Le infezioni sono un problema e un pericolo che si può verificare a tutte le età, ma che rappresenta un motivo di maggior preoccupazione nei neonati in quando il loro sistema immunitario è immaturo. Nonostante alcuni anticorpi passino al bambino dalla placenta, egli nelle prime settimane e mesi, soprattutto se nato pretermine, è maggiormente esposto al rischio di contrarre un’infezione e di subirne le conseguenze più gravi.

La fragilità immunitaria del neonato è tale che può contrarre infezioni già durante la vita intrauterina (infezioni in utero), che durante il parto e dopo la nascita.

Quando si parla di infezioni si fa riferimento a quel processo innescato dall’ingresso e dalla moltiplicazione nei tessuti di microrganismi la cui manifestazione è la malattia infettiva. A seconda del tipo di microrganismo si ha un’infezione vitale, batterica, funginea o da protozoi. Non sempre l’agente infettivo proviene dall’esterno, ma può essere già presente nell’organismo in forma innocua per poi diventare pericoloso in presenza di determinate condizioni.

Tra le infezioni più comuni dell’età pediatrica, dopo quelle alle vie aeree, specialmente delle prime settimane di vita, rientrano le infezioni alle vie urinarie. Un fenomeno raro nei primi giorni di vita, ma che diventa comune e diffuso in tutta l’età pediatrica, non solo in epoca neonatale.

Le infezioni alle vie urinarie più comuni nei neonati

Le infezioni alle vie urinarie (IVU) in presenza di un’infezione, prevalentemente batterica, che interessa la vescica (e si parla di cistite), i reni (definita pielonefrite) o entrambe. Le IVU più comuni in epoca neonatale sono:

  • la cistite acuta;
  • la pielonefrite acuta;
  • la batteriuria asintomatica.

La cistite acuta è propriamente l’infezione che interessa la vescica, mentre la pielonefrite acuta si ha quando i batteri raggiungono le vie urinarie fino al rene. La batteriuria asintomatica, invece, è una condizione benigna nella quale i batteri (con una barra virulenza) colpiscono la vescica, ma senza causare un’infiammazione tanto che, anche per l’assenza di sintomi, non richiede alcun trattamento.

Le cause delle infezioni alle vie urinarie nei neonati

I batteri responsabili delle infezioni alle vie urinarie (e nel 60% dei casi è l’Escherichia coli) entrano nell’organismo tramite il condotto (il meato uretrale) che dalla vescica espelle l’urina per poi risalire verso la vescica o i reni. Nel 50% dei casi un’infezione alle vie urinarie colpisce sia la vescica che i reni e in  alcuni casi le infezioni renali ripetute possono causare la formazioni di cicatrici sui tessuti renali, una condizione estremamente critica che può determinare una disfunzione renale o un’ipertensione arteriosa in età adulta.

Le infezioni alle vie urinarie nei neonati possono verificarsi anche a causa di anomalie strutturali dell’apparato urinario, così come le malformazioni e le ostruzioni delle vie urinarie, tali da facilitare l’insorgenza e lo sviluppo la colonizzazione e la moltiplicazione dei batteri.

Anche le anomalie renali sottostanti possono costituire un elemento di maggior rischio di IVU nei neonati, motivo per cui spesso la loro presenza rappresenta un segnale d’allarme per individuare le anomalie renali Rientrano tra le cause di IVU anche le infezioni alle vie urinarie che hanno interessato la donna durante la gravidanza aumentano il rischio di IVU nel neonato.

Nei primi mesi il rischio è maggiore nei maschi, mentre dopo il terzo anno diventa più comune nelle femmine. Questo si spiega per la vicinanza del retto all’uretra e per la brevità dell’uretra. I neonati di sesso maschile non circoncisi hanno un rischio elevato di infezioni alle vie urinarie in quanto la retrazione limitata del prepuzio (la fimosi) rappresenta una condizione favorevole l’accumulo dei batteri sotto la cute del prepuzio.

