
La malattia di Tay Sachs è tra le condizioni genetiche più rare e ha purtroppo esiti fatali: scopriamo come si diagnostica e i sintomi.
Una malattia genetica rara per la quale ci sono pochi studi e che ha un impatto enorme sulla qualità della vita e sulle possibilità di scelta di chi ne soffre.
Le malattie influenzano profondamente la vita delle persone, non solo per i sintomi e le conseguenze che determinano sull’organismo, ma anche perché incidono sulle scelte quotidiane e sulle diverse fasi della vita. Un esempio è la malattia di Fabry, una patologia genetica rara che può interferire con momenti delicati come la gravidanza e la menopausa, rendendo necessaria una gestione attenta per tutelare la salute della donna e, nei casi di gravidanza, anche quella del nascituro. Una condizione, la malattia di Fabry, per la quale oggi mancano delle linee guida utili sia per i medici che per i pazienti e che permetterebbero di migliorare le scelte nella pianificazione di una gestazione, nella gestione dei sintomi durante la gestazione, l’allattamento e la menopausa.
La malattia di Fabri, o malattia di Anderson-Fabry, è propriamente, come definito da uno studio pubblicato sull’European Rare Kidney Disease Reference Network, una malattia da accumulo lisosomiale ereditaria legata al cromosoma X. La malattia è causata dal malfunzionamento di un enzima responsabile della degradazione di alcune sostanze grasse all’interno delle cellule. Quando questo enzima non funziona correttamente, i lipidi si accumulano nei tessuti e negli organi, provocando nel tempo danni a cuore, reni, sistema nervoso e pelle.
L’anomalo accumulo dei lipidi porta a una patologia multisistemica e cronica progressiva che si manifesta con cardiomiopatia, aritmie cardiache, insufficienza valvolare, proteinuria, insufficienza renale terminale, nausea, vomito, diarrea, stipsi, dolori addominali, eruzioni cutanee, osteoporosi e disturbi neuropsicologici tra cui ansia e depressione.
I sintomi della malattia di Fabry si manifestano nelle donne in media intorno ai 9 anni, ma la loro intensità può variare molto da persona a persona. Questo dipende dal modo in cui la malattia viene trasmessa e da un fenomeno chiamato lyonizzazione, ossia l’inattivazione casuale di uno dei due cromosomi X presenti nelle cellule femminili. Siccome il gene responsabile della malattia si trova proprio su questo cromosoma, nelle donne alcune cellule possono esprimere il gene sano e altre quello mutato. Il risultato è che alcune sviluppano forme lievi, mentre altre possono presentare sintomi simili a quelli degli uomini, nei quali la patologia tende a manifestarsi prima (mediamente tra i 6 e gli 8 anni) e in modo più severo, poiché possiedono un solo cromosoma X.
Tanto la gravidanza quanto la menopausa sono due fasi estremamente delicate nella vita di una donna. Lo sono innanzitutto per i profondi cambiamenti psicofisici che queste realtà determinano sull’organismo e sulla qualità della vita. La questione più importante è che intorno al modo in cui la malattia di Fabry influenzi la qualità della vita delle donne e le ripercussioni che ha sui sintomi e l’evoluzione della patologia, sono oggi poco analizzati. Gli studi scientifici, infatti, sono ancora pochi e spesso insufficienti per avere un quadro completo.
Uno dei primi aspetti su cui porre l’attenzione, come sottolineato dall’Associazione Italiana Anderson-Fabry (AIAF), riguarda la trasmissione della malattia. Trattandosi di una patologia X-linked, se è l’uomo ad avere la malattia di Fabry egli la potrà trasmettere solo alle figlie femmine, mentre se la madre potrà trasmetterla anche ai figli maschi.
Entrando nel merito di come la malattia di Fabry condizioni la gravidanza è importante porre l’attenzione su come questa patologia stressi in modo significativo i reni e il cuore. L’aumento del volume del sangue tipico di una gravidanza deve essere gestito da organi che non hanno le capacità di affrontare questo cambiamento. Per questo motivo, come riportato in questo studio, le donne con la malattia di Fabry hanno un maggior rischio di sviluppare ipertensione, proteinuria e preeclampsia, complicazioni che possono avere effetti neonatali importanti come nascita pretermine, basso peso alla nascita e neonati piccoli per l’età gestazionale.
Se le informazioni sull’impatto della malattia di Fabry in gravidanza sono poche, sono ancora di meno su quanto condizionano la menopausa. In questo caso c’è anche la difficoltà di riconoscere i cambiamenti prodotti dalla malattia e quelli dalla menopausa, essendo i sintomi e le complicanze simili tra le due condizioni. Sia la menopausa che la malattia di Fabry, infatti, sono associate a un maggiore rischio cardiometabolico e a un aumento del rischio di ipertensione. Stesso discorso vale per le vampate di calore, la ridotta densità minerale delle ossa, i sintomi urinari, la depressione, l’ansia e le alterazioni cognitive.
A oggi il trattamento della malattia di Fabry è finalizzato a prevenire che la patologia progredisca al punto di provocare un danno irreversibile dei tessuti e l’insufficienza funzionale degli organi. La terapia di base si basa principalmente sulla somministrazione dell’enzima mancante, un trattamento conosciuto come terapia enzimatica sostitutiva. Si tratta del trattamento principale per chi convive con questa malattia e, se avviata precocemente, può rallentare la progressione dei sintomi e migliorare sensibilmente la qualità della vita.
Esistono anche forme alternative di trattamento, come le terapie orali, che sono però indicate solo per alcune mutazioni genetiche, che stanno ottenendo risultati incoraggianti anche in gravidanza. In parallelo, la gestione quotidiana richiede spesso una terapia di supporto per alleviare il dolore, proteggere cuore e reni, e tenere sotto controllo altri disturbi collegati. La preoccupazione della terapia farmacologica è che possa avere un effetto teratogeno sul feto, motivo per cui si suggerisce di sospendere l’assunzione di quei farmaci che potrebbero avere effetti collaterali sul nascituro.
Una condizione complessa come la malattia di Fabry condiziona negativamente la qualità della vita delle persone, in modo particolare delle donne che cercano una gravidanza o che sono in menopausa. Le ripercussioni, infatti, non sono solo di natura fisica, ma anche psicologica e relazionale. Per questo è fondamentale garantire ai pazienti affetti dalla malattia di Fabry di ricevere informazioni chiare e accessibili, soprattutto sui rischi di trasmissione della malattia ai figli e sull’impatto che questa condizione avrà durante la gravidanza e l’allattamento. Questa consapevolezza permette ai pazienti di riappropriarsi di un potere decisionale che non è qualcosa di teorico, ma un elemento centrale per evitare che altri decidano del proprio corpo e della propria vita.
Da questo punto di vista è fondamentale anche garantire una gestione clinica multidisciplinare che comprenda anche ginecologi e psicologi, figure spesso assenti ma cruciali per permettere ai pazienti di affrontare con consapevolezza tutti gli aspetti della malattia. Uno dei sintomi più impattanti della malattia di Fabry, e tra i più trascurati, c’è la stanchezza cronica, che rischia di compromettere profondamente la qualità della vita. Riconoscerla e trattarla, così come offrire un supporto psicologico mirato, può fare la differenza. Anche affrontare il senso di colpa legato alla trasmissione genetica o i cambiamenti legati alla menopausa contribuisce a costruire un nuovo equilibrio, in cui il corpo non è più vissuto come un ostacolo, ma come parte attiva del cambiamento e della propria vita.
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