Quando un bambino ha la febbre per i genitori c’è sempre grande apprensione, soprattutto se a esserne colpito è un neonato. Nei primi mesi di vita, infatti, si ha il timore che un fenomeno solitamente innocuo come l’innalzamento della temperatura corporea sia associato a qualcosa di grave.

In realtà nella maggiore parte dei casi la febbre nei neonati, come precisa anche il portale MedlinePlus, è innocua e causata da infezioni lievi.

La febbre di per sé è un fenomeno fisiologico e non una malattia. Anzi, è un’alleata della salute dei bambini. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) spiega come la febbre è il segno che mostra che il corpo sta reagendo all’attacco di una malattia. Tramite la febbre l’organismo attiva i meccanismi di difesa, contrasta la replicazione dei microbi e aumenta la produzione degli anticorpi.

Per febbre si intende l’aumento della temperatura corporea centrale al di sopra dei limiti di normalità che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, come ricordato anche dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, è quella compresa tra 36,5°C e 37,5°C.

Le cause della febbre nei neonati

Il Manuale MSD spiega che la febbre compare in risposta alla liberazione di citochine (mediatori endogeni pirogenici) che stimolano la produzione di prostaglandine da parte dell’ipotalamo.

La febbre nei neonati può dipendere da diverse cause, non tutte necessariamente legate a una malattia vera e propria. Infatti il Boston Children’s Hospital individua come cause della febbre:

  • Infezioni
  • Surriscaldamento
  • Scarsa assunzione di liquidi

Se negli adulti le infezioni sono la principale causa di febbre, solo la metà dei neonati con un’infezione ha un innalzamento della temperatura corporea. I neonati prematuri, invece, possono avere una temperatura più bassa nonostante la presenza di un’infezione.

Le infezioni neonatali, comuni per via dell’immaturità del sistema immunitario del bambino, vengono distinte in verticali e orizzontali. Le infezioni verticali sono quelle che si manifestano nei primissimi giorni di vita del neonato come conseguenza della trasmissione dell’agente infettivo (batteri, virus, eccetera) dalla madre al feto durante la gravidanza.

Questo tipo di infezioni, riferisce questo studio, possono essere congenite (verificarsi in utero), perinatali (durante il travaglio) o postnatali (durante l’allattamento). Alcuni esempi sono le infezioni da cytomegalovirus, herpes simplex, virus dell’immunodeficienza umana (HIV), virus dell’epatite B ed epatite C.

Le infezioni orizzontali, invece, sono quelle che si manifestano a distanza di giorni dal parto e derivano dall’ambiente circostante il neonato. Tra queste le infezioni più comuni nei lattanti sono quelle alle vie respiratorie o gastrointestinali e quelle batteriche come la polmonite, l’otite media e le infezioni alle vie urinarie.

Non è raro, invece, che il neonato abbia la febbre per effetto del timore che prenda troppo freddo. Un bambino vestito troppo pesantemente, che è riparato sotto troppi strati di coperte o che si trova in un ambiente eccessivamente caldo può andare incontro all’innalzamento della temperatura corporea. Anche l’esposizione diretta con la luce del sole – che è sempre da evitare – può causare la febbre.

Alcuni neonati possono poi avere la febbre perché non assumono liquidi a sufficienza. È una condizione che si può verificarsi dopo 2-3 giorni dalla nascita e se i liquidi non vengono integrati sufficientemente il rischio è di andare incontro a disidratazione con tutte le gravi conseguenze del caso.

Vanno anche considerate cause particolari come la reazione alla vaccinazione, la dentizione, il colpo di calore, l’ingestione di sostanze tossiche e la malattia di Kawasaki.

Quelle di cui abbiamo parlato sono forme di febbre acuta, mentre esistono anche forme di febbre cronica (che si verifica ogni giorno per più di due settimane) che possono essere causate da alterazioni della termoregolazione, malattia infiammatoria intestinale, diabete e diabete.

