Il test di gravidanza non è inclusivo per tutte le donne, ci avete mai pensato?

I testi di gravidanza non sono alla portata di tutte le donne. Bisogna pensare a un nuovo prototipo che tuteli la privacy e l'intimità di quelle donne ipovedenti o non vedenti costrette ad affidare a terze persone la delicatezza di un momento tanto intimo.

Quando nel 1977 fu introdotto per la prima volta, il test di gravidanza domiciliare fu una vera e propria rivoluzione per le donne. È stato a lungo lodato per aver regalato privacy e autonomia alle donne. Ma non è così per tutte quelle donne che ne fanno uso.

La storia, raccontata in un articolo del New York Times parla proprio di questo: dell’esclusione, per alcune donne, di utilizzare in modo corretto i test di gravidanza domiciliare. Il caso di Sarah Clark, è un esempio evidente di come tali test dovrebbero essere ripensasti per persone con disabilità.

Se è vero che fu una rivoluzione quella del test a domicilio è altresì vero che bisogna pensare anche alle donne ipovedenti o non vedenti che, difronte a un test di gravidanza, si sentono impotenti di riconoscere il valore del test, costrette a dover affidarsi a terze persone, amiche, mariti ecc. per conoscerne il risultato con poco rispetto della privacy e dell’intimità di un momento tanto delicato.

Test di Gravidanza, il rispetto per la privacy non è per tutte

Siamo stati abituati a dare per scontato come molti dei prodotti di uso quotidiano siano adatti a tutti; prodotti atti a facilitare la vita delle donne, in modo particolare, come i test di gravidanza. Ma si è così sicuri che questa facilitazione sia alla portata di tutte?

Molto probabilmente, chi non ha problemi di vista, chi non è ipovedente, non ha mai pensato alla difficoltà che questi test hanno sulla comprensione delle donne. Il caso messo in luce dal New York Times ne è la prova: il rispetto per la privacy non sembra essere identico per tutte le donne che effettuano a casa un test di gravidanza. Ne parla Sarah Clark, quando ha saputo di essere incinta.

La sua storia non è singolare ma evidenzia come le case farmaceutiche non hanno preso in considerazione proprio tutte le donne. Sarah Clark (ipovedente) racconta come l’aver saputo di aspettare un bebè sia stata una notizia che poco ha avuto a che vedere con l’intimità e il rispetto per la privacy. Trovatasi in casa con il test di gravidanza, è stata “costretta” a dover chiedere a un’amica il responso del test effettuato.

La frustrazione nel non avere quell’intimità che spetterebbe alle donne in “quel delicato momento” ha smosso la coscienza di Sarah e messo in evidenza una cocente verità:

I test di gravidanza sono una cosa così personale e privata. Mi sentivo come se le informazioni appartenessero a me e non avrei dovuto condividerle con nessun altro se non avessi voluto.

Ma non è solo il caso di Sarah a far discutere, come lei, altre donne non vedenti o parzialmente vedenti, hanno fatto sentire la loro voce sul mal funzionamento dei test di gravidanza per le donne con disabilità visive. Da qui nasce il desiderio e la necessità di ripensare ai test di gravidanza che si fanno a casa.

Come dovrebbero essere ripensati i test di gravidanza

Da queste storie di vita intima nasce la necessità di ripensare a dei test di gravidanza che siano adatti a tutte le donne. Già nel 2015, Cari Room affrontò la tematica scrivendo un articolo pubblicato su The Atlantic:

Fin dall’inizio, le pubblicità per i test di gravidanza a domicilio si sono concentrate meno su come funzionavano e più su ciò che offrivano: privacy, autonomia, conoscenza del proprio corpo.

Il che era, ed è, il caso per la maggior parte, ma certamente non per tutti: le donne non vedenti o ipovedenti devono quasi sempre fare affidamento su altri – partner vedenti, amici, operatori sanitari o estranei – per raccontare loro i loro risultati, che possono sembrare invadenti e scomodi.

È evidente che qualcosa debba essere cambiato nel rispetto della privacy delle donne, di tutte le donne. Se per le donne ipovendenti quando si tratta di test di gravidanza nulla è davvero privato è vero che per arginare questo “disagio” sono nate nel corso del tempo alcune App che facilitano la comprensione e la lettura dei risultati di tali test.

Le App che arginano il problema della privacy per le donne ipovedenti

Nascono le applicazioni per arginare il problema della privacy e per rendere l’esperienza della lettura del risultato del test uguale per ogni donna. Ma davvero queste App aiutano?

Tra quelle più note scopriamo Aira, un servizio in abbonamento che collega le persone con problemi di vista con agenti professionisti per fornire assistenza visiva per varie attività. Tra queste attività si potrebbe includere anche la lettura dei test di gravidanza.

Un’altra app è Be My Eyes, che nel 2019 ha collaborato con Clearblue per mettere in contatto agenti professionisti con donne non vedenti e ipovedenti che utilizzano i prodotti Clearblue.

Alcune donne si sono anche affidate a Seeing AI, una app gratuita ideata per persone con disturbi visivi, ai quali viene fornita la descrizione dell’ambiente circostante grazie al Cloud e all’AI (Intelligenza Artificiale) grazie all’utilizzo della fotocamera del proprio smartphone.

Ma il problema di queste applicazioni è che non riescono ad affrontare il nocciolo della questione: ovvero il design inclusivo.

Test di gravidanza tattile: il nuovo prototipo inclusivo

È stato creato lo scorso ottobre da Josh Wasserman, un designer indipendente, il prototipo di test di gravidanza tattile. Questo appare più grande del tradizionale test e presenta pannelli gialli e rosa brillanti in modo che le donne con problemi di vista possano differenziare la parte superiore da quella inferiore.

Funziona con gli stessi sensori tecnologici del classico test ma, in questo caso trasmette le informazioni attraverso il tocco. Una piccola protuberanza sul lato inferiore del bastoncino conferma che l’urina è stata assorbita dal tampone e una serie separata di protuberanze sul lato superiore del bastoncino si solleva per indicare un risultato positivo.

A svelare che le cose stavano iniziando a cambiare a favore del rispetto della privacy e dell’intimità delle donne è stato il Royal National Institute of Blind People, un ente di beneficenza nel Regno Unito, quando ha dato notizia del nuovo prototipo in arrivo. Anna Tylor, Presidente dell’istituto, ha affermato:

Il design inclusivo è importante, in particolare per il test di gravidanza, perché è una cosa così toccante. Tutto questo si trova all’interno di un’intersezione tra perdita della vista, diritto alla privacy e come giudichiamo le donne.

Conoscere il risultato di un test di gravidanza per prime è un diritto che tutte le donne dovrebbero avere. Se le aziende iniziassero a progettare prima di tutto per la disabilità, l’aiuto sarebbe assolutamente universale per tutte le donne, nessuna esclusa.

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