Più che di una malattia vera e propria la paralisi cerebrale infantile è un insieme di disfunzioni del cervello che hanno una grande variabilità, sia nelle cause che nei sintomi e, di conseguenza, anche sul trattamento. Parliamo di una condizione caratterizzata da una lesione permanente e non progressiva del cervello in via di sviluppo la cui manifestazione clinica si mostra generalmente entro i primi due anni di vita.

Di per sé non esiste una cura e il trattamento è personalizzato a ridurre e correggere, laddove possibile, i sintomi che interessano il bambino affetto da paralisi cerebrale infantile. Questa è una condizione che coinvolge prevalentemente il movimento e la postura, l’alimentazione e lo sviluppo più tutta una serie di altre problematiche che invalidano profondamente la vita del bambino.

Le cause della paralisi cerebrale infantile

La causa vera e propria che determina questo grave e complesso quadro clinico è un danno che si verifica nel cervello immaturo in via di sviluppo. Solitamente il danno responsabile della paralisi cerebrale infantile avviene durante la gravidanza, quindi prima della nascita (durante la gestazione o durante il travaglio) ma anche nei momenti immediatamente successivi al parto. Per questo motivo le cause sono classificate in:

  • pre-natali (quelle che si verificano prima della nascita);
  • peri-natali (quelle che si verificano tra 1 e 4 settimane dopo il parto);
  • post-natali (quelle che si verificano entro il primo anno di vita).

Come detto possono esserci tanti elementi che possono provocare una lesione cerebrale di questo tipo, per cui l’elenco delle cause non è esaustivo ma indicativo dei fenomeni più frequenti.

Le cause pre-natali

Durante la gestazione possono esserci cause legate a malformazioni genetiche cerebrali, così come fattori cromosomici o tossici. Anche la riduzione dell’apporto di ossigeno o la riduzione dell’afflusso di sangue possono essere condizioni pericolose per il cervello in via di sviluppo. Un ampio insieme di cause è quello relativo alle infezioni che si possono verificare durante la gravidanza, tra cui la toxoplasmosi, la rosolia, l’herpex simplex, la sifilide e il citomegalovirus.

Anche l’ipertensione, le anomalie della placenta che possono causare l’asfissia del feto e la carenza di vitamine (specialmente la vitamina B12) possono causare una paralisi cerebrale infantile.

Le cause peri-natali

In questa fase le principali cause sono quelle associate a un’emorragia cerebrale e ai danni cerebrali che si possono verificare durante il travaglio o il parto, specialmente per la riduzione dell’apporto di ossigeno e sangue al cervello del bambino.

Le cause post-natali

Il trauma cranico, le malattie cardiocircolatorie con conseguente arresto respiratorio, le infiammazioni e le malattie infantili quali meningite batterie, ittero neonatale grave o un’emorragia cerebrale possono causare, anche dopo la nascita, una paralisi cerebrale.

I fattori di rischio

Vanno poi considerati anche tutti quei fattori di rischio (responsabili di numerose complicanze) che possono incidere anche sul pericolo di andare incontro a una paralisi cerebrale infantile. Tra questi i principali sono legati all’uso di droghe, al basso peso alla nascita, al parto prematuro, alla gravidanza gemellare e all’età materna superiore ai 35 anni.

Paralisi cerebrale infantile: i sintomi

Come già anticipato la paralisi cerebrale infantile manifesta i suoi segni entro i primi due anni di vita del bambino, con un’elevata variabilità di segni che variano da soggetto a soggetto. Per questo motivo, seppur parliamo di una condizione non reversibile e grave, è possibile aspettarsi miglioramenti nella sua evoluzione in quanto, anche grazie a un tempestivo riconoscimento e l’esecuzione di interventi di recupero mirati, è possibile perseguire diverse strategie di recupero.

Come già anticipato sono fondamentalmente tre i principali campi in cui la paralisi cerebrale infantile si manifesta, ovvero il movimento, l’alimentazione e lo sviluppo. Per quel che riguarda il movimento e la coordinazione i bambini con paralisi cerebrale presentano un indebolimento o un irrigidimento del tono muscolare, una spasticità (riflessi esagerati), la difficoltà a deambulare e a mantenere l’equilibrio, tic e scatti nervosi, problemi con la motricità fine, la tendenza a preferire l’uso di un solo lato del corpo e l’acquisire tardi abilità motorie quali il gattonare e lo stare seduti da soli.

Per quel che riguarda l’alimentazione i principali sintomi riguardano la difficoltà nella suzione e, successivamente, nel masticare e mangiare, così come i problemi alla deglutizione. Anche per quel che riguarda lo sviluppo si possono avere diversi sintomi: dai ritardi nel parlare alle difficoltà ad esprimersi, passando per le difficoltà nell’apprendimento e una crescita ritardata.

Trattandosi di una condizione molto varia (su cui incidono il tipo di causa e il periodo in cui si è determinata) e che coinvolge il cervello, possono verificarsi anche altre conseguenze, come i problemi nell’udito, i movimenti anormali degli occhi, l’epilessia, disturbi emotivi, problemi comportamentali, costipazione, incontinenza urinaria e una maggiore percezione del dolore.

