Quando si racconta o si spiega una gravidanza si fa spesso riferimento al sintomo degli sbalzi d’umore, considerandoli come l’innocuo effetto dell’attività ormonale in corso nel corpo della donna. Che sia fisiologico non significa che possa essere sottovalutato, soprattutto considerando come la linea che separa una normale tristezza da una depressione vera e propria, a volte, può essere molto sottile.

L’attenzione sulla depressione è quasi sempre posta solamente sulla depressione post-partum, dimenticando come le condizioni che possono determinarla sono presenti anche prima del parto, durante tutto il corso della gravidanza. Per questo si parla di depressione prenatale, un fenomeno da non sottovalutare e che può provocare serie conseguenze.

Un fenomeno da definire con precisione e attenzione che merita di essere individuato prontamente e gestito opportunamente. Per questo abbiamo intervistato la Dottoressa Valentina Scoppio, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Analista Transazionale, con la quale abbiamo messo in evidenza gli elementi principali per conoscere, riconoscere e trattare la depressione prenatale.

Depressione prenatale: cos’è?

Dottoressa Scoppio, cosa si intende quando si parla di depressione prenatale?

Si sente spesso parlare di depressione post-partum, la depressione più conosciuta legata al periodo successivo alla fine della gravidanza, mentre ancora poco conosciuta e riconosciuta a livello clinico, in quanto non è un disturbo effettivamente riconosciuto, è la depressione prenatale, la depressione che scaturisce durante il periodo della gravidanza.

Questo è legato anche a un motivo culturale perché di solito si pensa che la gravidanza sia un periodo un po’ magico per la donna ed è così che viene proposto dai media e nel pensiero comune. In realtà ogni donna sente di doverlo vivere così anche se poi, in verità, parallelamente al momento di gioia si scatenano anche tanti cambiamenti che portano nella mente nel corpo e nella vita della donna tante modificazioni.

Cosa comportano queste modificazioni?

Ci sono modificazioni ormonali, ma anche mentali, fisiche, sociali e di conseguenza nella donna si attivano anche tante paure, ansie e angosce che in realtà sono del tutto normali. C’è infatti un corpo che cambia per accogliere il bambino che sta arrivando, ci sono paure per il futuro, il senso di identità personale che si trasforma, il rapporto di coppia che si modifica sotto tutti i punti di vista, sia a livello di gestione della relazione sia da un punto di vista sessuale e familiare.

Ci sono poi spesso anche paure legate alla salute del bambino fino ad arrivare alla paura del parto e di soffrire. Per molte mamme, ci sono poi tante frustrazioni legate al cambiamento dello stile di vita, quindi limitazioni sui cibi, dover smettere di fumare, limitare o smettere di bere alcolici e ridimensionare spesso anche l’attività sportiva soprattutto se si svolgeva a livello agonistico.

In più poi ci sono le ansie legate ai controlli medici e agli esami clinici che costantemente devono essere fatti. In ultimo di questi tempi dove la gran parte delle donne lavora, ci sono spesso anche preoccupazioni sul mantenimento del lavoro, su come sarà la gestione del lavoro durante la gravidanza e successivamente anche il periodo del post parto.

Questi cambiamenti sono la realtà quotidiana cui ogni donna deve “fare i conti” durante ogni gravidanza?

Tutti questi vissuti sono frequenti e condivisi da tante donne però spesso vengono taciuti proprio perché si ha paura di sentirsi strane, diverse o giudicate ingrate. Tante volte, infatti, la frase che tante donne incinte si sentono dire è “non volevi tanto questa gravidanza ora perché ti lamenti?”.

Da un insieme di premesse così profondo e complesso quali conseguenze possono manifestarsi?

Tutto questo provoca inevitabilmente un forte stress che attiva proprio un umore fisiologico depresso, fatto di preoccupazioni, ansie e paure che sono indotte, da una parte, dagli ormoni e tutto quello che la gravidanza effettivamente scatena, e in parte anche da tutte queste pressioni.

Se questa è la normalità quando è il caso di preoccuparsi?

Fino a questo punto stiamo ancora parlando di una situazione normale per quanto impegnativa e faticosa. Quando tutti questi sintomi diventano duraturi e persistenti e quando modificano sostanzialmente la vita della futura mamma allora bisogna cominciare a pensare all’ipotesi che ci sia una vera e propria depressione prenatale.

Con tutte le differenze del caso e considerando l’evidente assenza dei cambiamenti ormonali e delle modificazioni fisiche, la depressione prenatale può essere anche un fenomeno maschile che riguarda il padre e il partner della donna incinta?

