Anonimo

chiede:

Gentile Dottore,
mi chiamo Barbara, abito in provincia di Milano, ho 33 anni e sono al
sesto mese di gravidanza.
Avendo avuto da circa due settimane un aumento della frequenza
con cui vado ad urinare (ogni due o tre ore circa) e, occasionalmente,
un senso di pesantezza al basso ventre, ho effettuato un’urinocoltura
con i seguenti risultati:
“carica batterica 100.000-1.000.000 ufc/ml, batteriuria non significativa,
flora mista” e, soprattutto, “si segnala sviluppo di streptococcus
agalactiae”. La cosa che mi ha lasciato perplessa è che pur con
una carica batterica superiore a 10^5 ufc/ml non mi abbiano effettuato
l’antibiogramma. Ho rieseguito a brevissima distanza di tempo l’urinocoltura
(in una struttura diversa e utilizzando per l’urina il secondo getto e
non
il primo, come nel caso precedente) e il risultato è stato il seguente:
“sviluppo di flora batterica polimicrobica in alta carica, possibile
contaminazione”, senza altre segnalazioni di altro tipo.
Un mio amico medico da me frequentato ai tempi in cui non abitavo a
Milano, oltre a confermarmi i miei dubbi sul valore di soglia di cui prima,
i ha consigliato di effettuare un tampone vaginale e, giustamente, di
sentire la ginecologa da cui sono ora seguita.
La mia ginecologa è stata invece di diverso avviso, non ha ritenuto
necessario effettuare il tampone e mi ha fatto subito iniziare una
terapia antibiotica a base di amplital.
A questo punto i miei dubbi sono i seguenti:
a) ovviamente la innocuità dell’amplital nei confronti del bimbo
e la sua opportunità/utilità, visti i risultati degli esami fatti.
b) se questo streptococcus c’è o non c’è.
b) se secondo lei il tampone sarebbe stato necessario o se e quando
sarà necessario effettuarlo in seguito (al di là del controllo di
routine che si effettua verso la fine della gravidanza).
c) se anche nel caso di esito negativo dei prossimi esami colturali
(qualunque essi siano) devo avvisare l’ospedale presso cui partorirò
della positività della succitata urinocoltura, e se quindi mi devo
comunque attendere una terapia antibiotica pre-parto.
d) se una eventuale “convivenza” con questo streptococco è dannosa
per il feto (infatti la terapia antibiotica potrebbe non debellarlo o avere
delle recidive), e nel caso come sarebbe meglio procedere dal punto
di vista analitico/terapeutico.
Ringraziandovi sentitamente

Gentile signora Barbara, analizzando con cura i suoi dubbi, mi pare in
definitiva che si possano ridurre a due: se la terapia con amplital è dannosa
al feto, è assolutamente non lo è; se era utile il tampone per scovare lo
streptococco in vagina, pratica a questo punto della gravidanza inutile
in quanto la terapia eventuale per il suo debellamento va iniziata il più
possibile vicino al parto. Auguri.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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