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La tecnologia, in tutte le sue forme, può cambiare (in meglio) il periodo del puerperio. Ecco come e quali strumenti, app e piattaforme sono al momento le migliori cui fare riferimento.
Il rapporto con la tecnologia è spesso controverso, complicato e faticoso, soprattutto quando si tratta di modificare abitudini ormai consolidate. In questo senso la cosiddetta Postpartum Tech – l’adozione di soluzioni tecnologiche per supportare la salute e il benessere delle donne durante il periodo del puerperio – è un’opportunità importante ma anche una sfida, anche tenendo conto degli inevitabili rischi che essa comporta. Parliamone in maniera più approfondita cercando di comprenderne le ragioni e le possibilità, ma anche le possibili criticità.
Con l’espressione Postpartum Tech (e FemTech, un settore che il portale MedCity News riferisce valere fino a 1 miliardo di dollari) si fa riferimento all’utilizzo di strumenti tecnologici per fornire supporto informativo, emotivo e sanitario alle donne nel periodo successivo al parto. Questa fase, cui da tempo ci si riferisce come quarto trimestre di gravidanza, è estremamente delicata per la donna per diverse ragioni.
Da una parte ci sono tutti i cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi successivi al parto e dall’altra la transizione verso la maternità. Cambiamenti, questi, che non sono supportati da un adeguato insieme di strumenti e controlli. La donna, che mediamente per più di trenta settimane è stata oggetto di controlli regolari e frequenti, viene di colpo dimenticata e trascurata, come se l’aver messo al mondo una nuova vita avesse esaurito le attenzioni e le preoccupazioni della sanità pubblica. Quasi come a voler suggerire che l’interesse non era per la persona ma per il suo utero, come una sorta di incubatrice. Come evidenziato anche dall’American Medical Association (AMA), spesso l’assistenza è limitata a un’unica visita a circa 6-8 dopo il parto.
In questa fase (la cui durata non è quantificabile) il benessere, lo stress e le tensioni che vive una donna (come madre, ma anche come persona e professionista) sono minati da più parti. Anche perché non si ha una realtà cui fare riferimento. Ecco, la tecnologia prova a colmare questa lacuna.
Tra i vantaggi della Postpartum Tech c’è, vi pone l’attenzione anche uno studio pubblicato su Frontiers, la possibilità di superare lo stigma che ancora oggi è profondamente radicato sulla salute mentale. Specialmente quella femminile e in modo particolare nel periodo del post parto. Inoltre gli strumenti digitali offrono quella privacy necessaria alle persone per contrastare problemi che, altrimenti, non sarebbe possibile affrontare. Questo vale in modo particolare per tutte quelle donne con risorse limitate e che faticano ad accedere ai servizi disponibili per ottenere aiuto contro la depressione postpartum o altre condizioni critiche.
Una delle principali applicazioni della Postpartum Tech è quella che trova beneficio dai dispositivi indossabili (wearable). Gli attuali smartwatch e fitness tracker (ma anche anelli smart e altri dispositivi di questo tipo) permettono sia di monitorare parametri biometrici utili (pressione sanguigna, ossigenazione, ecc.) che di motivare le donne a rimanere attive, muoversi e prevenire i rischi legati alla sedentarietà e all’inattività fisica.
Parallelamente ai dispositivi wearable ci sono le applicazioni da scaricare e installare sullo smartphone. Queste lavorano in sintonia con i dispositivi fisici dai quali ricevono in tempo reale dati che registrano e analizzano segnalando eventuali criticità (come quelle legate alla qualità del sonno). Molte di queste app – alcune specifiche per le donne che hanno appena partorito – hanno un focus particolare sui rischi della depressione postpartum o si occupano di supportare le neomamme nelle varie fasi della vita del neonato (allattamento, cura quotidiana, svezzamento, ecc.).
Da questo punto di vista trova un’interessante applicazione l’AI. Il ruolo dell’intelligenza artificiale, di cui stiamo conoscendo solo le primissime applicazioni, può rivelarsi straordinariamente efficace anche in questo ambito. Non si tratta di sostituire la diagnosi medica o il supporto professionale, ma di avere una serie di strumenti capillari e di utilizzo quotidiano che possono rivelarsi utili anche e soprattutto per i medici e i professionisti del settore. La tecnologia può far emergere rapidamente possibili situazioni critiche e far percepire ai pazienti stessi la necessità di non sottovalutare o ignorare ciò che stanno attraversando.
Entrando più nel dettaglio – anche per evitare di pensare alla tecnologia come alla panacea di tutti i mali e averne una visione miracolistica – è utile e interessante comprendere quali applicazioni può avere. Questi alcuni degli utilizzi della Postpartum Tech:
L’evoluzione tecnologica è indubbiamente una realtà da supportare e integrare maggiormente, ma va considerata per quello che è: uno strumento. Come tale consente di perseguire numerosi vantaggi, ma non è esente da rischi e criticità e l’evidenziarli è necessario per ridurne l’impatto ed evitare che prevalgano sui benefici.
Il primo vantaggio reale della Postpartum Tech è legato alla rimozione delle barriere di accesso (distanza, trasporto, costi, ecc.) all’assistenza alle donne dopo il parto. C’è poi da considerare la flessibilità di strumenti che possono essere utilizzati anche nei ritagli di tempo senza appesantire routine quotidiane spesso già sature. Inoltre la tecnologia si caratterizza per un approccio mirato e, quindi, più efficace. Come già anticipato c’è anche la riduzione dello stigma sociale che favorisce le donne a cercare aiuto e a ottenere una comunicazione più immediata.
Allo stesso tempo c’è da prestare la massima attenzione sulla qualità di alcuni servizi e strumenti. Non tutta la tecnologia è uguale, efficace, rispettosa e attenta. Non mancano esempi di bias, violazioni della privacy e inadeguato supporto. C’è anche da tenere conto che la tecnologia deve essere usata in maniera adeguata e molto andrebbe fatto, anche in termini di equità e lotta alla discriminazione, in termini di alfabetizzazione digitale. Infine va posta l’attenzione sul fatto che non tutte le tecnologie sono validate dal punto di vista clinico. E se anche le donne riferiscono di beneficiarne dal loro utilizzo, come evidenziato in questo studio, non sempre questo si converte in un reale miglioramento nei sintomi depressivi o nello stress genitoriale.
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