Il suicidio è la principale causa di morte nelle neomamme

Rappresenta fino al 20% dei decessi post-partum. Sebbene possa accadere in qualsiasi momento durante la gravidanza e dopo la nascita del neonato, uno studio ha rilevato che si verifica tendenzialmente dopo 9-12 mesi dal parto.

Starebbero meglio senza di me“, “A nessuno mancherei se non ci fossi“, sono pensieri spaventosi, disperati e paralizzanti. Se ti è capitato di pensare una di queste frasi, o qualcosa di simile, non significa che sei una cattiva madre, anzi. Significa solamente che sei una brava madre che ha dei pensieri spaventosi e necessita l’aiuto e le cure di chi la circonda. Il suicidio materno è un problema di salute pubblica che non riguarda solo il singolo ma l’intera collettività: secondo i dati è la principale causa di morte nelle neomamme.

Le statistiche riportano che il suicidio materno rappresenta fino al 20% dei decessi post-partum. Sebbene possa accadere in qualsiasi momento durante la gravidanza e dopo la nascita del neonato, uno studio ha rilevato che si verifica tendenzialmente dopo 9-12 mesi dal parto.

Il post-partum è, infatti, un periodo particolarmente vulnerabile. I cambiamenti che attraversa una neomamma, sia fisicamente che emotivamente, sono enormi e possono portare a flusso ormonale, privazione del sonno, stress e isolamento. La depressione post-partum e l’ansia post-partum possono presentarsi senza alcun fattore di rischio o anamnesi medica, ma ci sono alcuni fattori che possono maggiormente condurre al suicidio o a pensieri suicidi.

20/20 Mom, un’organizzazione che sostiene la salute mentale materna e ha lanciato la settimana di sensibilizzazione sul suicidio materno – prevista per il 2022 dal 4 al 10 settembre – ha elencato questi fattori di rischio:

  • Soffrire di depressione post-partum e sperimentare la privazione del sonno (comune nel periodo post-partum)
  • Aver avuto precedenti pensieri suicidi e aver già precedentemente tentato il suicidio
  • Aver sofferto di depressione prenatale
  • Aver avuto complicazioni durante la gravidanza
  • Essere vittima di violenze da parte del partner
  • Aver interrotto l’assunzione di un farmaco antidepressivo a causa della gravidanza o dell’allattamento
  • Soffrire di depressione post-partum e, allo stesso tempo, aver subito abusi fisici durante l’infanzia

L’organizzazione ha inoltre consigliato di sottoporsi a uno screening per l’individuazione della depressione post-partum, non solo sei settimane dopo il parto, come consueto, ma anche una volta durante la gravidanza e un’altra nei 12 mesi che seguono il parto.

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