
Il rischio di trombosi in gravidanza è aumentato dalla ipercoagulabilità e dalla riduzione del ritorno venoso.
Il dolore, le secrezioni maleodoranti e il prurito nella zona genitale sono tra i principali sintomi dell'infezione da ureaplasma parvum. In gravidanza può causare anche aborti spontanei e parti pretermine.
In gravidanza, l’infezione da ureaplasma parvum può essere particolarmente rischiosa in quanto può causare aborti spontanei o anche parti prematuri. Tra i principali sintomi il dolore, le secrezioni maleodoranti e il prurito nella zona genitale.
In presenza dei sintomi indicati, meglio rivolgersi al proprio ginecologo e confermare o escludere i sospetti attraverso l’esecuzione di un tampone vaginale. La terapia è di tipo antibiotico ed è consigliabile, fino a quando non si arriverà alla completa guarigione, evitare l’attività sessuale.
L’ureaplasma parvum è un batterio di dimensioni molto ridotte che appartiene alla famiglia dei micoplasmi. Lo si ritrova principalmente nel tratto genito-urinario maschile e femminile, ma anche nel tratto respiratorio.
Si tratta di un batterio ubiquitario e che fa parte anche del microbioma umano: l’ureaplasma aiuta l’essere umano a digerire il cibo, combattere le infezioni e mantenere la salute riproduttiva. Ma anche i cosiddetti “batteri buoni”, in determinate situazioni, possono diventare nocivi, crescendo in maniera non controllata. Arrivano così a prevalere su altre specie e a rompere l’equilibrio batterico esistente.
Questa condizione può portare alla comparsa di un’infezione da ureaplasma, che è può essere trasmesse attraverso il sesso vaginale, orale o anale non protetto, e può passare anche dalla madre al feto durante la gravidanza o al momento del parto.
I principali sintomi associati all’infezione da ureaplasma parvum sono:
Se si rilevano uno o più di questi sintomi, per avere la certezza che si tratti di un’infezione da ureaplasma parvum occorre consultare il proprio ginecologo e sottoporsi a un tampone vaginale.
Se si contrae l’infezione da ureaplasma parvum in gravidanza può succedere che questa venga trasmessa dalla madre al feto.
Le conseguenze possono essere anche gravi. Tra queste ricordiamo:
Nei neonati nati prematuri, soprattutto in quelli con peso inferiore a 1 kg, l’infezione da ureaplasma può avere conseguenze gravi, facilitando lo sviluppo di lesioni cerebrali e polmonari.
Nei casi in cui venga riscontrata la presenza dell’infezione dovuta al batterio ureaplasma parvum, come si possono combattere i sintomi e risolvere la malattia?
In caso il tampone vaginale confermi l’infezione, il trattamento prevede la somministrazione di antibiotici. Il trattamento di prima linea si basa sull’impiego della classe di antibiotici delle tetracicline. Tuttavia, molti ceppi di ureaplasma mostrano resistenza alle tetracicline. Per questi sarà necessario ricorrere ad altre classi di antibiotici, come l’azitromicina o l’eritromicina.
In ogni caso, la scelta del trattamento più idoneo da adottare viene fatta tenendo conto sia del risultato dell’antibiogramma (che mostra la sensibilità del batterio a vari tipi di antibiotici) sia di quelle che sono le caratteristiche individuali del paziente infetto.
Ad esempio, nelle donne in gravidanza che hanno contratto l’infezione e presentano rottura prematura delle membrane è indicato il trattamento con macrolidi (tra cui l’azitromicina e l’eritromicina). Va anche ricordato che durante il trattamento antibiotico, fino a quando non si arriva alla completa guarigione è opportuno astenersi dai rapporti sessuali.
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