Sì, assolutamente sì. Sia di ansia paterna sia di depressione paterna, ovviamente non legato all’aspetto ormonale e ai cambiamenti fisici, ma è legato più spesso a paure di riuscire a provvedere alla famiglia che si ingrandisce, piuttosto che al bisogno di essere protettivo per la compagna e per il figlio che sta arrivando, quindi c’è una sorta di rivoluzione interna anche nel papà. Considerate tutte queste rivoluzioni non è da escludere che il periodo della gestazione da molto positivo possa diventare anche un po’ impegnativo da tutti questi punti di vista.

Sono episodi meno frequenti ma comunque da non trascurare.

Meno frequenti non direi, nel senso che l’aspetto ormonale nelle donne influisce veramente tanto e c’è anche da dire che generalmente le donne parlano di più di come si sentono e cosa provano e sono le donne che fanno le visite mediche e quindi è più facile riuscire a capire un disagio vissuto dalla donna; l’uomo, anche culturalmente, è meno portato a condividere questo tipo di preoccupazioni e paure. Gli studi però rivelano che sono in crescita questo tipo di fenomeni anche negli uomini.

Le cause della depressione prenatale

Cosa c’è alla base di una depressione prenatale? Ci sono delle cause comuni che possono favorire lo sviluppo di una condizione di questo tipo?

Ci sono dei fattori che sono stati studiati che possono predisporre una donna a sviluppare una depressione e nello specifico una depressione prenatale. Tra questi, innanzitutto, avere una familiarità per i disturbi dell’umore con qualcuno in famiglia che ha già sperimentato fenomeni di depressione o aver sofferto in prima persona in passato sia di disturbi ansiosi che depressivi. C’è poi una sorta di vulnerabilità ormonale che nel periodo della gravidanza può risultare un fattore di rischio.

Nei casi in cui la gravidanza non è desiderata o se ci sono stati episodi di aborti questo è ancora più significativo. Ci sono poi tutte le cause familiari e sociali: un inadeguato supporto psicosociale da parte dell’ambiente che circonda la futura mamma, se ci sono situazioni economiche problematiche, se la storia familiare e affettiva della donna è stata problematica o attualmente difficile e se ci sono delle difficoltà relazionali e comunicative con il partner. Spesso queste donne sperimentano una profonda solitudine e poco supporto e se c’è in più anche un abuso di alcol o di sostanze il complesso delle cause diventa ampio.

I sintomi della depressione prenatale

Dottoressa Scoppio, come si manifesta una depressione prenatale?

Per quel che riguarda i sintomi c’è da immaginare un po’ il malessere e la tristezza vissuti da una donna in gravidanza come su un lungo continuum che va dalla normalità alla patologia. I sintomi vanno considerati fisiologici e vissuti più o meno in tutte le gravidanze e per questo non è semplice distinguerli da un vero stato depressivo.

Non è quindi il provare tristezza o paura in sé un motivo di timore che questo possa rappresentare il preludio a uno stato depressivo.

È la loro durata e l’intensità con cui si presentano che possono trasformare il vissuto normale in una patologia vera e propria.

Quali sono i sintomi caratteristici che possono far sospettare la presenza di uno stato depressivo?

I sintomi sono: umore triste, depresso e irritabile per la maggior parte del tempo durante la giornata, pianti frequenti, sensazione di isolamento e senso di colpa per non riuscire a godere fino in fondo la felicità della gravidanza. Spesso c’è mancanza di energia, che va oltre la normale stanchezza fisica, una perdita di interesse o di piacere per tutte le attività comuni che invece prima della gravidanza erano gradite, difficoltà di attenzione e concentrazione, disturbi dell’appetito che vanno dall’inappetenza (non dovuta alle nausee) al bisogno di mangiare più del necessario.

Lo stesso vale anche per i disturbi del sonno che vanno da un’insonnia persistente al bisogno di dormire moltissimo molto più di quanto in realtà il fisico e la mente non richiedano. Un punto centrale è poi quello della sensazione di inadeguatezza che la futura mamma vive caratterizzato dalla mancanza di fiducia in se stessa, mancanza di fiducia nella sua capacità di portare avanti la gravidanza e il futuro progetto di maternità e tanti pensieri negativi e angoscianti vissuti con profonda ansia fino ad arrivare nei casi più gravi anche a pensieri ricorrenti di morte e anche idee suicidarie.

Questo complesso di sintomi psico-fisici, se consideriamo il binomio mente-corpo, ha effetti sul corso biologico della gravidanza?