Va precisato che la sintomatologia della paralisi cerebrale infantile varia non solo per il tipo di segno, ma anche per la sua gravità (che può andare da lieve a severa), il numero di arti e organi che interessa e le caratteristiche cliniche che la accompagnano. Tanto che bambini con paralisi cerebrale possono avere invalidità molto gravi tali da rendere impossibili anche i più semplici movimenti e lo svolgimento delle più elementari attività quotidiane, ma anche forme più lievi per le quali i disturbi possono risultare lievi e meno gravosi.

Classificazione della paralisi cerebrale infantile

Per “ordinare” l’enorme variabilità di cause, sintomi e conseguenze della paralisi cerebrale infantile esistono diverse tipologie di classificazione. Ci sono quelle, per esempio, che si basano su elementi epidemiologici, quelle sugli elementi funzionali, quelle sui sintomi comportamentali precoci e, ancora, quelle che si fondano sugli elementi clinici.

Una delle più diffuse è la cosiddetta classificazione di Hagberg che ordina la paralisi cerebrale infantile in base al disturbo motorio più importante e dalla sua gravità. Questa classificazione prevede quattro diverse tipologie di paralisi cerebrale:

  • paralisi cerebrale spastica;
  • paralisi cerebrale discinetica;
  • paralisi cerebrale atassica;
  • paralisi cerebrale mista.

Nel caso della paralisi cerebrale spastica i muscoli sono rigidi al punto di opporre resistenza alla mobilizzazione passiva, ovvero la capacità di movimento di uno o più articolazioni senza il coinvolgimento attivo del muscolo. La paralisi cerebrale discinetica è quella per cui vi sono posture anomale e movimenti involontari, mentre quella atassica è caratterizzata da tremori, difficoltà di coordinazione e problemi di equilibrio. Infine la paralisi cerebrale mista è quella che prevede la presenza simultanea di sintomi presenti nelle altre forme di paralisi.

Paralisi cerebrale infantile: conseguenze e trattamento

Data la complessità, la gravità e la varietà di sintomi sono diverse le conseguenze che possono interessare un bambino con paralisi cerebrale.

L’atonia muscolare, infatti, può portare allo sviluppo di contratture (con problemi nello sviluppo osseo e relativa deformità articolare), così come i problemi nell’alimentazione possono causare fenomeni di malnutrizione, reflusso gastroesofageo, indebolimento delle ossa e ritardo nella crescita. Sono da considerare anche le malattie a carico dei polmoni e dell’apparato cardiovascolare, delle ossa, dello scheletro e delle articolazioni, così come tutti i fastidi e le conseguenze che disturbi e problemi di salute cronici possono provocare. Senza dimenticare come tutti i fenomeni legati allo sviluppo del linguaggio e delle abilità motorie hanno riflessi anche sulla serenità del bambino con conseguente rischio di depressione e problemi comportamentali.

Una diagnosi vera e propria di paralisi cerebrale infantile può essere eseguita intorno al diciannovesimo mese di vita del bambino, ma anche prima tramite una risonanza magnetica o l’ecografia transfontanellare quando il disturbo di base appare evidente e importante. Successivamente possono essere prescritti un elettroencefalogramma, gli esami del sangue, un‘elettromiografia o altri approfondimenti diagnostici (esami della vista, dell’udito, eccetera) per approfondire il tipo di conseguenza determinata dalla paralisi.

Come già detto gli effetti della paralisi cerebrale infantile sono permanenti e non possono risolversi completamente, in quanto la lesione cerebrale non può essere curata. È però possibile ridurne la gravità dei sintomi, sviluppando un progetto riabilitativo multidisciplinare che va rivisto nel corso del tempo in base al variare dell’età del bambino e dei miglioramenti ottenuti. Il trattamento di questa condizione prevede il coinvolgimento di un neuropsichiatra, di uno psicologo, di un logopedista, di un fisiatra, di un ortopedico e di un educatore di sostegno, ognuno dei quali nel proprio settore supporta il bambino nelle diverse fasi della crescita.

Paralisi cerebrale infantile: prevenzione e aspettative di vita

Non è possibile prevenire, nella maggior parte dei casi, la paralisi cerebrale infantile; quello che è possibile fare è ridurre i fattori di rischio responsabili di questa conseguenza.

Tra le indicazioni è importante la corretta gestione della gravidanza, che passa dalla rinuncia di abitudini incompatibili con la gestazione (fumo, uso di alcol e droghe, eccetera), dal sottoporsi ai vaccini contro le principali infezioni e dallo svolgimento di controlli e test prenatali che possano consentire di monitorare costantemente l’evoluzione della gravidanza e prevenire le complicazioni che possono evolvere anche nella paralisi cerebrale.

La paralisi cerebrale infantile è la disabilità motoria più comune nell’infanzia ma negli ultimi anni ci sono importanti risultati che confermano come questa sia una condizione che è diminuita in diverse parti del mondo. Dagli studi condotti più della metà dei bambini con paralisi cerebrale riesce a camminare autonomamente, mentre più del 40% dei casi sono associati a epilessia e il 7% circa anche da disturbi dello spettro autistico.

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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)