Il parto è, a tutti gli effetti, un evento molto delicato. Nonostante si tratti di un fenomeno fisiologico e naturale, è comunque una fase nella quale l’organismo femminile è sottoposto a forti stress. Tanto che possono verificarsi, anche se sempre più raramente, complicazioni che possono mettere a repentaglio la vita e la salute della donna e quella del suo bambino. Una delle più comuni – è la causa più frequente di mortalità materna – è la cosiddetta emorragia post partum (EPP).

Parliamo di un evento raro ma che, come specificato nelle Linee Guida per la prevenzione e la cura dell’emorragia post partum, è una condizione “responsabile di circa un quarto delle morti che avvengono in gravidanza, al parto o durante il puerperio”. Per questo motivo è importantissimo conoscere di cosa si tratta, come si manifesta, quali sono gli interventi per ridurne gli effetti e, soprattutto, quali conseguenze può provocare sulla donna e sul feto.

Per affrontare con precisione e competenza l’argomento abbiamo intervistato la Dottoressa Rachele Battiston, specializzata come Personal Trainer Ostetrico e Operatore Olistico Materno Infantile, con la quale abbiamo approfondito tutti i vari aspetti dell’emorragia post partum.

Emorragia post partum: le possibili cause

Dottoressa Battiston, cosa si intende per emorragia post partum? Quando si verifica?

Parliamo di emorragia quando la perdita di sangue è tra i 500 millilitri e il litro. Questa è la cosiddetta emorragia minore, mentre quella “maggiore” si ha quando la perdita di sangue è superiore al litro.

Quali sono le cause e le condizioni che possono determinarla?

È bene distinguere tra i fattori di rischio e le cause. Tra i fattori di rischio troviamo tutte quelle cattive abitudini che in gravidanza sarebbe meglio eliminare (fumo, alcol, eccetera), ma anche una gravidanza multipla, una precedente emorragia, patologie durante la gravidanza come nel caso della preeclampsia, un peso alla nascita maggiore di 400 grammi, la placenta ritenuta o la placenta accreta, un’episiotomia, lacerazioni, una mancata progressione del secondo stadio del travaglio o un prolungamento del terzo stadio.

Entrando più nello specifico delle cause quali sono quelle principali che provocano questa conseguenza?

Le cause, invece, sono prettamente quattro e sono molto collegate ai fattori di rischio. Le cause sono indicate come ‘le quattro T’, quindi: il tono, il trauma, il tessuto e la trombina.

Il tono uterino è responsabile della maggior parte dei casi di emorragie post-partum; questo accade quando l’utero non riesce a contrarsi dopo la nascita del bambino e quando la placenta si stacca è evidente che i vasi sanguigni restano scoperti lì dove erano collegati alla placenta, quindi l’utero deve rimanere tonico. Quando questo non avviene il sanguinamento è nettamente maggiore.

La causa legata al trauma, che è il circa il 20% circa dei casi di emorragie, comprende tutte le lacerazioni del collo dell’utero, della vagina o del perineo, la rottura o l’inversione dell’utero e tutte le altre lesioni e traumi che possono provocare un sanguinamento.

Un’altra delle cause è quella della ritenzione all’interno dell’utero di parti di placenta, di membrane, di coaguli o di anomalie della placentazione. La causa associata alla trombina è molto rara ed è inerente alle anomalie della coagulazione che possono essere congenite oppure acquisite.

Sintomi precoci e fattori dell’emorragia post partum

Con quali sintomi è possibile riconoscere l’insorgenza di un’emorragia di questo tipo?

Quello che bisogna fare è ridurre, laddove possibile, i fattori di rischio e attuare delle scelte finalizzate a evitare che possano verificarsi le condizioni per cui si possa andare incontro a un’emorragia. Un esempio è quello del secondamento attivo, ovvero quando il bambino nasce o si disimpegna la spalla, viene somministrata, endovena o intramuscolo, dell’ossitocina che è in grado di ridurre notevolmente il rischio di sviluppare emorragie post partum.

Tipologie di emorragia post partum

Dottoressa Battiston, esistono diverse tipologie di emorragia post partum? Come si classificano?

L’emorragia post partum può essere sia maggiore o minore, come abbiamo detto prima, sia primaria o secondaria. L’emorragia primaria è definita come la perdita oltre i 500ml nell’arco delle prime ventiquattro ore dopo il parto e di 1000ml dopo il parto cesareo. L’emorragia secondaria, invece, è quella che si verifica tra le ventiquattro ore e le dodici settimane dopo il parto.

Le emorragie più frequenti, anche se non così tanto diffuse, sono quelle primarie. Essendo la causa più frequente quella legata al tono, questa si verifica immediatamente dopo il parto, per questo è più probabile che, se si verifica un’emorragia, avviene nelle prime ventiquattro ore.

Emorragia post partum: trattamento

Qual è il trattamento per fermare e risolvere l’emorragia?

Ci sono diversi modi di agire in base alla causa che ha provocato l’emorragia. Se la causa è nel tono muscolare, per esempio, si può procedere con un massaggio manuale. Chiaro che è diverso se la causa è la rottura dell’utero per la quale bisogna correre d’urgenza in sala operatoria o se la causa è la ritenzione del tessuto che richiede una revisione della cavità uterina. Per fermare l’emorragia bisogna individuare la causa e di conseguenza decidere quali protocolli utilizzare.

Le conseguenze dell’emorragia post partum

Dottoressa, un fenomeno di questo tipo ha degli effetti, degli strascichi o, una volta risolto, non lascia alcun tipo di conseguenza sulla salute della donna?

Le conseguenze possono essere molto varie fino a quelle più tragiche che provocano la morte. L’emorragia post-partum si verifica, appunto, quando il parto è stato espletato, il bambino è già nato e non risente di questa condizione. Spesso le emorragie post partum vengono risolte intervenendo sulla causa e viene associata una terapia farmacologica. A volte, indipendentemente dalla causa, bisogna invece recarsi in sala operatoria.

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