
Qual è il rapporto tra cibo, fertilità e concepimento? Le risposte del Dott. Rosario Simeone Morando - Nutrizionista Clinico - sull'alimentazion...
Diversi studi hanno indagato il rapporto tra celiachia, gravidanza e fertilità. Facciamo chiarezza sull'argomento.
L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in tutte le fasi della vita. Per tale ragione una dieta sana è una preziosa alleata non solo per garantire uno stato di salute ottimale, la prevenzione dalle patologie ma soprattutto per ciò quel che riguarda la fertilità e il mantenimento di una gravidanza.Vediamo dunque quanto può incidere una condizione come la celiachia sulla fertilità? La celiachia è una malattia autoimmune scatenata dal consumo di alimenti contenenti glutine. Quest’ultimo è un aggregato proteico formato dall’unione di gliadine e glutenine definito“prolamine”. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ritroviamo il glutine non solo in alcuni cereali come il grano, l’orzo la segale, ma anche negli alimenti da essi derivati come la pasta, la pizza e i prodotti da forno, i cereali per la prima colazione, ma anche in alimenti che possono essere contaminati dal glutine come la carne e il pesce impanati così come alcuni piatti pronti, i gelati, i lo yogurt, birra e alcune salse. La celiachia è una patologia che in Italia, secondo i dati dell’Associazione Italiana Celiachia, interessa circa l’1% della popolazione con molti casi che restano ancora non diagnosticati. Secondo i dati epidemiologici diramati da Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel 2023, almeno il 70% dei pazienti affetti da celiachia appartengono al genere femminile. Per tale motivo è importante porre attenzione sulle possibili ripercussioni della celiachia sulla gravidanza così come sulla fertilità.
Tra le possibili conseguenze della celiachia c’è anche quella di compromettere una gravidanza. In Italia, infatti, 2 persone celiache su 3 sono donne, ma di queste quasi la metà non ha una diagnosi di celiachia, con conseguenze che possono compromettere il concepimento. Uno studio dell’Obstetric Medicine, afferma che la donna celiaca non trattata va incontro a malassorbimento per diversi fattori nutritivi come alcuni micronutrienti quali il ferro, il calcio e numerose altre vitamine, come la vitamina D, l’acido folico, la vitamina B12 che sono fondamentali per prevenire lo sviluppo di difetti del sistema nervoso del nascituro. Quando il glutine viene assunto da persone con celiachia, infatti, si innesca una risposta immunitaria che danneggia la mucosa dell’intestino tenue. Questo danno compromette la capacità dell’organismo di assorbire i nutrienti essenziali suddetti.
Come evidenziato in questo studio, le donne con celiachia hanno un rischio maggiore di esiti avversi della gravidanza, motivo per cui la diagnosi precoce e l’adozione di una gestione adeguata consentono di ridurre queste possibili conseguenze.
Bisogna ricordare che durante la gravidanza il fabbisogno nutrizionale della gestante aumenta significativamente con l’obiettivo di supportare la crescita e lo sviluppo del feto.
Lo studio pubblicato su Gastrointestinal Disorders riporta i principali esiti avversi della celiachia non diagnosticata. Nello specifico segnala l’aumento del rischio di aborto spontaneo, il ritardo di crescita intrauterino, il basso peso alla nascita, il parto pretermine, taglio cesareo, la nascita di bambini piccoli per l’età gestazionale, anemia materna, potenziali compromissioni della funzione placentare e mortalità fetale. Inoltre la Celiac Disease Foundation segnala l’aumento del rischio di difetti congeniti, in modo particolare la spina bifida. È importante sottolineare, come riportato dal portale WebMD, che l’adozione di una dieta senza glutine può significativamente ridurre o addirittura eliminare del tutto questi possibili esiti avversi, motivo per cui è fondamentale diagnosticarla in tempo.
Nella donna la celiachia talvolta può presentarsi con sintomi “aspecifici” a carico di diversi organi e sistemi, rendendo così la diagnosi difficile. Il World Journal of Gastroenterology spiega come i sintomi della celiachia in gravidanza possono essere gli stessi di quelli non correlati alla gestazione e includo disturbi gastrointestinali, affaticamento, anemia da carenza di ferro e osteoporosi.
Tra i principali sintomi e segnali da monitorare in gravidanza che potrebbero suggerire la presenza di una celiachia sono soprattutto anemia, problemi gastrointestinali (anche se non sempre presenti) come gonfiore, diarrea, stitichezza e dolore addominale e la perdita di peso inspiegabile.
Se esiste un’ampia letteratura che conferma il rapporto tra celiachia e gravidanza la questione diventa più articolata in riferimento alla fertilità. Alcuni studi, infatti, hanno riportato una maggiore frequenza di anomalie riproduttive nelle donne con celiachia non trattata, tra cui menarca tardivo, menopausa precoce, amenorrea secondaria e infertilità inspiegabile. Uno studio ha riscontrato che il 2,7% delle donne con infertilità aveva la celiachia, e in quelle con infertilità inspiegabile, la frequenza saliva al 4,1%, una differenza statisticamente significativa che non può essere trascurata.
Tuttavia, due ampi studi di coorte basati sulla popolazione hanno indicato che la celiachia non era associata a una ridotta fertilità complessiva. Un interessante risultato è che la fertilità nelle donne con celiachia sembrava ridotta nei due anni precedenti la diagnosi, ma tornava a livelli normali dopo la diagnosi e il trattamento con una dieta senza glutine.
La celiachia non trattata può effettivamente ridurre la fertilità, ma un’alimentazione senza glutine sembra ripristinare le possibilità di concepimento.
Uno dei possibili esiti avversi della celiachia in gravidanza è, come detto, l’aborto spontaneo. A questo proposito alcuni studi hanno mostrato che le donne con celiachia non trattata hanno un rischio fino a 9 volte maggiore di aborti spontanei ricorrenti rispetto alle pazienti che seguono una dieta completamente aglutinata . Nelle donne con celiachia il glutine (in modo particolare la gliadina, la proteina componente del glutine) innesca risposte immunitarie tali da interferire con la normale induzione di tolleranza immunitaria verso l’embrione, aumentando così il rischio di aborto. Parallelamente è stato ampiamente dimostrato come l’adozione di una dieta senza glutine riduca significativamente il rischio di poliabortività.
La Fondazione IRCCS Ca’ Grande Ospedale Maggiore Policlinico riporta che la celiachia ha una componente genetica, ma che non vi è un rapporto di causa ed effetto. Un bambino nato da un genitore con celiachia ha un rischio maggiore di ereditare la malattia, ma non è sempre così. Nei neonati l’attenzione verso la celiachia va rivolta al momento dello svezzamento valutando con il pediatra le modalità di introduzione del glutine. È stato infatti dimostrato che introdurre il glutine a 12 mesi invece che a 6 mesi, come si fa solitamente, non cambia il rischio complessivo che il bambino sviluppi la celiachia, anche se i sintomi potrebbero comparire più tardi. Tuttavia questo approccio potrebbe ridurre il rischio di celiachia nei bambini che hanno una predisposizione genetica più alta.
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