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Tante novità per un approccio alla gravidanza più attento e rispettoso delle necessità della donna durante tutto il periodo della gestazione.
Lo scorso 24 giugno l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha completato la revisione delle Linee guida sulla gravidanza fisiologica. Con la revisione della seconda parte, che segue l’aggiornamento della prima avvenuto nel 2023, si forniscono informazioni utili e aggiornate per un’assistenza appropriata ed efficace a tutte le donne in gravidanza che non presentano complicazioni.
L’aggiornamento delle linee guida è molto interessante per diverse ragioni. Sia per le novità introdotte, sia perché queste riflettono i cambiamenti culturali e sociali, oltre che strettamente medici e clinici. Non è un caso, infatti, che tematiche quali la salute mentale, la violenza di genere e la centralità della donna nelle decisioni cliniche sono nell’edizione 2023-2025 non solo previste, ma anche affrontate in maniera dettagliata e approfondita rispetto alla precedente edizione del 2011-2012.
Le linee guida mediche sono documenti ufficiali che forniscono raccomandazioni cliniche basate sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, con l’obiettivo di supportare i professionisti sanitari nelle decisioni e migliorare la qualità dell’assistenza. Secondo la definizione dello Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN), si tratta di strumenti che trasferiscono conoscenze dalla ricerca alla pratica clinica, favorendo decisioni informate e condivise tra medici e pazienti. Non sono protocolli rigidi ma indicazioni aggiornabili, che tengono conto dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche, della tecnologia medica, delle preferenze dei pazienti e del contesto socio-sanitario. Le novità dell’ultima edizione delle linee guida sulla gravidanza fisiologica si articolano in 9 differenti tematiche:
L’aggiornamento delle Linee Guida sulla gravidanza fisiologica segna un cambio di passo importante sotto il profilo metodologico. Non si tratta solo di un aggiornamento formale, ma di una revisione profonda, basata su un approccio evidence-based. Il documento, infatti, è stato elaborato adottando e adattando la guida britannica NICE “Antenatal Care” pubblicata nel 2021, integrata da nuove revisioni sistematiche per le aree non trattate dalla fonte inglese. A rafforzare la credibilità e l’efficacia delle raccomandazioni è l’adozione della metodologia GRADE, che classifica ogni indicazione in base alla qualità delle prove disponibili e alla forza della raccomandazione.
Le linee guida riguardano le gravidanze fisiologiche, ovvero quelle che si sviluppano in assenza di patologie preesistenti o complicazioni insorte durante la gestazione. Vengono quindi escluse esplicitamente le gravidanze gemellari, quelle ottenute tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita e le gravidanze complicate da condizioni mediche o ostetriche. Questo perché queste forme di gravidanza comportano una maggiore complessità clinica o assistenziale con indicazioni specifiche.
Tra le innovazioni più rilevanti introdotte dal nuovo documento c’è la ridefinizione del modello assistenziale. Al centro viene posta la figura dell’ostetrica, considerata dalla letteratura scientifica e dagli organismi internazionali come il professionista più adatto per seguire le gravidanze fisiologiche. Viene raccomandato che ogni donna venga seguita dalla stessa ostetrica, o da un piccolo gruppo stabile, lungo tutto il percorso della gravidanza. Questo tipo di continuità assistenziale è associato a una maggiore soddisfazione materna, a una minore incidenza di tagli cesarei e a migliori esiti neonatali.
Tra i cambiamenti più interessanti che accompagnano tutte le linee guida c’è quello legato al lessico utilizzato. Le “visite prenatali” diventano “bilanci di salute” (riprendendo l’espressione in uso nei controlli pediatrici), in quanto si tratta di un concetto che esprime meglio l’idea di un incontro periodico che non serve solo a controllare dati clinici, ma a prendersi cura del benessere fisico, psicologico e relazionale della donna. La linea guida raccomanda un minimo di otto bilanci di salute durante la gravidanza, da personalizzare in base alle caratteristiche individuali. Viene inoltre riconosciuta l’efficacia di modelli assistenziali ibridi, che combinano incontri in presenza e da remoto, sempre tenendo conto sia delle necessità logistiche che delle preferenze individuali.
