Quando si scopre di essere incinta la primissima raccomandazione che viene rivolta alle future mamme è quella di assumere acido folico. Questa è divenuta ormai una verità acquisita, al pari di smettere di bere alcolici, fumare o mangiare cibi crudi durante la gravidanza.

Ma perché l’acido folico è così importante? E qual è la dose quotidiana che bisogna assumere? Da quando si può iniziare a prenderlo? E, ancora, ci sono controindicazioni o effetti collaterali? Rispondiamo a tutte queste domande per comprendere l’importanza dell’acido folico in gravidanza.

Cos’è l’acido folico?

Propriamente l’acido folico, l’acido monopteroilglutammico o pteroilmonoglutammico, è una vitamina del gruppo B ed è la forma ossidata della vitamina. A prescindere dalla gravidanza l’acido folico ha il compito di produrre nuove cellule ed è fondamentale per la sintesi delle proteine e del DNA e per la formazione dell’emoglobina.

A cosa serve l’acido folico?

Tra le funzioni dell’acido folico, che è quella che riguarda particolarmente la sua assunzione in gravidanza, vi è quella di svolgere un importante contributo per tutti quei tessuti, come quelli embrionali, che vanno incontro a cosiddetti processi di proliferazione e differenziazione.

Per questo motivo l’AIFA (l’Associazione Italiana del Farmaco) indica che un adeguato apporto di acido folico “è fondamentale in gravidanza, in particolare durante il primo trimestre, quando avviene l’organogenesi e vi è un elevato tasso di divisione cellulare”.

L’assunzione dell’acido folico è anche indicata per specifiche patologie, come il diabete, l’alterato assorbimento gastro-enterico e l’epilessia. La carenza della vitamina può anche essere la causa di aborto spontaneo o di ritardo della crescita intrauterina.

Acido folico in gravidanza: perché è indicato?

È stato ampiamente dimostrato come l’acido folico abbia un ruolo decisivo nello sviluppo del condotto neurale e per la prevenzione dei casi di iperomocisteinemia, ovvero un’elevata concentrazione di omocisteina nel sangue.

Questo significa, come ricordato anche dal Dottor Sandro Zucca nel video, che l’assunzione di acido folico è in grado di ridurre del 40-50% la probabilità che il bambino sviluppi la spina bifida, ovvero una lesione della colonna vertebrale. Questa vitamina è quindi un fondamentale alleato per evitare che il proprio bambino sviluppi dei difetti congeniti, specialmente quelli a carico del tubo neuralerappresentati precipuamente da spina bifida, anencefalia ed encefalocele, gravi quadri patologici che si creano durante lo sviluppo embrionario, per alterazioni della chiusura del tubo neurale”.

Fino a qualche anno fa solo il 30% delle donne assumevano volontariamente acido folico durante la gravidanza, un po’ poco se, stando a quanto riferito dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, ogni anno in Europa 5000 feti, di cui 200 solo in Italia, sono affetti da questa condizione. Inoltre l’assunzione di questa vitamina ha effetti positivi sullo sviluppo cognitivo del bambino e per prevenire un parto pretermine.

Solitamente l’acido folico viene assunto dal momento in cui si scopre che il test di gravidanza ha avuto un esito positivo, ma l’indicazione sarebbe quella di assumerlo già da tre mesi prima del concepimento e poi per tutto il corso della gravidanza. Questo per permettere che l’ovulazione avvenga in un clima abbondante di acido folico.

Ciò è possibile, ovviamente, nei casi in cui la gravidanza è programmata e la si sta cercando volutamente; nei casi in cui questo non è possibile o non avviene la raccomandazione è di iniziare ad assumere questa vitamina quanto prima.

Gli alimenti ricchi di acido folico

Perché ricorrere all’acido folico? Non si potrebbe ovviare con un’alimentazione adeguata? In realtà, come già detto, l’acido folico è la forma ossidata, la forma di sintesi, della vitamina; la forma naturale presente negli alimenti è invece chiamata folato. La distinzione non è meramente accademica, in quanto i folati sono vitamine idrosolubili e, quindi, vengono parzialmente o totalmente distrutti quando entrano a contatto con l’aria, la luce, l’acidità e il calore.

Gli alimenti più ricchi di folati sono:

  • gli spinaci;
  • la lattuga;
  • i broccoli;
  • gli asparagi;
  • i piselli;
  • i fagioli;
  • la frutta, sia quella fresca, fragole, arance e kiwi su tutte, che quella secca (specialmente noci e mandorle).

Anche uova, alcuni formaggi e particolari cibi di origine animale hanno elevati contenuti di folati, ma resta sempre il problema che molte di queste vengono perse durante la conservazione, la preparazione e la cottura degli alimenti, rendendo di fatto la loro assunzione molto limitata. Ed è per questo che si ricorre all’acido folico nelle donne in gravidanza.

Quanto acido folico assumere?

L’Istituto Superiore di Sanità ricorda come mediamente l’assunzione raccomandata sia di 0,4 mg al giorno di acido folico ma che in gravidanza (e in previsione della stessa) cambiano le quantità indicate. Il cambiamento è dovuto all’aumento del fabbisogno giornaliero che le donne hanno durante la gravidanza ma anche dopo, nella fase dell’allattamento. Per questo le indicazioni sono di assumere:

  • 6 mg al giorno durante la gravidanza;
  • 5 mg al giorno durante l’allattamento.

Durante la gravidanza il bambino attinge i suoi nutrienti dalle risorse materne, mentre durante l’allattamento l’uscita del latte provoca una piccola perdita che è importante reintegrare.

In alcuni casi, ma sempre esclusivamente dietro indicazione medica, può essere necessario aumentare, specialmente nel primo trimestre, la dose quotidiana di acido folico. È il caso delle donne che sono nate (o il loro padre biologico lo ha avuto) con un difetto del tubo neurale o hanno avuto una precedente gravidanza con il feto affetto da questa condizione, ma anche quelle che hanno il diabete o che assumono farmaci antiepilettici o contro l’HIV.

È utile ricordare come l’acido folico sia l’unica vitamina erogata dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Acido folico: effetti collaterali e controindicazioni

L’assunzione di acido folico in gravidanza è, come abbiamo visto, fondamentale ma, come spesso capita, deve essere regolare e mai esagerata. Questo perché un abuso nell’assunzione può provocare degli effetti collaterali. Il principale è quello di determinare un aumento delle probabilità che il bambino sviluppi un disturbo dello spettro autistico.

Per la mamma, come riportato nella descrizione delle caratteristiche di questo medicinale, le controindicazioni possono essere quelle legate all’ipersensibilità al principio attivo o anemia. Molto raramente possono avvenire reazioni allergiche, nausea, anoressia, flatulenza o distensione addominale.

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