Cosa significa se il bambino fa spesso delle smorfie, sbatte le palpebre, grugnisce o ripete suoni in maniera strana? Molto probabilmente questi (e altri) sono dei tic, ovvero dei movimenti ripetitivi che il bambino esegue in maniera involontaria. Quello dei tic nei bambini è un fenomeno molto diffuso che generalmente comincia a manifestarsi intorno ai 5 anni per poi raggiungere il picco intorno ai 10 anni e ridursi prima dei 18 anni.

Nella maggior parte dei casi questi movimenti migliorano con il passare del tempo, ma rappresentano una condizione da monitorare con attenzione sia perché costituiscono un fastidio, ma soprattutto perché se persistono possono indicare la presenza di altri disturbi, anche piuttosto seri.

Come si definiscono i tic nervosi

Considerando che il termine tic viene ampiamente utilizzato, spesso anche in maniera inconsapevole e non propriamente corretta, è utile partire dalla definizione. Possiamo, quindi, definire i tic nei bambini come dei movimenti muscolari involontari, improvvisi, veloci e ripetitivi che possono coinvolgere il movimento (e si parla di tic motori) o la produzione di suoni (e si parla di tic vocali). C’è da precisare che non tutti i tic sono evidenti e possono essere più o meno gravi.

Le possibili cause dei tic nei bambini

La causa diretta dei tic nei bambini non è del tutto nota e ci sono diverse teorie che provano a spiegare questo strano fenomeno. C’è chi individua un’ereditarietà e chi, invece, uno squilibrio chimico non rilevato dal cervello.

Una causa particolare è legata alle infezioni da streptococco nelle quali i tic possono insorgere improvvisamente e peggiorare in maniera rapida. Questa particolare forma di tic è definita con l’acronimo inglese PANDAS, ovvero Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorder Associated with Streptococcus (disturbo neuropsichiatrico infantile autoimmune associato a infezioni da streptococco).

Questi disturbi sono più comuni nei bambini di sesso maschile e si manifestano principalmente durante l’inizio dei primi anni di scuola. A questo proposito ci sono dei fattori che possono aggravare la frequenza o l’intensità dei tic nei bambini. Tra questi sono da registrare la stanchezza, l’eccitazione, l’ansia e lo stress, ma anche l’assunzione di medicinali utili per trattare l’iperattività o il deficit di attenzione. A peggiorare i tic può contribuire anche l’attenzione che i genitori rivolgono verso questi comportamenti dei figli.

I tic, per definizione, sono movimenti involontari, ma in alcuni casi possono essere rimandati (a costo di un grande sforzo) per qualche secondo o minuto e possono essere riconosciuti perché accompagnati dalla relativa sensazione di cedere a questi impulsi, tanto che assecondarli provoca un breve sollievo.

Quali sono i tic più diffusi nei bambini?

I tic nei bambini possono essere classificati in tic motori semplici, tic motori complessi, tic vocali semplici e tic vocali complessi.

  • Nel caso dei tic motori semplici a essere coinvolto è un solo gruppo muscolare e non sono particolarmente gravi; è il caso dello sbattere ripetutamente le palpebre, fare delle smorfie, scuotere la testa e schioccare le dita.
  • Quelli motori complessi, invece, sono più lenti di quelli semplici e coinvolgono due o più gruppi muscolari. Tra i principali c’è la rotazione degli occhi, mordere, sbattere la testa, toccare cose o persone in maniera ossessiva, toccarsi i genitali e pizzicare la pelle.
  • I tic vocali semplici sono quelli che coinvolgono una sola tipologia di suono o rumore e sono privi di significato. Tra questo rientrano i colpi di tosse, il grugnire o lo schiarirsi la gola.
  • I tic vocali complessi sono quelli che riguardano la ripetizione di parole, frasi o suoni e che possono comportare anche cambiamenti del tono o del volume della voce del bambino.

