Baby Bump: Perché la Pancia in Gravidanza è Diventata un Trend da Celebrare!

La gravidanza è sempre meno un tabù, tanto che è sempre più normale mostrare con fierezza il proprio pancione. Analizziamo più da vicino il fenomeno del baby bump.

Nel corso degli ultimi vent’anni la gravidanza è cambiata. Lo è sia dal punto di vista medico (con maggiori conoscenze, controlli e attenzioni) che culturale. Ed è proprio da quest’ultimo punto di vista, riprendendo quanto riportato dallo studio pubblicato sulla rivista Archivio Antropologico Mediterraneo (AAM), che è interessante partire per analizzare il ribaltamento del significato della gestazione. Fino a non molti decenni fa, infatti, la gravidanza era un periodo quasi di nascondimento caratterizzato da tanti divieti e paure, mentre oggi è un fenomeno da mostrare e celebrare in diversi modi e occasioni. Il cosiddetto baby bump è uno di questi.

Cos’è il “Baby Bump”? Il significato del termine

L’espressione baby bump indica propriamente la pancia della donna che con il passare delle settimane di gravidanza diventa sempre più visibile. Il termine è l’unione di due parole inglesi: baby (bambino) e bump (bozzo, rigonfiamento). È quello che in italiano possiamo tradurre come pancione e che può essere considerato il segno pubblico di una gravidanza.

Se, infatti, i primi sintomi di una gestazione e la conferma del test di gravidanza sono fatti privati e che pubblicamente possono essere tenuti nascosti, il pancione è un segno che da sospetto di una gravidanza diventa sempre più una certezza.

Da dove viene il termine “baby bump”? Storia e origini

L’Oxford English Dictionary segnala come sia del 1980 il primo utilizzo documentato del termine baby bump, precisamente in un testo di un testo di V. Corbett e J. Wade. Ma è solamente con gli anni Novanta e soprattutto Duemila e l’esplosione dei nuovi media e della cultura pop che si è iniziato a diffondere l’utilizzo dell’espressione baby bump. La popolarità del termine e il suo uscire dai confini degli Stati Uniti e dei Paesi di lingua anglofona è stata decretata dalle riviste di gossip che hanno iniziato a mostrare le foto dei pancioni delle star in dolce attesa.

Al di là dell’aspetto strettamente legato al gossip, tale attenzione da parte dei media ha consentito di normalizzare la diffusione del termine e di quello che esso significa. Come detto, infatti, il baby bump è diventato il simbolo di una nuova visibilità sociale della gravidanza e di un nuovo modo di pensarla e viverla. Se in passato le donne tendevano a nascondere le forme della gestazione, oggi la pancia viene spesso mostrata e celebrata, tanto che il pancione è diventato un vero e proprio simbolo da ostentare anche attraverso pratiche come il bump painting (la decorazione artistica del pancione).

Il ruolo dei social media: come il “baby bump” è diventato un fenomeno globale

Un fenomeno come il baby bump, nato negli anni di nascita e crescita di Internet e del World Wide Web (WWW), deve moltissimo ai social media. Se il primo social network (SixDegrees) è stato lanciato nel 1997, è negli anni Duemila che si diffondono e consacrano piattaforme come MySpace e Facebook. Grazie a questi spazi le donne, celebrità e non solo, hanno iniziato a raccontare ed esibire pubblicamente il loro pancione e i passaggi della gravidanza.

È in questo periodo che c’è stato il vero e proprio ribaltamento culturale della gravidanza diventata quasi una realtà da ostentare. Al netto di tante contraddizioni della modernità che celebra l’ostentazione della gravidanza ma continua a sostenere stigmi e pregiudizi, l’esposizione mediatica garantita dai social media non è esente da criticità.

Oltre a tutte le implicazioni (tipiche dei social) per cui mostrarsi e condividere la propria vita rischia di diventare una forma di egocentrismo e di mera apparenza, c’è anche il problema che il corpo della donna finisca per diventare qualcosa di cui tutti possano e debbano parlare. Con la gravidanza che da scelta libera diventa quasi uno status symbol da cercare per poterlo mostrare. Tutti fenomeni che si legano con il delicato tema del ruolo della donna e della maternità nella società contemporanea. Senza sottovalutare, infine, come l’esaltazione della gravidanza possa scontrarsi con il rispetto di chi non può (o non vuole) avere figli e subisce le relative aspettative sociali sulla maternità.

