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Tra i riflessi neonatali, quello di Babinski è uno dei più importanti e fondamentale per indicare l'eventuale presenza di problemi nel sistema neurologico.
È il caso anche del cosiddetto riflesso di Babinski, noto anche con il nome di “segno di Babinski” o di “fenomeno delle dita di Babinski”. Parliamo di uno dei tanti riflessi neonatali che indica il corretto funzionamento del sistema neurologico del bambino (e in questo caso anche dell’adulto).
Quando parliamo di “riflessi” facciamo riferimento a una risposta automatica che il nostro organismo esegue involontariamente, senza che ci sia stata una decisione consapevole. È il caso della luce negli occhi e degli altri esempi precedentemente elencati. Questi riflessi avvengono come risposta dell’organismo a uno stimolo proveniente dall’esterno.
Durante il suo sviluppo nella fase uterina, il bambino vive in un ambiente protetto e diverso da ciò che caratterizza il mondo esterno. Qui troverà luci, suoni, cambiamenti di temperatura e tutta una serie di sollecitazioni alle quali dovrà rispondere.
I riflessi sono quindi meccanismi neurologici innati che consentono al bambino prima e all’adulto poi di sopravvivere. Alcuni riflessi rimangono permanenti anche in età adulta, altri invece, come il riflesso di Babinski, riguardano solo la fase neonatale.
La risposta o meno a questi riflessi è un indicatore della presenza di problemi neurologici del neonato, motivo per cui è importantissimo conoscerli e capire a cosa fanno riferimento.
Il riflesso di Babinski è la risposta anomala alla sollecitazione cutanea della pianta del piede. Per ottenere questo riflesso si stimola energicamente, tramite un martelletto per riflessi, la regione laterale della pianta del piede.
L’effetto è quello della flessione verso il basso delle dita e della pianta del piede che è stato stimolato. Questa condizione viene definita come segno di Babinski negativo.
Viceversa il segno di Babinski è classificato come positivo quando le dita del piede si aprono come a ventaglio e l’alluce è rivolto verso l’alto. Il problema è legato al collegamento corticospinale (quello nervoso tra il cervello e il midollo spinale) e può essere temporaneo o permanente.
Il segno di Babinski quando è positivo è associato a lesioni corticospinali che possono essere determinate da incidenti, lesioni e traumi di vario tipo. Altre cause possono essere patologie come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), meningite e, ancora, tumori cerebrali o del midollo spinale.
A differenza di quanto avviene negli adulti, il riflesso di Babinski è assolutamente normale nei neonati fino al sedicesimo mese. Questo perché lo sviluppo del sistema nervoso non è ancora terminato e genera questo tipo di reazione.
In questo caso, quindi, non bisogna preoccuparsi perché il segno di Babinski positivo non è sinonimo di patologia e infatti viene poi superato nel giro di poco tempo. Anzi, l’esito negativo di questo riflesso fin dalla nascita è anomalo in almeno in uno dei due piedi.
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Se il segno di Babinski non diventa negativo dopo il primo anno di vita e persiste fino al terzo anno è necessario eseguire ulteriori approfondimenti diagnostici per individuare la causa di questa condizione.
Oltre i tre anni e negli adulti il riflesso positivo è sintomo di una lesione corticospinale che deve essere individuata per la corretta gestione della relativa patologia.
La diagnosi è molto semplice in quanto non richiede l’uso di strumentazione sofisticata né della partecipazione del paziente. Essa si esegue tramite la sollecitazione meccanica della pianta del piede. In caso di necessità l’approfondimento diagnostico viene eseguito attraverso un’angiografia, una risonanza magnetica o una puntura lombare, in base al tipo di lesione.
Il riflesso di Babinski, soprattutto in età adulta, non è un sintomo a sé stante, ma associato anche a una difficoltà nel controllo dei muscoli e all’incapacità nella coordinazione. In questi casi è quindi fondamentale assistere le persone nella deambulazione e nell’evitare che i movimenti, anche quelli domestici, possano essere motivo di rischio per la propria incolumità.
Articolo originale pubblicato il 11 gennaio 2021
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