Questi particolari movimenti involontari vengono distinti anche in transitori o cronici. Nel primo caso sono quelli che si manifestano sporadicamente e che durano meno di un anno. i tic cronici sono invece quelli che durano dai 12 ai 36 mesi e possono essere o vocali o motori, ma non entrambi. Un discorso a parte merita la cosiddetta Sindrome di Tourette che è un insieme di tic cronici, sia motori che vocali, che durano più di un anno ed eventuali periodi di pausa non durano più di tre mesi.

La Sindrome di Tourette

Discorso a parte, come detto, va riservato alla Sindrome di Gilles de la Tourette (nota semplicemente come Sindrome di Tourette). Parliamo di un disturbo neurologico caratterizzato da tic multipli ripetuti sotto forma di spasmi muscolari e suoni improvvisi. Questi tic sono più diffusi tra i bambini tra i 4 e i 10 anni e in forma più grave tra quelli di 10 e 12.

Anche in questo caso si sospettano cause genetiche o ambientali, ma si tratta di ipotesi non suffragate da evidenze scientifiche che possano portare a una definizione delle ragioni scatenanti di questa patologia. Si parla di Sindrome di Tourette quando i tic motori e vocali, siano essi semplici o complessi, durano per più di un anno.

Tra le manifestazioni tipiche di questa sindrome, oltre a quelle già evidenziate, c’è lo scrollare le spalle, il far oscillare una gamba, il battere i piedi, il fare gesti osceni, ma anche il fischiare, il sibilare, lo sputare, il fare rumori, il gorgogliare o l’abbaiare.

A differenza dei tic, i bambini con Sindrome di Tourette hanno anche una maggiore probabilità di sviluppare problemi comportamentali e psichiatrici, come i disturbi del sonno e quelli ossessivi compulsivi.

Se la sindrome si manifesta in forma lieve (con sintomi leggeri) la terapia non è consigliata, mentre nei casi più gravi è da intraprendere un percorso cognitivo-comportamentale che può essere supportato da un’adeguata terapia farmacologica.

Tic nei bambini: quando preoccuparsi?

I tic meno gravi tendono a risolversi spontaneamente se non si cronicizzano prima dell’inizio dell’età adulta e il miglior trattamento non è di tipo medico, ma psicologico e comportamentale. Alcune terapie, infatti, sono rivolte a cambiare le abitudini del bambino in modo che queste siano in grado di compensare i disturbi provocati dal tic. Nel caso in cui i tic fossero particolarmente gravi e frequenti è utile rivolgersi innanzitutto al proprio pediatra e poi valutare il consulto di qualche specialista.

Non esistono esami medici specifici per diagnosticare un tic e l’attività diagnostica è rivolta prevalentemente a escludere altri disturbi. In sede di colloquio con il medico è utile riferire la tipologia, la durata, la frequenza e lo stato d’animo che il bambino ha prima e dopo il manifestarsi dei tic ed eventualmente anche le condizioni ambientali che ne favoriscono la manifestazione. Solo in casi particolarmente gravi il medico può prescrivere dei farmaci per evitare che i tic interferiscano con il normale svolgimento delle attività quotidiane del bambino.

Consigli utili per gestire i tic nei bambini

Nella maggior parte dei casi i tic nei bambini non possono essere trattati né prevenuti; i genitori possono però intervenire per evitare che peggiorino e per rendere la vita psicologica e sociale dei propri figli meno difficoltosa.

È innanzitutto utile ridurre lo stress ed eliminare il più possibile tutte quelle condizioni ed elementi che possano contribuire ad aumentare l’ansia dei bambini. Un’attenzione parallela deve essere rivolta al sonno, sia come quantità (specialmente quello notturno) che come qualità, avendo cura che i propri figli riposino adeguatamente.

Il terzo aspetto da monitorare è relativo alla salute del bambino. Alcuni tic motori, infatti, potrebbero causare lesioni accidentali che è doveroso prevenire. Per quel che riguarda propriamente i tic è utile non attirare l’attenzione su di essi, tranquillizzando i bambini e facendo il più possibile in modo che questa condizione non peggiori il loro stato d’animo e non sia motivo di derisione e discriminazione da parte degli altri bambini.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Rating: 3.8/5. Su un totale di 4 voti.
Attendere prego...

Categorie

  • Bambino (1-6 anni)