I sintomi delle infezioni nei neonati

Spesso le infezioni alle vie urinarie nei neonati si manifestano senza sintomi e l’unico segno può essere la comparsa della febbre. In generale nei neonati le infezioni alle vie urinarie si manifestano con febbre alta, vomito, diarrea, letargia, urine maleodoranti, pianto durante la minzione, arrossamento nella zona interna della coscia e scarsa alimentazione. Nei neonati pretermine spesso si hanno anche ipossia e apnea respiratoria. L’insufficienza renale così come le ipertensioni sono conseguenze rare.

In presenza di febbre alta (superiore ai 38°) e in assenza di segni specifici si sospetta un’infezione alle vie urinarie che richiede un approfondimento diagnostico. L’esame delle urine è consigliato anche i tutti i bambini che mostrano sintomi riconducibili a un’IVU, come la scarsa crescita, il vomito e la diarrea.

Le IVU sono associate a ittero e in alcuni casi anche a batteriemia (presenza di batteri nel flusso sanguigno) e meningite. Laddove vi è la diffusione dei batteri nel sangue è frequente il rischio di sepsi, una grave infezione generalizzata.

I neonati non possono segnalare il dolore tipico di queste infezioni come avviene per i bambini più grandi, ma in quelli nei quali vi è un’anomalie delle vie urinarie si può riscontrare un ingrossamento dei reni, una massa addominale, un’anomala apertura sull’uretra o una deformità nella parte bassa della colonna vertebrale.

Come prevenirle?

La prevenzione delle infezioni alle vie urinarie nei neonati non è sempre semplice e molto dipende anche dalla causa scatenante. In generale un’accurata igiene può essere sufficiente ed è importante che i genitori imparino fin da subito a maneggiare i genitali dei neonati, specialmente se di sesso opposto al proprio e quindi meno abituati a occuparsene. Anche la regolarità nella minzione può contribuire a ridurre il rischio di contrarre un’infezione di questo tipo.

Cure e terapie per le infezioni alle vie urinarie

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Fonte: iStock

La diagnosi delle infezioni alle vie urinarie nei bambini si effettua tramite esame delle urine o urinocoltura (l’indagine microbiologica effettuata sulle urine). La raccolta del campione da analizzare nei neonati può avvenire o tramite cateterizzazione urinaria, o attraverso l’aspirazione sovrapubica o tramite la raccolta in una sacca sterile.

In quest’ultimo caso è necessario innanzitutto pulire i genitali con acqua e sapone e poi predisporre un contenitore sterile nel quale raccogliere il campione d’urina al “mitto intermedio”, ovvero dopo aver scartato il primo getto. Nei neonati, nei quali non vi è il controllo della minzione, essa può essere stimolata per una decina di minuti tramite l’utilizzo di un tessuto bagnato con acqua tiepida da applicare sul basso ventre dopo una mezz’ora dall’ultima bevuta. Questo tipo di raccolta, sebbene più semplice e meno invasiva, ha però un maggior tasso di contaminazione (46%) rispetto agli altri due (che non superano il 12%).

Inoltre possono essere eseguiti esami strumentali quali l’ecografia delle vie urinarie, la cistografia minzionale (da eseguire solo in casi particolari) e la scintigrafia renale, grazie ai quali ottenere tutte le informazioni utili per individuare e definire l’infezione alle vie urinarie nel neonato.

La terapia, ovviamente, dipende dalla causa e dal tipo di infezione. Generalmente è sufficiente (come nel caso della cistite acuta) la somministrazione di antibiotici per via orale da intraprendere subito dopo la raccolta del campione di urina. Anche per la pielonefrite acuta il trattamento prevede l’assunzione di antibiotico per via orale, ma in alcuni casi può essere necessario l’assunzione per via endovenosa.

La raccomandazione è quella di intraprendere tempestivamente la terapia antibiotica immediatamente dopo la raccolta del campione, il sospetto clinico e l’esito positivo dello stick urine o l’esame microscopico. La tempestività di questa terapia empirica, infatti, si rivela fondamentale per eliminare l’infezione, migliorare le condizioni cliniche del bambino e prevenire una batteriemia,

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