
Non siamo solo le "mamme di"
È un rischio concreto, a cui siamo tutte esposte: farci assorbire dalla maternità fino a ...
A volte, quando si diventa mamme finisce col sentirsi sole (o diverse, o inadeguate e strane). Eppure la solitudine delle mamme può essere vinta.
Non è facile, diventare mamme. È bellissimo ed emozionante, ma è anche difficile, nonostante la retorica della maternità come gioia assoluta, come senso della vita, come tripudio di appagamento e felicità.
È contraddittorio, diventare mamme, perché se da una parte sai che non sarai mai più sola in vita tua – come consapevolezza, come senso di responsabilità e di appartenenza – dall’altro può capitare che sola ti ci ritrovi, con sofferenza e disagio. E confessarlo sembra quasi un’eresia.
Perché quando diventi mamma c’è chi non ti guarda nemmeno e chi ti guarda fin troppo. Chi viene a trovarti e nemmeno ti saluta, perché tutto quello che conta, all’improvviso, è il tuo bambino (sta anche in questo, la solitudine delle mamme: nel passare dall’essere il centro di attenzioni continue, e a tratti eccessive, al ritrovarsi a un tratto “invisibili” o quasi).
È un rischio concreto, a cui siamo tutte esposte: farci assorbire dalla maternità fino a ...
Il tuo bambino che magari viene svegliato maldestramente dall’ospite sgraziato, oppure ti viene strappato dalle braccia senza riguardo per il tuo amore materno appena sbocciato, così acerbo e così cauto, così delicato, così assoluto.
C’è chi ti guarda ma non ti vede nemmeno. Ti parla di tuo figlio, ti chiede di lui, ti fa notare a chi somiglia, lo confronta con i figli degli altri. Ma a te non domanda come ti senti, cosa provi, se sei più felice o più stanca, se sei spaventata o hai bisogno di qualcosa.
È subdola, la solitudine delle mamme. Perché c’è chi invece ti guarda eccome, ma solo per notare sei ancora gonfia, che hai tracce di latte rancido sulla maglia, che i tuoi capelli avrebbero bisogno di uno shampoo o di una tinta. Che hai la faccia stanca e le occhiaie pronunciate.
C’è, ancora, chi di domande di cui inondarti ne ha in abbondanza, ma a volte sono irriguardose o indiscrete. Giudicanti, morbose. Ti viene chiesto se allatti, come e quanto. Dove dorme tuo figlio e per quante ore consecutive, se prende il ciuccio, quanto pesa e se va bene di corpo.
Come se tutto dipendesse da te. Come se la maternità fosse un continuo e insuperabile test, in cui ogni risposta è quella sbagliata e ogni responsabilità, alla fine, è della madre.
E poi, soprattutto, c’è chi non fa che ripeterti quanto sia straordinario e illuminante diventare madre, quanto i figli portino gioia e pienezza alla vita di una donna.
E allora tu, che di certo ami tuo figlio con tutto il cuore, ma non sempre ti senti al settimo cielo; tu che a volte ti senti fragile e inadeguata e stanchissima per le notti senza sonno e i giorni senza tempo, finisci col credere di essere la sola a provare sentimenti così controversi. Mamma e sola. Sola come una mamma.
Ma c’è un rimedio infallibile, per fortuna, alla solitudine delle mamme. Un rimedio semplice e a disposizione di tutte, che non costa niente e richiede solo un pizzico di coraggio e di autenticità. E il rimedio di solito sono altre mamme, a cominciare magari dalla tua. E poi sorelle, amiche, compagne di una vita o appena incontrate lungo il cammino.
Altre donne a cui basta parlare a cuore aperto per scoprire che, dietro la retorica della perfezione e della felicità immacolata, tutte attraversano momenti di sconforto, di esaurimento, di paura.
Il post sulla maternità pubblicato da una mamma norvegese ha raccolto in poco tempo commenti ...
Che tutte, presto o tardi si sentono giudicate, limitate, non all’altezza del compito a cui sono chiamate. Che tutte, ogni tanto, si sentono sole. Ma la verità, come l’amore, di solito è più forte della solitudine. Anche di quella delle mamme.
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