Perché il “baby bump” è un simbolo positivo della gravidanza

Nonostante rischi e criticità (cui dedicare sempre massima attenzione), il baby bump è considerato un simbolo positivo della gravidanza. Questo per diversi motivi. Innanzitutto perché tacere, nascondere e vivere con vergogna una realtà ha più rischi che benefici. Ma anche perché aver liberato la gravidanza di quel timore sociale ha permesso di considerare la gestazione come una scelta e non come un destino.

Si diventa madri per scelta non in quanto persone dotate di un utero funzionante e la narrazione positiva del baby bump rappresenta la realizzazione di un’aspirazione individuale, di un obiettivo perseguito e raggiunto e non di qualcosa fatto per dovere e di cui vergognarsi.

Va anche posta attenzione a come il baby bump abbia contribuito (anche se in un processo ancora in divenire) a promuovere l’accettazione del corpo e dei relativi cambiamenti fisici.

Le celebri “pance”: quando le star mostrano il loro Baby Bump

Molte celebrità hanno fatto del baby bump una scelta che in alcuni casi è passata alla storia. Basti pensare a Demi Moore che nel 1991 ha posato con il pancione scoperto per la copertina di Vanity Fair, contribuendo così anche a ridefinire i canoni estetici e culturali della maternità. Altri esempi noti sono quelli di Margot Robbie, Beyoncé, Meghan Markle e Rihanna, così come, per rimanere in Italia, di Chiara Ferragni e Aurora Ramazzotti.

L’attenzione verso la gravidanza è diventata tale che sono state prodotte anche serie TV (come Celebrity Bumps: Famous & Pregnant disponibile su Prime Video), nelle quali si segue la gestazione di coppie famose.

Condividere il “baby bump”: un gesto di solidarietà tra mamme

Un altro elemento positivo del baby bump è che la condivisione della gravidanza ha permesso alle donne di condividere informazioni, timori, difficoltà, gioie ed esperienze positive contribuendo a sentirsi meno sole. Il confronto con altre donne e coppie che vivono le medesime attese e tensioni ha permesso di creare una nuova forma di socialità utile anche a favorire la creazione di nuovi legami. Spesso la gravidanza è una realtà che condiziona negativamente la dimensione sociale, professionale e personale di una donna e il poterne parlare pubblicamente (o tramite i social entrare in contatto con altre persone) è indubbiamente un’opportunità molto importante.

Allo stesso tempo, anche per beneficiare di tutti questi vantaggi, non vanno sottovalutati i rischi legati alla privacy, specialmente dei neonati (il fenomeno dello sharenting), e alla sovraesposizione mediatica che il baby bump può favorire.

Il “baby bump” e l’evoluzione del linguaggio della gravidanza

L’attenzione alle parole – anche tramite l’adozione di espressioni in lingua inglese – ha portato a modificare il vocabolario della gravidanza. Per quanto intenzionalmente dolce e affettuoso, il termine pancione si focalizza sulle dimensioni della pancia, tanto che è contemplato anche un utilizzo dispregiativo di quest’espressione.

Il termine “baby bump”, invece, sposta l’attenzione dalla semplice pancia all’immagine del corpo che cambia. Questo non è l’unico esempio. Basti pensare all’uso primipara attempata che è andato in disuso essendo l’età della prima gravidanza posticipata rispetto al passato, ma anche all’introduzione del concetto di esogestazione per sottolineare l’importanza del periodo successivo al parto.

Altri esempi particolarmente indicativi sono quelli della preferenza di espressioni quali alimentazione complementare (al posto di svezzamento), gestazione per altri (al posto di utero in affitto o maternità surrogata), insuccesso dell’induzione (al posto di induzione fallita) e forti contrazioni (al posto di contrazioni dolorose). Questo adeguamento del vocabolario riflette non solo i cambiamenti sociali e medici, ma anche una maggiore sensibilità nel parlare della gravidanza e della donna con un linguaggio più rispettoso e meno legato a giudizi.

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