8000 di fattura emessa nei confronti dello Stato: è il “compenso” che un gruppo di mamme tedesche ha chiesto al governo federale per il lavoro svolto durante il lockdown, da cui la Germania non è stata ovviamente immune.

L’idea è partita dalla signora Karin Hartmann, dalla Sassonia, madre di tre figli e impegnata a tempo pieno anche durante la quarantena con il suo lavoro di architetto, portato avanti in smart working. Karin ha riflettuto a lungo su quanto lavoro avesse dovuto svolgere durante la reclusione forzata in casa, seguendo anche i figli con le lezioni online e i compiti e dovendosi occupare anche della casa, e ha quindi deciso di organizzare una vera e propria class action coinvolgendo altre mamme lavoratrici, che hanno emesso fattura nei confronti del governo di Berlino.

Il motivo: a causa del Coronavirus, e di conseguenza del periodo di quarantena, hanno dovuto letteralmente supplire alla chiusura delle scuole, un servizio momentaneamente sospeso, e di cui pertanto non hanno potuto usufruire, ma che loro hanno pagato con le loro tasse.  Da qui l’idea di portare avanti una campagna su scala nazionale per puntare i riflettori sul peso economica del lavoro svolto dalle mamme fra le mura domestiche.

Finora la loro idea sta riscuotendo un discreto successo, dato che anche sui social il dibattito è più che mai aperto e per l’occasione è stato creato anche un hashtag, #CoronaElternRechnenAb, che significa più o meno “I conti dei genitori per il coronvirus”. Karin e le altre hanno motivato la scelta di organizzare una class action spiegando che quello svolto durante la quarantena è stato un lavoro supplementare non retribuito che, per molte, ha sottratto anche tempo alla loro professione primaria, e da qui la decisione di emettere una fattura per le ore passate a “reinventarsi” insegnanti per i propri figli.

Il loro calcolo ha stabilito che ogni mamma abbia lavorato come insegnante, infermiera, cuoca, governante, per una cifra che si aggira sugli 8 mila euro; e pazienza se, almeno fino al momento, nessuna cifra sia stata ancora erogata, e anzi diverse associazioni, politici e intellettuali conservatori si siano dimostrati critici verso l’iniziativa; diverse blogger tedesche piuttosto note come Rona Duwe, Sonja Lehnert e Patricia Cammarata si sono unite alla campagna, e sicuramente l’idea di queste mamme farà molto rumore anche fuori dai confini teutonici.

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