Questa mamma piange alla laurea dei gemelli (non solo di gioia). Il perché ci riguarda tutte

La crisi di una mamma durante la laurea dei suoi gemelli è diventata virale su TikTok. Ma dietro le lacrime c’è molto di più: c’è l’impossibilità di essere ovunque, sempre, e la pressione silenziosa che pesa ancora tutta sulle donne.

Quando non puoi sdoppiarti: il peso silenzioso delle madri

C’è un momento nel video diventato virale su TikTok in cui Julie Fohrman, madre di due gemelli, crolla in lacrime davanti allo schermo del suo telefono. Sta assistendo alla laurea della figlia Emma, via FaceTime, mentre l’altro gemello, Noah, si laurea a oltre 1.600 chilometri di distanza, in un’altra università. L’ex marito, presente alla cerimonia con Emma, sorride. Lei piange. E milioni di persone, guardando quella scena, hanno capito esattamente cosa stava succedendo.

Come racconta Mother.ly, quelle lacrime non sono solo commozione. Sono la manifestazione di una frustrazione profonda, una fatica invisibile che tutte le madri conoscono: l’impossibilità di essere ovunque, per tutti, sempre.

Il carico mentale ha un volto (e spesso è femminile)

Organizzare visite universitarie, spedire pacchi di cura, ricordarsi delle lauree, delle cene, delle esigenze alimentari di ogni cugino… È il tipo di lavoro che raramente viene riconosciuto come tale. Si chiama carico mentale o cognitive labor, ed è composto da tutto ciò che non si vede ma si sente: la pianificazione, la gestione emotiva, la memoria collettiva della famiglia.

Secondo le ricerche dell’Università di Melbourne, questo tipo di lavoro è pervasivo e continuo. Non ha orari, né ferie. E anche nei Paesi dove esistono politiche a sostegno della genitorialità, come dimostra uno studio comparativo su Italia, Germania e Svezia, il senso di colpa materno resta comunque universale.

La colpa che si insinua in ogni scelta

Non si tratta solo di logistica. Come spiega la psicologa Niro Feliciano, il senso di colpa materno nasce dal non riuscire a soddisfare le aspettative che le stesse madri si impongono: “Mi sento in colpa perché non riesco a conciliare carriera e famiglia, e vedo altre che ci riescono”, le ha confessato una paziente.

Il problema, però, non sono le altre. Il problema è un modello culturale che misura il valore di una madre sulla sua capacità di presenza e onnipotenza.

La verità più rivoluzionaria? Ammettere i propri limiti

Il video di Julie Fohrman ci commuove perché è sincero. Ma soprattutto perché mette a nudo la grande menzogna dell’essere “madre perfetta”: che si possa fare tutto, per tutti, senza mai mancare.

Invece, forse il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli è proprio questo: mostrarci umane. Far vedere che anche noi a volte dobbiamo scegliere, rinunciare, piangere. Insegnare che l’amore non sta nella presenza continua, ma nella cura che resiste anche quando siamo lontane.

Come conclude Mother.ly, “forse è proprio questo che i nostri figli hanno bisogno di vedere: che l’amore non si misura dalle presenze segnate in agenda, ma dalle lacrime che versiamo quando non possiamo esserci, e dalla grazia che impariamo a concederci.” E non potremmo essere più d’accordo.

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