Un discorso a parta va riservato alla cosiddetta febbre di origine sconosciuta (FUO). Riprendendo la definizione riportata dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) questa è la febbre che persiste da oltre 1-2 settimane in un bambino sottoposto ad accertamenti medici senza averne determinato l’origine.

Le cause di questa febbre possono essere infettive (batteriche, virali, altro) o non infettive (oncologiche, autoimmuni/reumatologiche, altro) e bisogna valutare le condizioni generali del bambino per determinare se è necessario il ricovero ospedaliero o è sufficiente la gestione ambulatoriale.

Come si misura la febbre a un neonato?

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Fonte: iStock

Un aspetto cruciale per determinare se il neonato ha la febbre è misurarla correttamente. Va anche considerato che in generale i neonati hanno mediamente temperature corporee leggermente più elevate rispetto ai bambini più grandi (e agli adulti). Questo per effetto dell’attività metabolica che, per la crescita del neonato, risulta accelerata.

Per capire se il neonato ha la febbre è necessario misurarla con apposito strumento (il termometro) evitando di fare riferimento alla percezione del calore cutaneo. L’indicazione pediatrica è quella di utilizzare il termometro elettrico da posizionare sotto l’ascella.

Le altre forme di misurazione (rettale, orale, auricolare, frontale o inguinale) non sono attendibili a livello domiciliare e vengono utilizzate prevalentemente in ambito sanitario.

Quando preoccuparsi e rivolgersi a un medico?

La febbre in sé non significa molto, anche in riferimento alle tante cause che la possono provocare. È necessario anche contestualizzare la febbre e non limitarsi alla sola valutazione numerica riferita dal termometro. Bisogna quindi constatare (e riferire al pediatra) se il neonato mangia, gioca, è vivace e tranquillo o è pallido, irritabile e non ha appetito.

Anche la presenza di sintomi associati (mal d’orecchie, tosse, mal di pancia, macchie sulla pelle, diarrea, vomito, eccetera) può aiutare a capire quando è il caso di preoccuparsi.

In generale è utile anche ricordare che non tutte le febbri che durano per più di 1-2 settimane sono necessariamente il segno di una malattia grave.

È consigliato contattare il pediatra in presenza di febbre alta (superiore ai 38°C nel neonato con meno di 3 mesi e superiore a 39°C in quelli tra 3 e 6 mesi), febbre ricorrente, cambiamenti nel comportamento del neonato, assenza di lacrime quando il neonato piange, ha un pianto inconsolabile o difficoltà respiratorie.

I rimedi e le cure

La febbre non è una malattia e spesso neanche il sintomo di una patologia sottostante. Ed è il motivo per cui, per quanto possa apparire paradossale, non necessariamente va sempre curata. Per quanto fastidiosa, sono diversi i casi in cui la febbre in un neonato in salute non richiede alcun tipo di trattamento.

Ci sono anche studi scientifici che indicano come i rimedi per abbassare la temperatura siano in realtà controproducenti perché potrebbero prolungare la durata di alcune malattie.

Il primo aspetto cui prestare attenzione è il donare sollievo al neonato. È possibile farlo preoccupandosi innanzitutto che il bambino beva a sufficienza (allattandolo), che non sia forzato a nutrirsi, non coprirlo eccessivamente, vestirlo con abiti leggeri, applicare borse di acqua tiepida su fronte, polsi e caviglie.

Dal punto di vista farmacologico è possibile ricorrere agli antipiretici che, comunque, non modificano il decorso della malattia né prevengono le convulsioni febbrili e se non usati correttamente possono dare effetti tossici acuti. Gli antipiretici di riferimento sono il paracetamolo e l’ibuprofene, che va evitato di somministrare in maniera alternata.

Preferendo sempre il consulto con il pediatra, è raccomandato somministrare gli antipiretici solo in presenza di febbre superiore a 38,5°C. È da preferire la somministrazione orale (per il dosaggio fare riferimento al peso del neonato) evitando quella rettale (utile solo in caso di vomito o impedimenti all’assunzione orale).

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  • Neonato (0-1 anno)