Un’altra importante novità riguarda il monitoraggio del peso. Al primo bilancio di salute è raccomandata la misurazione dell’indice di massa corporea (IMC), dato utile per identificare eventuali fattori di rischio. Il cambiamento significativo rispetto al passato è che non è più considerato necessario pesare la donna a ogni visita, almeno nei casi in cui l’IMC iniziale rientri nella norma. Questa scelta riflette una maggiore attenzione verso l’esperienza soggettiva della donna, soprattutto nei confronti di chi può vivere con disagio o vergogna il controllo del peso. Anche in questo ambito viene posta attenzione al linguaggio adottato dai professionisti che deve essere empatico, senza giudizi e orientato a promuovere corretti stili di vita senza fare leva su sensi di colpa o pressioni di alcun tipo.
Altre novità riguardano lo screening dei problemi ematologici. Tra i principali cambiamenti c’è l’introduzione dell’informazione sul NIPT, il test non invasivo che consente di rilevare il genotipo del feto a partire dalla decima settimana. Questo test, se accettato, permette di somministrare l’immunoprofilassi anti-D solo alle donne realmente esposte al rischio, evitando trattamenti inutili. Parallelamente le nuove linee guida ribadiscono l’importanza di eseguire uno screening per l’anemia attraverso l’emocromo e lo stato del ferro. In caso di carenze, deve essere offerta una terapia specifica, seguita da un nuovo controllo dell’emoglobina.
Una vera e propria rivoluzione è quella legata all’attenzione della salute mentale, nelle precedenti linee guida solamente accennata e limitata al sostegno emotivo. Ora per la prima volta la nuova edizione dedica un’ampia sezione alla salute mentale in gravidanza, raccomandando lo screening per ansia e depressione a ogni bilancio di salute e anche nel primo anno dopo il parto. Le evidenze scientifiche indicano chiaramente che i disturbi depressivi e ansiosi sono frequenti in gravidanza e possono avere conseguenze anche gravi, sia sulla madre sia sullo sviluppo del bambino. Il percorso prevede, se necessario, un approfondimento clinico e la possibilità di accedere a interventi psicologici o farmacologici, sempre nel rispetto delle preferenze della donna.
Un altro grande tema affrontato dalla nuova edizione delle linee guida riguarda le condizioni di vita che possono rendere più difficile per una donna ricevere cure adeguate durante la gravidanza. Vengono inclusi elementi come povertà, precarietà abitativa, isolamento sociale, migrazione, uso di sostanze e disturbi cognitivi. Questi fattori, se presenti, devono essere valutati a ogni bilancio di salute, con l’attivazione di percorsi di supporto personalizzati e l’impiego di mediatori culturali se necessario. La gravidanza viene riconosciuta come un momento cruciale per intercettare situazioni di vulnerabilità e mettere in campo strategie che possono migliorare significativamente gli esiti materni e neonatali. Da questo punto di vista viene posta particolare attenzione alla violenza domestica e di genere. La linea guida raccomanda che a ogni incontro venga chiesto in modo esplicito se la donna è stata esposta a violenza. Il colloquio deve avvenire in assenza del partner o di altri familiari, utilizzando un linguaggio chiaro e rispettoso così da attivare immediatamente, se necessario, i percorsi di protezione previsti sul territorio.
Un’altra grande novità è l’inserimento di una sezione dedicata alle mutilazioni genitali femminili, pratica ancora diffusa in alcune comunità presenti anche in Italia. Viene raccomandato di chiedere in modo esplicito, al primo bilancio di salute, se la donna ha subito una mutilazione genitale, soprattutto nei casi in cui provenga da Paesi ad alta prevalenza. Inoltre le linee guida chiedono che tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza perinatale siano formati su questo argomento, in modo da affrontarlo con la necessaria competenza clinica, sensibilità culturale e responsabilità etica.
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