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Circa 8 donne su 10 sperimentano una sensazione di tristezza senza causa apparente pochi giorni dopo aver messo al mondo un figlio: si chiama "baby blues", in genere scompare da solo in un paio di settimane e va distinto dalla depressione post partum.
Tra gli ormoni ancora in subbuglio, la fatica del travaglio e del parto e il cambiamento radicale dato dall’arrivo di un neonato può succedere di provare un senso di tristezza apparentemente “inspiegabile”.
Nelle forme più lievi tale tristezza è nota con il nome di baby blues o maternity blues: la sperimentano in media 8 mamme su 10, compare subito dopo il parto e se ne va pochi giorni dopo la nascita del bambino.
Quando la tristezza è accompagnata invece da sintomi più accentuati può trattarsi di una depressione post partum, che colpisce circa il 10-15% delle neomamme. Tra le due condizioni a cui può andare incontro una neomamma la differenza è notevole, anche se i sintomi con cui si presentano possono farle confondere, almeno inizialmente. Vediamo come riconoscerle e come si distinguono.
Il baby blues colpisce, come ricorda il Ministero della Salute, circa il 70-80% delle neomamme:
La depressione post partum (Dpp) va distinta da una reazione piuttosto comune, denominata “baby blues” o “maternity blues” (“blues” significa malinconia), caratterizzata da una indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. La sua insorgenza è dovuta principalmente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto (crollo degli estrogeni e del progesterone) e alla spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto e può verificarsi in oltre il 70% delle madri.
Il baby blues si presenta dunque con instabilità emotiva che può comparire subito dopo il parto o nei giorni immediatamente successivi. I sintomi con cui si manifesta sono insonnia, mancanza di energia o iperattività, pianto, aumento o diminuzione dell’appetito, stanchezza perenne, forte ansia e preoccupazione, tristezza, confusione, perdita di interesse per il neonato, senso di inadeguatezza rispetto al ruolo di mamma, ipersensibilità e irritabilità.
I sintomi non perdurano per l’intera giornata, ma si presentano a intermittenza, in momenti diversi. Tali alterazioni dell’umore scompaiono dopo pochi giorni (due settimane in media) e non necessitano di interventi terapeutici.
Con la comparsa di tali sintomi è di fondamentale importanza tuttavia che la donna possa contare su un adeguato sostegno da parte del proprio compagno e della famiglia.
Anche trovare del tempo per la cura di sé e del proprio benessere può aiutare a ritrovare la serenità: non sentire tutto il “peso” dell’accudimento di un figlio sulle proprie spalle ma poter fare affidamento su persone di fiducia è utile per superare il momento difficile.
La depressione post-partum colpisce invece, sempre secondo i dati del Ministero della salute, circa il 7-12% delle neomamme, ed è una vera e propria patologia depressiva. Appare solitamente a 6-12 settimane dal parto e, a differenza del baby blues, non scompare da sola.
Tra i sintomi della depressione post partum si trovano tristezza e pianto, ansia e in alcuni casi attacchi di panico, senso di colpa, preoccupazione eccessiva, mancanza di energie, perdita di interesse per le normali attività, irritazione, disturbi dell’appetito e del sonno, calo della concentrazione, instabilità emotiva, umore altalenante, pensieri di morte.
Non è detto che i sintomi sopracitati indichino la presenza della depressione post partum, ma la diagnosi va affidata ad un esperto, che può indirizzare la donna verso le azioni migliori per uscire dallo stato depressivo.
Ancora più che nel caso del baby blues è importante fornire supporto alla mamma che sta attraversando una fase depressiva e ancor di più riconoscerla: il 50% delle donne che non sono seguite adeguatamente presentano depressione fino a 6 mesi dal parto e il 25% ne soffre ancora a un anno dopo il parto.
Articolo originale pubblicato il 21 luglio 2019
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