3 milioni le donne con diagnosi confermata più tutte quelle che non riescono a completare un iter diagnostico spesso difficile e caratterizzato da enormi ripercussioni psicologiche: l’endometriosi è una condizione cronica tipica delle donne in età riproduttiva (interessa il 10-15% delle donne in età fertile e il 30-35% delle donne con difficoltà a concepire con un picco tra quelle tra i 25 e i 35 anni)

Quando si parla di endometriosi si fa riferimento a quella malattia ginecologica cronica per la quale la mucosa che riveste la parete interna dell’utero (l’endometrio, appunto) si sviluppa al di fuori di esso. Normalmente l’endometrio si sfalda durante il ciclo mestruale e nell’endometriosi provoca un’infiammazione dei tessuti e la formazione di aderenze e di un tessuto cicatriziale che può influenzare la fertilità femminile.

Lo sviluppo del tessuto endometriale può avvenire in diverse sedi dell’organismo femminile: la cavità addominale e le ovaie, ma anche la vescica (e si parla di endometriosi vescicale), gli ureteri e lo spazio tra la vagina e l’ultimo tratto dell’intestino (e si parla di endometriosi intestinale).

Cos’è l’endometriosi intestinale?

Come anticipato l’endometriosi intestinale è quella condizione per cui il tessuto dell’endometrio si sviluppa nella zona dell’intestino.

L’endometriosi intestinale può essere superficiale o profonda. Nella forma superficiale l’endometrio si sviluppa sulla superficie dell’intestino, mentre in quella profonda attraversa la parete intestinale. L’endometriosi che interessa l’intestino solitamente appare come dei piccoli impianti sierosi su segmenti dell’intestino, generalmente quelli nella zona della pelvi e in prossimità degli organi genitali.

Il più delle volte l’endometriosi intestinale si manifesta come un’unica massa di tessuto (lesione) con un diametro superiore a 1 centimetro. Queste lesioni crescono lentamente ma non è raro che si riducano.

Endometriosi intestinale: sintomi e diagnosi

Diagnosi-endometriosi-intestinale
Fonte: iStock

L’endometriosi intestinale può manifestarsi anche in forma asintomatica, ma il più delle volte è accompagnata da stitichezza, diarrea, dolore durante le mestruazioni (dismenorrea), dolore durante la penetrazione vaginale (dispareunia) e infertilità. Il principale sintomo dell’endometriosi è il dolore e nella forma che colpisce l’intestino esso si manifesta sia durante i movimenti intestinali che durante i rapporti sessuali. Il più delle volte questi sintomi aumentano e peggiorano in prossimità e subito dopo il ciclo mestruale.

La gravità dei sintomi dipende principalmente dalla dimensione del nodulo, dalla sua localizzazione e dalla profondità con cui è inserito nella parete intestinale. Laddove la parete intestinale fosse coinvolta in maniera estesa e profonda c’è il rischio che si possano avere sanguinamenti. In questi casi è opportuno effettuare una diagnosi accurata che escluda una neoplasia o un altro processo infiammatorio a carico dell’intestino.

Nelle donne in gravidanza l’endometriosi intestinale è associata a un maggior rischio di aumento della pressione sanguigna, parto pretermine, ricorso al taglio cesareo, al distacco della placenta, alla placenta previa, a un’isterectomia postpartum e altre complicazioni legate alla gestazione.

Non esistono linee guida condivise sulla valutazione di pazienti con endometriosi intestinale e la diagnosi migliore è quella che prevede l’ispezione visiva tramite laparoscopia. A fronte di una diagnosi tempestiva si riescono a ottenere i migliori risultati in termini di salute.

Nel caso di una sospetta endometriosi intestinale la diagnosi inizia dall’anamnesi della paziente e dai sintomi ginecologici che, specialmente nelle donne in età fertile, vengono riferiti. Il medico può poi valutare il ricorso all’ecografia transvaginale o transrettale o una risonanza magnetica grazie alle quali avere una panoramica dettagliata delle zone esaminate con lo scopo di valutare la diffusione, le caratteristiche e la gravità dell’anomalo sviluppo del tessuto endometriale.

Le cause dell’endometriosi intestinale

Non sono ancora stati chiariti i processi che causano l’endometriosi intestinale. Sono stati accertati diversi fattori che possono contribuire allo sviluppo di una condizione di questo tipo. Tra questi rientrano l’aumento dei livelli di estrogeni, una predisposizione genetica o un’infiammazione.