Può avere degli effetti quando i sintomi sono particolarmente presenti. Una mamma che non dorme quasi per niente durante la notte a livello fisico inizierà a risentirne così come se comincia a non mangiare più ovviamente assumerà meno calorie di quelle necessarie per lo sviluppo del bambino e quindi potrebbero crearsi dei problemi per lo sviluppo fetale. Per questo è importante prestare attenzione anche ai sintomi leggeri che, per quanto possono essere normali e legati alla gravidanza, alcune volte sono aspetti di depressione mascherati.

Depressione prenatale: come si cura?

Qual è l’approccio da seguire in caso di depressione prenatale?

Innanzitutto va detto che la mamma e chi la circonda, quindi il partner e la famiglia, devono essere tutti informati su cos’è la gravidanza e che cosa succede a livello fisico e a livello mentale in una donna incinta. Già questo concettualmente aiuta a capire quali vissuti sono normali, per quanto difficili da gestire, e quando invece cominciare a preoccuparsi e, quindi, chiedere aiuto. Questi sintomi, se sono compresi tempestivamente, fanno sì che la persona possa imparare a gestirli e anche a risolverli riducendo anche la possibilità di sviluppare in seguito al parto la depressione post-partum, quindi anche come discorso preventivo.

Cosa suggerirebbe a una donna che teme di cadere in depressione o che già sta vivendo uno stato emotivo di questo tipo?

Se la futura mamma ha dei dubbi o delle incertezze su quello che sta vivendo potrebbero essere utili dei colloqui di psicoeducazione. Non è psicoterapia, ma sono proprio dei colloqui fatti dallo psicologo per informare la futura mamma su quello che sta vivendo, su quali sono le ripercussioni che la gravidanza può avere su tutti gli aspetti della sua vita e quindi spiegare anche la parte emotiva e le dinamiche che ci possono essere con il partner.

In cosa consiste il trattamento della depressione prenatale?

Nel caso in cui ci fossero sintomi e ce ne fossero diversi o la mamma avesse avuto già esperienze di depressione è importante fare dei colloqui di sostegno psicologico o una vera e propria psicoterapia. Questo potrebbe aiutare a comprendere meglio i vissuti più profondi legati al disagio. Quindi non solo l’informazione, ma un lavoro più profondo sulla persona a rivalutare la propria esperienza come figlie perché una donna incinta tenderà a rivivere il suo vissuto da figlia e come la mamma si era presa cura di lei e a fare paragoni o a rivivere dei ricordi del passato.

In alcuni casi sono anche piacevoli e positivi, mentre in altre situazioni meno felici perché quello materno potrebbe essere un modello negativo e la paura della donna incinta è quella di ripetere gli errori che a sua volta ha vissuto come figlia. In questi casi è importante lavorare con una psicoterapia anche per ridurre l’impatto dei sintomi depressivi e poterli gestire nel modo più efficace.

Quando è il caso, invece, di ricorrere all’uso degli antidepressivi in gravidanza?

Nei casi di depressione più seri nei quali i sintomi sono più massicci e prolungati nel tempo potrebbe essere utile anche, affiancato alla psicoterapia, il supporto farmacologico. È vero che in gravidanza i farmaci sono un po’ controversi, ma un bravo psichiatra saprà dosare bene i giusti farmaci affinché la mamma senta il carico mentale alleggerirsi e le possa restituire le energie per il tempo che serve.

Che consigli possiamo dare alle donne in gravidanza che stanno vivendo una fase di forte stress?

In generale le tecniche di rilassamento, il training autogeno, gli esercizi sulla respirazione, lo yoga sono utili anche nel caso di leggeri momenti di umore depresso.

Molte donne si rimproverano di non vivere serenamente la gravidanza e, come ha già sottolineato anche lei, di non esserne grate; come rispondere a questi timori?

Pensare che una mamma durante la gravidanza possa fare dei pensieri un po’ strani o possa vivere delle emozioni negative non sono pensieri cattivi ma sono anche pensieri legati a questo momento di forte stravolgimento, e quindi piuttosto che chiudersi e sentirsi delle future mamme cattive è importante che chiedano aiuto. Nei casi più gravi la mamma potrebbe non essere in grado di farlo perché la depressione potrebbe essere molto forte, e a quel punto sia il partner che i familiari dovranno essere attenti a notare i cambiamenti così forti ed essere loro a chiedere aiuto per la mamma.

A quel punto parlare con un terapeuta potrà facilitare la gestione di tutte le paure e a normalizzare le emozioni contrastanti che ci sono tra la grande gioia di avere una gravidanza e la paura e l’ansia di viverla. Le future mamme in fondo non devono dimenticare di essere prima di tutto delle donne e quindi se saranno delle donne serene e appagate vivranno anche l’esperienza della maternità con la stessa serenità e con la stessa gioia che un momento come questa merita.

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