Belinda è un nome dall’etimologia dubbia, di cui si conoscono con certezza solo le origini germaniche; è composto da due elementi, il secondo dei quali è da ricondurre a lind (o linde, “drago”, “serpente”) o a lindi (o linde, “tenero”, “morbido”), mentre il primo è di più difficile interpretazione. Nel complesso, il nome potrebbe essere una variante dell’alto tedesco antico Betlindis, e quindi il primo elemento sarebbe bad (“guerra”, lo stesso presente in Batilde).

Va inoltre notato, al netto di tutte le disquisizioni etimologiche, che ci sono anche fonti che affermano si tratti di un nome inventato di sana pianta.

Anche se appare in alcune versioni del ciclo carolingio, dove è portato dalla moglie di Orland, “Belinda” non entrò nell’uso comune in inglese fino al XVII secolo, quando venne adoperato in opere letterarie come la Didone ed Enea di Purcell e Il ricciolo rapito di Pope. In questo periodo il nome veniva spesso ricondotto all’italiano “bella” (o al francese belle), alterato con il suffisso -inda, assai popolare all’epoca[2]. Venne ulteriormente diffuso, nel XIX secolo, dal romanzo di Maria Edgeworth Belinda, mentre in italiano, il nome venne successivamente importato per la fama di alcune attrici statunitensi così chiamate.

Il nome non è comunque diffuso nel nostro Paese, tanto che anche nel 2020 sono state meno di cinque le neonate chiamate in questo modo. Parliamo di un nome adespota, in quanto privo di sante o beate che lo portano, e quindi celebrabile il 1° novembre, il giorno di Ognissanti.

 

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