La sindrome di Hellp è una grave patologia della gravidanza che può mettere a rischio la vita della mamma e del bambino. Sono passate quasi due decadi da quando questa malattia è stata per la prima volta descritta nella letteratura scientifica, eppure ancora oggi l’unico trattamento efficace e definitivo è quello di partorire il prima possibile.

Pur non essendo del tutto conosciute la causa e l’origine di questa sindrome, un incremento della trombosi venosa e l’attivazione del sistema di coagulazione sembrano rilevanti per la sua comparsa clinica. Ma vediamo insieme meglio cos’è la sindrome di Hellp e a quali segnali bisogna prestare attenzione.

Sindrome di Hellp: cos’è?

La sindrome di Hellp è una complicazione della gravidanza potenzialmente fatale, generalmente considerata una variante della preeclampsia e associata a una significativa mortalità. Si verifica solitamente durante gli ultimi stadi della gravidanza, a volte dopo la nascita.

La gravità della Sindrome di Hellp è misurata dal numero di piastrine nel sangue della madre e può essere divisa in tre classi, dalla forma più grave a quella più lieve.

L’acronimo fu coniato dal medico Louis Weinstein nel 1982 per definire una sindrome clinica, una complicanza e/o una variante grave della gestosi ipertensiva, caratterizzata da alcuni elementi:

  • H (hemolysis, ossia il processo di distruzione dei globuli rossi);
  • EL (elevated liver enzymes, gli elevati enzimi del fegato);
  • LP (low platelets, il basso numero di piastrine).

Tra gli studiosi non c’è accordo sulla sua classificazione: alcuni la ritengono una complicazione dell’ipertensione gravidica, altri un’entità a sé stante, per altri ancora si tratta di una forma grave di preeclampsia. Per quanto riguarda i criteri diagnostici da utilizzare, invece, l’accordo è pressoché unanime.

La sindrome di Hellp è spesso difficile da diagnosticare perché i sintomi possono essere confusi con quelli della gastrite, dell’influenza, dell’epatite o della colecistite.

I tassi di mortalità possono arrivare a sfiorare picchi del 30%, con rotture del fegato, ictus, edemi o emorragie cerebrali. Queste situazioni si possono tuttavia prevenire se prese per tempo. Per questo è fondamentale che le donne conoscano la sindrome e i suoi sintomi, così da ricevere un’eventuale diagnosi e un trattamento precoci.

I 7 sintomi da non sottovalutare

I sintomi fisici della sindrome di Hellp sono inizialmente gli stessi della preeclampsia. In particolare, le donne con la sindrome riferiscono di aver avuto uno o più di questi sintomi: 

  1. mal di testa;
  2. nausea, vomito, indigestione dopo aver mangiato;
  3. indolenzimento addominale o del petto (causato dalla distensione del fegato);
  4. dolore alla spalla o dolore quando si respira profondamente;
  5. sanguinamento;
  6. offuscamenti alla vista;
  7. gonfiore o tendenza a ingrassare.

Altri segnali a cui va prestata la massima attenzione sono l’alta pressione del sangue e l’alta presenza di proteine nelle urine. In presenza di questi sintomi è opportuno andare immediatamente da un medico per fare ulteriori controlli volti a escludere o diagnosticare la sindrome.

Sindrome di Hellp: come intervenire?

Durante la gravidanza molte donne con sindrome di Hellp hanno bisogno di una trasfusione di globuli rossi, piastrine o plasma. I corticosteroidi possono venire utilizzati all’inizio della gravidanza per aiutare i polmoni del bambino a svilupparsi; come aiuto alla madre alcuni medici utilizzano steroidi.

È fondamentale diagnosticare correttamente e velocemente la malattia. Secondo l’AOGOI il trattamento della sindrome HELLP si può sintetizzare in alcuni punti essenziali:

  • Anticipare per quanto possibile la diagnosi: dall’esame dei sintomi risulta che i casi tipici della sindrome possono essere facilmente diagnosticati con comuni esami di laboratorio; una diagnosi corretta e tempestiva può essere determinante per la prognosi materna e fetale.
  • Controllare le condizioni materne con esami di laboratorio da ripetere ogni 12-24 ore: la creatinina e l’uricemia aumentano negli stadi avanzati della malattia, in relazione all’insorgere di una possibile insufficienza renale.
  • Effettuare una profilassi dell’eclampsia attraverso la somministrazione di solfato di magnesio.
  • Controllare le condizioni fetali: bisogna controllare la datazione della gravidanza ed effettuare la profilassi polmonare per feti tra le 24 e le 34 settimane.
  • Programmare il parto prima possibile tenendo conto delle condizioni materne e del verosimile grado di maturità polmonare fetale.
  • Trasferire la paziente in terapia intensiva subito dopo il parto.

Come si fa a prevenire la sindrome di Hellp?

Sfortunatamente, allo stato attuale non esiste un modo per prevenire questa malattia. Si possono però usare alcune accortezze:

  • preparare la propria forma fisica prima di restare incinte.
  • avere regolari visite durante la gravidanza.
  • informare il proprio medico su eventuali precedenti gravidanze a rischio o una storia familiare con Sindrome di Hellp, preeclampsia o altre malattie di ipertensione.
  • Riferire prontamente al medico i segnali che possono essere motivo di preoccupazione.
  • Fidarsi di se stesse quando si nota qualcosa nel proprio corpo che non sembra andare per il verso giusto.

Le conseguenze per il neonato

Se il neonato pesa almeno 1000 grammi al momento della nascita, allora avrà lo stesso tasso di sopravvivenza dei bambini dello stesso peso che non sono stati toccati dalla sindrome.

Sfortunatamente, i neonati che pesano meno di 1000 grammi potrebbero avere la necessità di trascorrere più tempo in ospedale e probabilmente avranno bisogno di un respiratore. Allo stato attuale non è possibile prevedere la portata dei problemi sanitari che questi bambini incontreranno crescendo e più tardi nella loro vita.

Nei paesi sviluppati, il tasso di morte del feto è di 51 su 1000 gravidanze. Questo tasso è più elevato che nelle forme gravi di preeclampsia ed eclampsia.

In media, la mortalità perinatale dovuta a sindrome di Hellp varia dal 7,7 al 60%. La maggior parte di queste morti è dovuta al distacco della placenta (che viene prematuramente separata dall’utero), ad asfissia intrauterina (il feto non riceve abbastanza ossigeno) e a condizioni di prematurità estrema.

Rischi per le gravidanze future

Il rischio di sviluppare la sindrome di Hellp o altre forme di preeclampsia nelle gravidanze future aumenta nelle donne che hanno una storia clinica con sindrome di Hellp.

Il tasso di preeclampsia nelle successive gravidanza di donne che hanno già avuto in precedenza la sindrome varia dal 16 al 52%, con tassi più alti se la patologia è iniziata nel secondo trimestre. La possibilità di sviluppare una seconda volta la sindrome varia dal 2 al 19%.

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  • Patologie in gravidanza