naturale, dato che i suoi compiti saranno svolti da altri organi e strutture, tra cui la placenta. Quindi esso non sarà più necessario.
Quando l’ecografia rileva il sacco vitellino ma non la presenza dell’embrione, le motivazioni possono essere le seguenti: è avvenuto un aborto spontaneo, fenomeno purtroppo sempre più diffuso, nelle prime settimane successive al concepimento, a causa di molteplici fattori.
Il sacco vitellino si definisce idropico quando è gonfio di liquidi. Questa circostanza, il più delle volte, si lega all’aborto. Quando si verifica un aborto, infatti, il sacco in questione è (troppo) carico di liquidi e/o irregolare.
La presenza di un sacco vitellino di dimensioni superiori alla media, con conseguenti misure dell’embrione sproporzionate rispetto a quelle del sacco, può essere indice di problematiche connesse al rischio cromosomico e sindromico, nonché di aborto. Anche in tale caso, occorre attendere qualche giorno per poi ripetere l’ecografia al fine di avere un quadro più dettagliato della situazione.
Come detto sopra, il sacco vitellino attraversa tre differenti stadi: primario, nella fase iniziale, ossia quando il sacco prende forma nella seconda settimana di vita dell’embrione; secondario, quando il sacco vitellino modifica la sua forma, per avviarsi al terzo stadio; definitivo, quando alla quarta settimana di sviluppo dell’embrione la forma del sacco vitellino si completa, presentando nella parte superiore il tubo intestinale e in quella inferiore il mesentere ventrale.
Articolo originale pubblicato il 13 settembre 2018
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