Fino a poco tempo fa i neuroscienziati pensavano che i neonati, per riconoscere i volti delle persone, avessero bisogno di molta esperienza visiva ma, un nuovo studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology) suggerisce che il cervello dei bebè, invece, è già pronto per riconoscere i volti.

Nella ricerca, un team di studiosi ha, infatti, identificato delle aree della corteccia visiva infantile che mostrano già forti preferenze per volti, corpi o scene, proprio come capita agli adulti. E dunque, dopo la recente scoperta che i bambini ricordano le parole mentre dormono, ecco un’ulteriore novità che la scienza regala al mondo accademico e ai genitori.

Il cervello dei neonati è già pronto per riconoscere i volti, lo studio

Nello studio neuroscientifico i ricercatori hanno ipotizzato, analizzando il cervello di bambini di età compresa tra i 2 e i 9 mesi, che il riconoscimento facciale degli adulti avviene nei neonati allo stesso modo di come avviene tra persone adulte.

In pratica, i bebè non hanno bisogno, come la scienza pensava fino a poco tempo fa, di maggiore tempo visivo per ricordare e riconoscere un volto. Questo è dipeso da alcune regioni del cervello, situate nella corteccia, che nei bambini piccoli sembrerebbero svilupparsi da subito.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i ricercatori hanno raccolto e scansionato dati appartenenti a più di 50 neonati. Ciò ha permesso loro di esaminare la corteccia visiva infantile in un modo del tutto nuovo.

La Dott.ssa Rebecca Saxe, Prof.ssa di scienze cerebrali e cognitive di John W. Jarve, membro del MIT McGovern Institute for Brain Research e autrice senior del nuovo studio, ha spiegato:

Questi dati spingono la nostra immagine dello sviluppo, rendendo il cervello dei bambini più simile agli adulti, in più modi e prima di quanto pensassimo.

Come funziona il cervello dei neonati nel riconoscimento dei volti?

Sono trascorsi più di venti anni da quando, la Dott.ssa Nancy Kanwisher, Prof.ssa di neuroscienze cognitive al MIT, ha utilizzato la risonanza magnetica (fMRI) per capire come funzionasse nei bambini la piccola regione della corteccia visiva che risponde ai volti in modo più marcato di qualsiasi altro tipo di immagine in ingresso.

Da allora, la Prof.ssa Kanwisher e un team di colleghi hanno anche identificato parti della corteccia visiva che rispondono:

  • ai corpi: l’area corporea extrastriata, o EBA;
  • alle scene: l’area paraippocampale, o PPA.

La Kanwisher ha così detto:

C’è questo insieme di regioni funzionalmente molto distintive che sono presenti più o meno nello stesso posto praticamente in ogni adulto. Ciò solleva tutte queste domande su come si sviluppano queste regioni. Come ci arrivano e come si costruisce un cervello che abbia una struttura così simile in ogni persona?

Nello studio analizzato e pubblicato su Current Biology è evidente, secondo gli scienziati, che un’opzione per cercare di rispondere a queste domande è indagare quando queste regioni altamente selettive si sviluppano per la prima volta nel cervello.

Studi precedenti avevano analizzano la corteccia visiva dei bambini di età pari a 4-5 anni trovando modelli di selettività in essi, simili a quelli trovati negli adulti. Il nuovo studio, invece, si è spinto oltre, analizzando il cervello dei neonati. Ricerca, questa, che è unica nel suo genere.

I risultati del nuovo studio: i neonati selezionano le immagini dei volti come fanno gli adulti

Il team di ricerca ha seguito 90 bambini e dopo averli fatti entrare in uno scanner specializzato in compagnia di un genitore, i piccoli sono stati posti alla visione di video che mostravano volti, parti del corpo, oggetti o scene di paesaggi naturali.

I ricercatori hanno raccolto i dati della fMRI utilizzabili da 52 bambini, metà dei quali ha contribuito con dati a risoluzione più elevata.

Dall’analisi effettuata, i ricercatori hanno scoperto che regioni specifiche della corteccia visiva infantile mostravano risposte altamente selettive a volti, parti del corpo e scene naturali, nelle stesse posizioni in cui tali risposte sono visibili nel cervello adulto.

L’autrice senior, Kosakowski, in merito ai risultati ha dichiarato:

La cosa così eccitante di questi dati è che rivoluzionano il modo in cui comprendiamo il cervello infantile.

Molte teorie sono cresciute nel campo delle neuroscienze visive per accogliere l’idea che sono necessari anni di sviluppo per far emergere queste regioni specializzate. E quello che stiamo dicendo è in realtà, no, hai davvero bisogno solo di un paio di mesi.

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