La gravidanza è un momento di cambiamento e incertezza. Si cerca di pianificare al meglio la nascita e l’arrivo del bebé, ma non si ha il controllo completo del risultato. Quello che è certo è che una donna su cinque sperimenta ansia e depressione perinatali, mentre una su tre vive il parto in maniera traumatica.

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Il piano parto è sicuramente uno strumento che aiuta le donne a sentirsi meno ansiose e più in controllo della situazione. La psicologa Lauren Keegan, in un articolo del Guardian, suggerisce però di includere in esso, come parte integrante, anche la salute mentale postpartum:

Immagina questo: stai per avere un bambino e tutto ciò che resta da fare è spuntare l’elenco delle “cose da fare”. Borsa da ospedale? C’è. Approvazione del congedo di maternità? C’è. Pasti cucinati in casa nel congelatore? Ci sono.Piano di supporto per la salute mentale? Aspetta, cosa?

Pensare in anticipo alla salute mentale perinatale è fondamentale. Le donne, infatti, sono più vulnerabili alle malattie mentali nel periodo che va dal concepimento a 12 mesi dopo il parto, che in qualsiasi altro momento della loro vita. Come sostiene Keegan, spesso si “incolpano gli ormoni“, ma la malattia mentale perinatale è molto più di un semplice “squilibrio ormonale“.

Un intervento precoce è quindi molto importante perché ansia e depressione prenatale, oltre a colpire le donne, possono influenzare lo sviluppo del feto, mentre quelle postnatali possono influire sulla relazione madre-figlio.

Rendiamo la salute mentale una parte normale della conversazione quando pianifichiamo per un bambino“, conclude quindi la psicologa.

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