Sono considerati fattori di rischio anche la comparsa delle mestruazioni prima degli 11 anni o disturbi del ciclo mestruale come la durata per più di una settimana o le mestruazioni che sono tra loro ravvicinate. Alcuni studi suggeriscono anche come lo stile di vita, l’abuso di alcol o lo scarso esercizio fisico possano, così come il contatto con alcuni inquinanti ambientali, contribuire allo sviluppo dell’endometriosi.

L’endometriosi è una patologia che interessa maggiormente le donne che non hanno avuto una gravidanza, in quanto la gestazione riduce o annulla del tutto i fattori che contribuiscono all’insorgenza e alla diffusione della malattia.

Il trattamento dell’endometriosi intestinale

A oggi non esiste una cura risolutiva dell’endometriosi, motivo per cui il fenomeno va gestito contestualizzando le scelte terapeutiche alla situazione e alle scelte della singola paziente. Il trattamento dell’endometriosi intestinale può essere di tipo medico-farmacologico o chirurgico. Nel primo caso si prevede un trattamento ormonale che regoli i livelli di estrogeni in modo tale da ridurre la gravità dei sintomi. Parallelamente può essere prevista l’assunzione di farmaci antidolorifici.

Il trattamento medico riduce il fastidio provocato dai sintomi, ma le lesioni difficilmente si risolvono in questo modo. Inoltre dopo la sospensione della terapia medica c’è un’alta probabilità di ricaduta e un trattamento prolungato può avere effetti collaterali sulla ricerca di un concepimento.

Anche per questo motivo il trattamento più indicato è quasi sempre quello dell’asportazione chirurgica (escissione) delle lesioni sierose e resezione della parte di intestino coinvolta. Il tipo di trattamento e le modalità di svolgimento vengono valutate da donna a donna in base all’età, alla gravità dei sintomi, alle caratteristiche dell’endometriosi intestinale e dal desiderio di ricercare o meno una gravidanza. Questo perché, sebbene determini effetti migliori, il trattamento chirurgico è associato a un maggior rischio di recidive e a un maggior numero di complicazioni.

Numerosi studi pongono inoltre l’attenzione sulle conseguenze psicologiche e sulla qualità della vita delle donne affette da endometriosi intestinale. Questa condizione, infatti, provoca ansia, depressione e ripercussioni sulla sfera intima, sessuale e quindi relazionale, provocando danni anche a lungo termine considerando che l’endometriosi non è curabile in modo definitivo e richiede un trattamento costante e continuo.

Per quel che riguarda il rapporto tra endometriosi intestinale e fertilità non ci sono evidenze scientifiche che spieghino una correlazione diretta. Le possibilità di avere una gravidanza sono minori in quanto lo stato infiammatorio tende in certi casi ad allontanare l’ovaio dall’estremità della tuba rendendo più difficile il passaggio dell’ovocita nella tuba durante l’ovulazione.

Endometriosi intestinale e dieta

Un aspetto fondamentale da considerare nella endometriosi, e in modo particolare in quella intestinale, è l’influenza dell’alimentazione. I cibi possono ridurre significativamente i sintomi dell’endometriosi. Questo è possibile mantenendo un transito intestinale il più regolare possibile. Una dieta adeguata a questo scopo è quella che prevede l’assunzione regolare di frutta, verdura, legumi e cereali integrali prestando attenzione alla quantità di fibre assunte. Ci sono anche diversi grassi utili a contrastare l’infiammazione: quelli presenti nei pesci (salmone, tonno e sardine), quelli negli oli vegetali (olio di semi di lino), nelle noci, nel burro di arachidi e nell’avocado.

Anche le verdure a foglia (lattuga, cavolo, spinaci e rucola) così come la cioccolata fondente purché assunta in piccole quantità si rivelano utili a contrastare l’infiammazione dell’endometriosi intestinale in quanto sono ricchi di magnesio. Per avere il giusto apporto di magnesio, invece, sono ottimi le carni di pollo e di tacchino, la carne rossa (con pochi grassi e non più di due volte a settimana) e i crostacei (aragoste, granchi e ostriche). Sono invece da evitare le bevande alcoliche, quelle a base di caffeina, le carni grasse e gli alimenti ricchi di grassi saturi e zuccheri aggiunti e le bevande zuccherate.

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