È capitato a tutti, e certamente più di una volta, di vivere momenti in cui ci si sente arrabbiati per svariati motivi e di non sapere bene come scaricare la tensione che si avverte in quella fase. Ognuno può farlo in modo diverso: c’è chi fa una passeggiata, chi invece si dedica a una seduta di yoga e chi fa un respiro profondo sperando che questo possa aiutare. Urlare può diventare però più che naturale anche per una mamma, che a volte vede questo modo di agire come unica via di uscita.

Si pensa spesso che gridare possa essere un comportamento errato, che può arrivare a irritare o spaventare chi abbiamo vicino, ma è in realtà un’idea sbagliata. Gli esperti, anzi, definiscono questo comportamento come “terapia dell’urlo” e lo ritengono un modo adatto per allontanare una situazione di stress.

Non è un caso che siano soprattutto le donne a sentirsi esauste. Secondo quanto emerso da un recente rapporto di Hologic Global e Gallup, nel 2021 si è registrato un aumento di casi di persone stressate, arrabbiate e tristi rispetto a un anno prima. Il rapporto sullo stato della maternità di Motherly ha rilevato che nel marzo 2021, il 43% delle madri ha riferito di sentirsi completamente esausta. Quel numero è leggermente diminuito a marzo 2022, ma solo di poco, quando è risultato pari al 38%.

A volte urlare può essere davvero terapeutico, come sottolinea di fare spesso alle sue pazienti la psicoterapeuta Lia Avellino. Spesso ci si aspetta che le mamme siano equilibrate, ma spesso danno questa idea di sé solo all’esterno, mentre internamente covano rabbia e frustrazione, che dovrebbero essere manifestate apertamente.

Questa teoria è stata confermata anche da Natalie Kuhn, Co-CEO di The Class, anche se secondo lei fare questo può essere considerato soprattutto come un modo per emettere suoni, a seconda di come uno preferisca farlo. Spesso alle donne viene imposto di agire in un determinato modo, ma non sempre questo è un sistema che può infondere in loro benessere: intrappolare le proprie emozioni, a suo dire, è simile a quanto accade a un bollitore quando raggiunge il suo punto di ebollizione. Un urlo, invece, permette di rilasciare le emozioni negative che si avvertono dentro di sé affinché possano emergere quelle positive.

È possibile inoltre, secondo quanto rivela Avellino, notare alcuni segni che fanno capire quanto un grido possa essere considerato “buono“. Una volta terminato, ci si potrebbe sentire più sollevati e leggeri, oltre all’apertura della mascella e il rilascio delle spalle. Anzi, difficilmente se si restasse in silenzio ci si sentirebbe bene.

Pensare che la terapia dell’urlo possa essere adatta solo agli adulti, donne in modo particolare, sarebbe un errore. Anche i bambini, infatti, potrebbero trarne giovamento. “È importante incoraggiare i piccoli a esprimere apertamente la loro frustrazione“, sono le parole di Avellino, che ha deciso di allestire un “angolo della rabbia” a casa per sua figlia di soli 4 anni. Qui ha la possibilità di sfogarsi quanto e quando desidera.

Permettere ai bambini di esprimere i propri sentimenti in questo modo li porta a sviluppare pratiche più sane quando diventeranno più grandi, in modo tale che non si sentano sopraffatti quando devono gestire una delusione.

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