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ClearLa meningite “è sempre un’emergenza”: ecco perché, quando si sospetta un’infezione riconducibile a meningococco, pneumococco o Haemophilus influenzae, è sempre opportuno rivolgersi a un medico.
Lo spiega in questo video la pediatra, la dottoressa Pilar Nannini, che evidenzia anche come l’infezione da meningococco non sia sempre facilmente riconoscibile e individuabile: ecco perché quando il bambino presenta vomito ricorrente, febbre o, comunque “non sembra più lui” bisogna consultare il medico.
I sintomi della meningite, spiega la dottoressa, non si distinguono facilmente:
Soprattutto all’inizio è difficile riconoscere la malattia: può presentarsi con febbre, calo dell’appetito, per cui il bambino si attacca meno spesso al seno. Sono segnali che già da soli devono far pensare di contattare immediatamente il pediatra. A questi possono accompagnarsi vomito persistente e sopore, cioè la difficoltà a svegliarsi: questi sintomi non vanno mai sottovalutati.
Un altro segnale della possibile infezione è la fontanella, continua la pediatra:
È un segno clinico di meningite ma nelle prime fasi è ancora appianata; solo nelle fasi successive è più bombata e tesa per aumento dell’infiammazione delle meningi. Ogni volta che neonato ha febbre, difficoltà al risveglio, vomito e difficoltà di suzione o qualsiasi segno che la mamma riconosca e dica “non è più il mio bambino” va sempre valutato dal pediatra.
L’infezione alle meningi è molto pericolosa, anche e soprattutto per i bambini piccoli: uno strumento utile per prevenirla è il vaccino per la meningite, che, però, non può essere somministrato prima dei tre mesi di vita.
Come ricorda il Ministero della salute il vaccino contro il meningococco B non è obbligatorio ma raccomandato. Viene somministrato nel corso del primo anno di vita: al terzo, quarto e sesto mese di vita e richiamo al tredicesimo mese.
La vaccinazione anti-meningococco C viene somministrata invece ai bambini che abbiano compiuto almeno un anno (la prima dose al 13° e la seconda al 15° mese). “La vaccinazione – spiega la dottoressa Nannini – è ormai di uso comune in Italia e permette ai nostri bambini di essere sufficientemente protetti da questa emergenza sanitaria”.
Articolo originale pubblicato il 21 gennaio 2020