
Le cose che succedono al corpo dopo il parto (ma nessuno dice)
Ci sono almeno 9 cose che non si dicono mai riguardo il corpo dopo il parto: eppure parlarne può fare solo bene alle neomamme.
La neomamma è chiamata "puerpera" per le 6 settimane successive al parto: ecco cosa significa e cosa succede in questo periodo al suo corpo.
Puerpera vuol dire semplicemente “donna che ha appena partorito”: il termine deriva dai due vocaboli latini puer, che significa bambino, e pàrere, partorire.
Il puerperio, di conseguenza, è il periodo immediatamente successivo al parto, e prevede tutta una serie di cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi molto importanti e delicati, ed è riconosciuto come una fase delicata, in cui la mamma ha bisogno di attenzioni particolari, al pari del neonato.
Di solito ci si riferisce al puerperio come a un periodo che dura all’incirca sei settimane, o 40 giorni, un periodo di tempo necessario alla donna per ristabilirsi completamente dallo sforzo del parto e recuperare condizioni simili a quelle che precedevano la gravidanza.
La fase del puerperio si contraddistingue in particolare per le cosiddette lochiazioni, perdite di sangue di entità variabile, che sono di solito più intense, e di colore rosso vivo, nei primi giorni dopo il parto, per poi ridursi e passare a una colorazione più scura nelle settimane successive.
Il puerperio in genere termina dopo 40 giorni circa dal parto, quando compare il capoparto, cioè il primo flusso mestruale post-gravidanza.
Le prime mestruazioni possono tuttavia “tardare” anche di diversi mesi se la mamma allatta il bambino al seno, a causa della prolattina che inibisce l’ovulazione.
Il sangue che viene perso da una puerpera è un fenomeno del tutto normale e fisiologico, causata al distacco della placenta dalla parete uterina dopo la nascita del bambino.
L’emorragia si interrompe spontaneamente quando i vasi sanguigni che alimentavano appunto la placenta si richiudono, ma occorre sempre monitorare le lochiazioni e farsi visitare in caso di dubbi o di improvviso aumento delle perdite.
Una puerpera avverte spesso anche dolori addominali simili a crampi (ricordano i sintomi delle mestruazioni), causati dal fatto che l’utero si contrae per tornare alle dimensioni che aveva prima della gravidanza.
L’allattamento al seno può intensificare inizialmente questi crampi, a causa dell’ormone ossitocina che viene rilasciato durante le poppate, e che permette appunto di riportare più in fretta l’utero alle sue misure normali.
Esistono antidolorifici compatibili con l’allattamento, che è possibile assumere durante il puerperio: ci si può rivolgere al ginecologo o all’ostetrica per avere tutte le informazioni del caso. Tali dolori addominali si risolvono comunque nel giro di qualche settimana. Se al contrario non passassero o se fossero particolarmente intensi, è opportuno rivolgersi a un medico.
Dal punto di vista psicologico, il puerperio è un momento particolarmente delicato. I cambiamenti ormonali legati al parto e all’allattamento, la stanchezza e i risvegli notturni uniti al senso di responsabilità e alla preoccupazione per il bambino appena nato possono determinare sbalzi d’umore nella puerpera e magari una maggiore inclinazione al pianto.
Un leggero senso di malinconia nei primi giorni o settimane dopo il parto può essere fisiologico (si parla di baby blues) e, per superarlo, è importante cercare di alimentarsi al meglio, risposare il più possibile e passare del tempo all’aperto, passeggiando per esempio col neonato.
Ci sono almeno 9 cose che non si dicono mai riguardo il corpo dopo il parto: eppure parlarne può fare solo bene alle neomamme.
Chiedere aiuto, stare in compagnia e confidare ai propri cari paure e dubbi è altrettanto importante, ma se la sensazione di tristezza diventa cronica, opprimente al punto di limitare le normali attività quotidiane è cruciale rivolgersi a un medico per escludere l’insorgenza di una depressione post partum, che in ogni caso è un problema affrontabile e risolvibile con le opportune cure e con l’aiuto di una terapia psicologica.
Per affrontare al meglio questo periodo di profondi cambiamenti le ostetriche Paola Prandini e Barbara Mazzoni consigliano innanzitutto di scegliere la propria “squadra”: quel gruppo ristretto di persone (il papà, i nonni, gli zii o qualche amico) su cui poter contare.
Un altro suggerimento è quello di non voler “fare tutto”: sentirsi stanche e aver bisogno di privacy è assolutamente normale. Ci sarà tempo per “recuperare” e debuttare in società con il nuovo nato. Anche rivolgersi a un’ostetrica è utile per affrontare quelli che possono essere i normali problemi legati ad esempio all’allattamento, e affrontare questo periodo il più serenamente possibile.
Articolo originale pubblicato il 20 luglio 2018
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