È morto a 15 anni Enzo, figlio di Julio Sergio Bertagnoli. Cos'è il medulloblastoma

Il ragazzo lottava contro un tumore cerebrale dal 2020. Il gesto del padre, ex portiere della Roma, aveva commosso il web solo poche settimane fa.

Addio a Enzo Bertagnoli, il figlio di Julio Sergio

Una notizia che spezza il cuore del mondo del calcio — e non solo. Enzo Bertagnoli, 15 anni, figlio dell’ex portiere giallorosso Julio Sergio, è morto dopo una lunga battaglia contro un tumore cerebrale diagnosticato nel 2020. Lo ha annunciato lo stesso Julio Sergio con un messaggio sui suoi profili social, condividendo il dolore di un padre che ha combattuto accanto al figlio fino all’ultimo istante.

Negli ultimi mesi, la situazione clinica di Enzo si era aggravata: era in coma farmacologico da tempo, e le sue condizioni erano definite irreversibili.

Si erano rasati i capelli insieme

Solo poche settimane fa, il gesto di Julio Sergio aveva fatto il giro del web: si era rasato a zero i capelli per stare vicino al figlio, sottoposto alla chemioterapia. Un gesto di amore e solidarietà profonda, che aveva commosso tifosi e non tifosi, mostrando ancora una volta la potenza silenziosa dell’amore genitoriale.

Il cordoglio della Roma e del mondo sportivo

La AS Roma, club con cui Julio Sergio ha giocato dal 2006 al 2011 e poi nella stagione 2012–2013, ha espresso il proprio dolore con un messaggio su X (ex Twitter):

“Julio, siamo al tuo fianco in questo momento di dolore inimmaginabile. Tutta l’AS Roma è con la tua famiglia, tutti i romanisti vi abbracciano.”

Anche Francesco Totti ha voluto dedicare un pensiero alla famiglia Bertagnoli, scrivendo su Instagram: “Ciao Enzo, Rip”. Messaggi di affetto sono arrivati da tutto il mondo del calcio e da tanti utenti che avevano seguito, in silenzio e con rispetto, la battaglia di Enzo.

Cos’è il medulloblastoma, il tumore cerebrale che ha colpito Enzo Bertagnoli

Il tumore che ha colpito Enzo si chiama medulloblastoma, una forma rara e particolarmente aggressiva di tumore cerebrale che colpisce il cervelletto, area del cervello che regola equilibrio e coordinazione. Si tratta di uno dei tumori pediatrici più complessi da affrontare, con un percorso fatto di chirurgia, chemioterapia e radioterapia.

Perché il medulloblastoma colpisce soprattutto i bambini

Il medulloblastoma è un tumore maligno del sistema nervoso centrale che si sviluppa prevalentemente in età pediatrica. Ha origine nel cervelletto, l’area del cervello che regola il movimento, la coordinazione e l’equilibrio. È il tumore cerebrale di origine embrionale più comune tra i bambini, con un’incidenza maggiore tra i 3 e i 10 anni, anche se può manifestarsi, più raramente, anche negli adulti.

Si tratta di un tumore altamente aggressivo, capace di crescere rapidamente e di diffondersi attraverso il liquido cerebrospinale, coinvolgendo quindi anche altre aree del sistema nervoso. I sintomi iniziali possono includere mal di testa persistente, nausea e vomito, difficoltà nella coordinazione motoria (atassia) e, in alcuni casi, disturbi della vista.

Il trattamento del medulloblastoma è complesso e spesso richiede un approccio combinato che include chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Nonostante i progressi, il rischio di recidiva rende necessario un monitoraggio costante anche dopo la fine delle terapie.

Le cause del medulloblastoma non sono ancora del tutto note, ma alcune sindromi genetiche rare possono predisporre allo sviluppo di questa malattia. I casi familiari sono molto rari.

Esistono diverse varianti istologiche del medulloblastoma, ciascuna con caratteristiche biologiche e prognosi differenti. Proprio per questo, la ricerca scientifica è in continua evoluzione: si studiano oggi anche organoidi cerebrali — modelli in miniatura del cervello umano coltivati in laboratorio — per simulare il comportamento del tumore e testare nuove strategie terapeutiche con maggiore precisione.

Enzo era stato già operato nel 2023 e, nonostante la giovane età, aveva partecipato come testimonial a una campagna di sensibilizzazione sui tumori infantili sostenuta da figure del mondo del calcio come Totti, Buffon e Cristiano Ronaldo. In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Julio Sergio aveva raccontato il desiderio di rendere pubblica la storia del figlio per dare forza ad altre famiglie nella stessa situazione.

“È molto dura affrontare una malattia come quella che ha colpito Enzo, per lui, per noi genitori, per la sorella. La fede ci aiuta tantissimo.”

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