Omogenitorialità, oltre i pregiudizi: cosa ci dicono gli studi scientifici

Cosa sono le famiglie omogenitoriali e come crescono i bambini con due genitori dello stesso senso? Oltre gli stereotipi, lasciamo la parola alle ricerche scientifiche condotte in questa direzione.

Parlare di omogenitorialità è per molti motivo di disagio. Un po’ per l’incapacità di comprendere il reale significato (e le implicazioni) di una tale espressione, ma un po’ anche per la confusione che spesso aleggia intorno all’argomento. Quando capita di affrontare la questione dell’omosessualità, infatti, si assiste allo schieramento di fronti contrapposti. La cui unica preoccupazione sembra essere quella di difendere le proprie posizioni. Ignorando le reali esigenze delle persone.

Sì, perché il primo punto da cui si può comunemente e serenamente partire è che la questione ruota intorno a delle persone. Qualunque posizione si possa avere, nel legittimo alveo del rispetto verso le scelte di tutti, lo svolgimento di queste battaglie ferisce le persone. Sia gli adulti, che i bambini, spesso considerati come beni di proprietà di una o l’altra fazione.

È quindi necessario cercare di capire più a fondo la questione dell’omogenitorialità. Andando innanzitutto a sgomberare il campo da stereotipi e pregiudizi e, parallelamente, capire cosa c’è di vero quando si parla di genitori omosessuali. Cosa c’è di vero dal punto di vista scientifico, essendo troppo spesso anche la stessa scienza, con i suoi studi e le sue ricerche sulla materia, utilizzata più come una clava per colpire che uno strumento per costruire positività e serenità.

Omogenitorialità: cosa significa?

Il termine omogenitorialità indica i rapporti tra coppie omosessuali e i rispettivi figli. Questi possono provenire da una precedente relazione eterosessuale o, laddove permesso, provenire da adozione o tecniche di fecondazione.

La famiglia omogenitoriale

Per capire l’omogenitorialità è necessario parlare di famiglia omogenitoriale. A essa fanno riferimento, come detto, le coppie omosessuali che hanno un figlio o desiderano averlo. Alla base di queste realtà c’è la convinzione che il concetto di ‘famiglia’ non sia di natura biologica o legale. Esso infatti si fonda sul rispetto, la responsabilità, l’impegno e l’importanza dell’amore che dovrebbe essere alla base di qualsiasi relazione umana, omosessuale o eterosessuale che sia.

Il fenomeno è spesso complesso perché legato a problemi sia di accettazione sociale che di inclusione legale. È stato riscontrato come l’aspetto sociale e quello legale siano molto connessi, con l’attività del legislatore che segue e quasi certifica quello che è un dato di fatto a livello sociale. Laddove manca l’accettazione delle persone omosessuali, manca anche l’attività normativa da parte dello Stato.

Gli studi sull’omogenitorialità

famiglia omogenitoriale

Arriviamo quindi al cuore della questione sull’omogenitorialità: cosa dice la scienza? Da una parte c’è chi sostiene che le unioni omosessuali siano inaccettabili anche perché legate a problemi di sviluppo dei bambini. Dall’altra, come anticipato, chi crede che non sia così e che la crescita sana di un bambino non dipenda dai cromosomi diversi dei genitori. Poste le premesse possiamo passare a capire quali sono i risultati degli studi nazionali e internazionali condotti sull’argomento.

L’attività scientifica in materia è trasversale e richiede l’attenzione di diversi settori delle discipline scientifiche. Tale attività prosegue da decenni, anche grazie alle risorse destinate alle ricerche in tal senso e allo sviluppo di metodi e strumenti di indagine sempre più precisi.

Gli studi sull’omogenitorialità riflettono le convinzioni dell’epoca in cui sono stati condotti e i primi, quelli risalenti agli anni Settanta, erano più concentrati nell’analizzare le persone LGBT più che le loro competenze genitoriali. Queste sono diventate oggetto di interesse solo con il passare del tempo e hanno potuto beneficiare anche di una maggiore disponibilità di dati da analizzare.

Lo stato attuale della questione è piuttosto chiaro con la convinzione della comunità scientifica che non ci siano prove per sostenere differenze tra figli di coppie eterosessuali e quelli di (o cresciuti in) coppie omosessuali. Gli studi che dimostrano il contrario sono stati aspramente criticati dalla comunità scientifica per non essere stati condotti correttamente. Questo a conferma di una maggiore attenzione quando si citano gli studi scientifici o, come anticipato all’inizio, si utilizzano le ricerche come armi per colpire l’avversario. La scienza è una cosa seria e non deve essere schiava di posizioni pregiudiziali da confermare in tutti i modi.

La crescita dei bambini

Le più recenti ricerche sullo stato di salute psicologica, cognitiva, psicosessuale e sullo sviluppo personale, sociale e relazionale portano a due conclusioni. La prima è che “i bambini allevati da genitori dello stesso sesso non differiscono da bambini con genitori eterosessuali”. La seconda che “il benessere dei bambini è data dalle relazioni con i loro genitori” e dalla presenza di “sostegno sociale ed economico” e non dall’orientamento sessuale.

Motivo per cui l’American Psychological Association è perentoria nell’affermare che

non ci sono prove che suggeriscano che le donne lesbiche o gli uomini gay non siano idonei ad essere genitori o che lo sviluppo psicosociale tra i bambini di donne lesbiche o uomini gay sia compromesso rispetto a quello tra i figli di genitori eterosessuali.

Ma che invece:

le prove fino ad oggi suggeriscono che gli ambienti domestici forniti da genitori lesbici e gay hanno le stesse probabilità di quelli forniti da genitori eterosessuali per sostenere e consentire la crescita psicosociale dei bambini.

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